30 Gen 2014

Su fragile carta di riso la forza dei cristiani in Giappone

Un accordo tra la Biblioteca Vaticana e il Governo del paese permetterà di studiare i Rotoli di Marega, che narrano la storia di una comunità numerosa, poi perseguitata e infine rinata

Roma. L’accordo fra la Biblioteca vaticana e il Governo giapponese per tradurre e catalogare i Rotoli di Marega «è importantissimo non solo dal punto di vista dei cattolici, ma anche da un punto di vista storico. Sono molto felice di questa decisione. L’anno prossimo celebriamo i 150 anni dalla riemersione dei “cattolici nascosti”. Speriamo che il Papa festeggi con noi questo avvenimento!».  È il commento rilasciato ad AsiaNews dall’ambasciatore nipponico presso la Santa Sede, Teruaki Nagasaki, sulla decisione presa il 28 gennaio scorso.

I “Rotoli di Marega” sono una raccolta di circa 10mila documenti, che descrivono la presenza e la persecuzione della comunità cattolica in Giappone. Coprono un periodo temporale che va dal 17mo al 19mo secolo, e furono portati in Vaticano dal missionario italiano Mario Marega negli anni quaranta. Da allora sono rimasti negli archivi vaticani fino al 2010, quando sono stati ritrovati dal ricercatore Delio Proverbio.

I documenti sono scritti su carta di riso e sono talmente delicati che devono essere toccati solo con guanti speciali. Mons. Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca apostolica vaticana, li ritiene «la più ampia collezione di documenti di questo tipo». L’accordo durerà 6 anni ed è stato stipulato fra la Biblioteca e 4 Istituti storici giapponesi.

Il primo dei testi è datato 1719, e parla dell’arrivo del cristianesimo in Giappone nel 1549, grazie ai missionari gesuiti. Per descrivere quanto si fosse diffusa la fede cristiana nel Paese, in uno dei testi ritrovati si legge che quattro nobili giapponesi si recarono a Roma nel 1585 per assistere all’elezione di papa Sisto V. Ovviamente una larghissima parte dei documenti parla della persecuzione ordinata dallo Shogunato contro la nuova comunità, e descrive nei particolari il martirio dei 26 cristiani di Nagasaki, che portò al bando del cristianesimo nel 1612.

Proprio l’esempio dei cristiani giapponesi è stato da poco ricordato da papa Francesco, che durante l’udienza generale del 15 gennaio ha detto: «La storia della comunità cristiana in Giappone è esemplare. Sentite bene: essa subì una dura persecuzione agli inizi del secolo XVII. Vi furono numerosi martiri, i membri del clero furono espulsi e migliaia di fedeli furono uccisi. In Giappone non c’era più nessun prete, tutti sono stati espulsi. Allora la comunità si ritirò nella clandestinità, conservando la fede e la preghiera nel nascondimento, e quando nasceva un bambino, il papà e la mamma lo battezzavano, perché tutti noi possiamo battezzare. Quando, dopo circa due secoli e mezzo, i missionari ritornarono in Giappone, migliaia di cristiani uscirono allo scoperto e la Chiesa poté rifiorire. Erano sopravvissuti con la grazia del loro battesimo!».

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