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Lavorare: meglio che essere in miniera.- Essere una miniera d’oro.-
La
miniera, simbolo della ricchezza nascosta e della fatica del lavoro,
è parte del nostro immaginario collettivo. Influenzati dalla
letteratura, le diamo un significato quasi poetico, antico; è il
sudore all’origine, quel Rosso Malpelo che abbiamo sullo stomaco dai
tempi del liceo, senza offesa per il Verga.
Il
mestiere del minatore, invece, è tutt’altro che un romanzo. Mentre
noi lo percepiamo lontano dalla nostra vita – le miniere attive in
Italia infatti sono soltanto 60-80 – esso è fonte di sostentamento
per moltissime persone, un guadagno minimo per i singoli, ma che frutta agli stati un
notevole interesse economico.
Chi
ha le materie prime, le deve sfruttare come scambio, e se non ha i
mezzi per farlo, farà accordi con altri stati che avidamente ne
cercheranno il controllo totale.
Cosa
succede se cittadini poveri, ma che vivono su terreni ricchi di
materie prime, si vedono ridotti alla fame dai loro governi?
Cercheranno di sfruttare illegalmente queste risorse.
E’
quello che è accaduto in questi giorni in Sudafrica, a Johannesburg,
nel quartiere di Benoni: dietro uno stadio di cricket è stata
trovata una miniera clandestina, apparentemente inattiva, con un
ingresso bloccato da una grossa lastra di cemento. Dentro, più di
duecento minatori rischiavano di rimanere intrappolati e soffocati
dalla mancanza d’aria nei cunicoli. L’Africa, il continente della
Speranza per eccellenza, spera anche in negativo, scavando con mezzi
di fortuna in vecchie miniere pur di raggranellare qualcosa in più.
La
miniera, di proprietà della compagnia cinese Gold One, è stata
letteralmente presa d’assalto dalle telecamere di tutto il mondo nel
momento in cui sono arrivati i soccorsi dall’agenzia privata E24: grazie all’aiuto di una gru, la lastra è stata
spostata ed i minatori adesso non sono più in pericolo di vita.
Alcuni
minatori sono stati arrestati appena usciti dalla miniera, accusati
di aver scavato illegalmente miniere non abbandonate ma ancora di
proprietà privata. La paura di ricevere lo stesso trattamento spinge
i restanti minatori a non voler uscire dalla miniera, preferendo
questo tipo di prigione “naturale” alla prigione di cemento.
I
minatori irregolari sono una realtà diffusa in Sudafrica: si
introducono in scavi abbandonati che risultano spesso molto
pericolosi, con condizioni precarie, di fortuna. Coloro che tentano
questa impresa complicata sono persone con famiglie da accudire,
persone che dovrebbero avere uno stipendio adeguato e che invece si
riducono a talpe umane pur di sopravvivere alle spese quotidiane.
Fa
riflettere pensare come il lavoro, che dovrebbe nobilitare l’uomo,
eseguito in condizioni illegali, diventi quasi una prigione senza via
d’uscita.
Fa ancora più riflettere pensare che da questa prigione si
preferisce non uscire per fame e miseria, perchè l’alternativa è
andare incontro ad azioni legali compiute dai proprietari della
stessa miniera: in questo caso, il cunicolo appartiene ai cinesi, che
sia pieno d’oro o meno, e non esiste Robin Hood che possa risolvere
questa controversia; i cinesi infatti affermano che i minatori hanno
scavato tunnel sotterranei per lavorare là dentro, e prevedono
sanzioni per questo, affermano loro, furto.
Una miniera forse piena
d’oro, sicuramente piena di persone impotenti, risorse umane che di
fronte a questioni economiche si vedono negare diritti e libertà.
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