25 Feb 2014

Un sms. E ti controllo il prof

In Uganda l'assenteismo dei docenti tocca il 27%: gli studenti monitorano le presenze degli insegnanti con un sms

Roma,
8.40 di mattina.
Siete studenti che attraversano di corsa i corridoi
della scuola, trafelati, sudati ed in estremo ritardo per la prima
interrogazione del mattino. Immaginate, o ricordate, questo momento.

Afferrate
la maniglia, pronti ad entrare in classe con un visino da bambino
paffuto ed innocente, alla carica con un “miscusiperilritardononvolevologiuroècolpadeltrafficononmimettatre”.
Piccolo particolare: il silenzio teso di chi deve essere interrogato
non si sente. Al suo posto, un vociare festoso. Insospettiti ed
incuriositi, entrate in aula. Il docente è assente. A meno che non
abbiate attraversato tutta la capitale per arrivare a scuola in
orario, cosa alquanto improbabile vista l’alta presenza di istituti
scolastici vicino casa in una città grande ma capillare, non potete
che cacciare fuori un urlo di gioia e mettervi a scherzare con tutti
sull’inutile panico con cui è iniziata la mattinata.

Luwero,
a 60 km da Kampala, Uganda, 8.40 di mattina.
Stessa situazione. Dopo
aver affrontato ore di viaggio con le vostre gambe o con mezzi di
fortuna, sfidando clima ed orari che sfiorano il confine tra notte ed
alba, vi sentite sconfitti. Anche i docenti arrivano a scuola nelle
mie condizioni, pensate. Ecco perchè spesso non arrivano proprio.
Cercate di consolarvi sentendovi nella stessa barca, ma è invano. La
verità è che quelle ore di studio perso, che voi pagate con la
fatica di essere puntuali nonostante tutto, e che vengono pagate,
anche se poco e male, agli insegnanti, sono un pugno nello stomaco ed
una sconfitta per il vostro futuro.

In
Uganda,
secondo i dati del rapporto mondiale su educazione e
corruzione 2013, del Transparency International’s Global Corruption
Report On Education, il 27% degli insegnanti è assente dalle
lezioni, il secondo tasso più alto tra ventuno paesi nel mondo. Si
tratta di una delle forme più gravi di corruzione nel settore
dell’istruzione pubblica: il tasso di assenteismo totale, secondo un
altro rapporto dell’associazione Build Africa, nella scuola del
distretto di Kumi, njell’est dell’Uganda, ha ormai raggiunto uno
sconvolgente 62,5%. L’assenteismo dei docenti è dovuto in parte a
malattie, funerali, infrastutture scolastiche povere, problemi di
trasporto, condizioni ambientali, ma anche a ubriachezza e bassa
retribuzione: il loro guadagno ammonta infatti a circa 129 dollari al
mese e spesso non sono pagati regolarmente, costringendo molti a
intraprendere l’agricoltura e altri lavori part-time.

Per
rimediare a questa situazione
, il preside Mosè Kyambadde, della
scuola St Kizito Nattyole, nel quartiere Luwero, ha escogitato un
sistema innovativo per il controllo delle presenze in aula: in
accordo con l’azienda Nokia, ha introdotto nelle aule l’uso di
messaggistica istantanea, gli sms, che gli studenti inviano per
segnalare l’assenza del docente in aula. In questo modo gli
insegnanti, per non passare da assenti abituali, mancano soltanto
quando si verifica un problema serio: inoltre questo sistema
incoraggia gli stessi studenti ad essere presenti in aula, dal
momento che le famiglie vengono informate sulla presenza dei ragazzi
dal preside, attraverso lo stesso strumento.

L’entusiastica
soluzione
proposta da questa scuola sembrerebbe ideale per
sconfiggere l’assenteismo, un esempio modello da riprodurre anche in
altre zone del continente africano, ed è stata accolta con gioia
anche da altre scuole in Uganda. Resta però la perplessità relativa
alla figura della multinazionale finlandese Nokia: è davvero
necessario il supporto di una corporation per risolvere problemi di
tale entità, creando in questo modo un legame fiduciario con essa e
donando all’azienda futuri clienti, oppure è possibile adottare
misure di controllo comunitario più legate agli individui coinvolti?
E’ noto che le industrie considerino l’educazione un business
remunerativo. Le conseguenze di tali scelte non tarderanno a
manifestarsi.

@RitaDalCanto

Redattore sociale

The Guardian

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