25 Feb 2014

Il potere di semplici parole

Artista a 360°, Vincenzo Incenzo ha capito che per comunicare oggi occorre riscoprire la prossimità, l'immediatezza. Così ha fatto in "Romeo e Giulietta, ama e cambia il mondo" prodotto da David Zard.

Vincenzo nasce a Roma da famiglia di musicisti.

Dopo
la laurea al Dams inizia il suo percorso di autore. Ha scritto per Renato
Zero, Lucio Dalla, Antonello Venditti, Sergio Endrigo, Premiata Forneria
Marconi, Michele Zarrillo, Franco Califano, Ornella Vanoni, Patty Pravo,
Albano,Tosca e tanti altri. Ha collaborato e scritto canzoni con Armando
Trovajoli.

Per
il teatro ha scritto il libretto e le liriche di “Dracula Opera Rock” su musiche
della PFM o “La Sciantosa”, presentato al Festival dei due mondi nel 2013.

Ha
pubblicato vari libri e per la sua attività di autore e scrittore ha ricevuto numerosi premi.

È direttore
artistico di Fonòpoli.
Recentemente
ha curato la versione italiana di Romeo e Giulietta, ama e cambia il mondo sulle musiche di Gérard
Presgurvic, con la produzione di David Zard.

 
Parlando a tu per tu con Vincenzo di questo suo contributo alla rilettura del classico
shakespeariano
, egli ricorda come «l’attenzione
da subito è stata su un punto, ossia su che cosa potessi aggiungere a quanto è già stato declinato
in mille modi. Ho pensato quindi ad una traduzione al contemporaneo, questa
volta anche con più semplicità rispetto a lavori che ho fatto nel passato,
snellendo il linguaggio, e abbracciando, così, un pubblico il più vasto possibile,
arrivando trasversalmente a tutti».

La traduzione per il mondo contemporaneo è stata operata andando «alla fonte originale, al testo inglese nel quale ho trovato
tantissimi elementi che immediatamente potevano riconnettersi ad una traduzione
al contemporaneo. Innanzitutto che questa è una storia di giovani destinati ad
un futuro infelice. Ho pensato subito che questo potesse tradursi in una
metafora attualissima su questo futuro che grava minaccioso su tutti le nuove
generazioni: il fatto di non sapere se, ad esempio, ci sarà o no un lavoro per
loro. Mi sembrava importante sottolineare questo buio in cui essi navigano attraverso la metafora che Shakespeare mette in atto».

Per il drammaturgo e poeta inglese, infatti, l’identità arriva prima delle convenzioni: è in
nome dell’amore che Giulietta, una ragazzina di quattordici anni, decide di
andare contro la cultura e sovverte le regole della famiglia e della sua Verona.
Vincenzo sposa questo “must” di Shakespeare «per sottolineare il
“ritorno al centro” della persona che si riappropria di se stessa, in un’epoca in
cui stiamo un po’ scomparendo come identità, in cui si tende ad appiattire le
differenze, globalizzando tutto». Altro punto fermo per il nostro artista è stato l’evidenziare il mondo di Shakespeare
«dove nessuno ascolta nessuno: i genitori non ascoltano i figli, il prete non
ascolta Dio, gli amici non ascoltano gli amici. Non è questa una metafora
fantastica del mondo di oggi dove siamo sempre tuti connessi e in questo
sovrapporsi di informazioni, poi, vediamo che tuti parliamo e nessuno ascolta?».

Tante,
perciò, le chiavi di lettura alle quali è seguito un lavoro tecnico certosino
consistito nel
rispettare in maniera assolutamente fedele suono e metrica dell’originale francese,
elementi imprescindibili del successo di quest’opera che può vantare un’estrema
cantabilità.

Le
reazioni del pubblico non si sono fatte attendere: dalle prime reliche a Roma i più giovani, ma non solo, sono accorsi
in massa, sentendosi da subito rapiti da quanto messo in scena. «A
parte il proliferare di siti sui social network, sottolinea Vincenzo, c’è un
darsi appuntamento ciclicamente. Lo spettacolo non è soltanto sul palco ormai,
ma c’è un rito che accompagna alcune canzoni nelle quali i ragazzi si alzano e
vanno sotto il palco, in una volontà di entrare nel progetto».

Lo stesso Claudio
Baglioni assistendo allo spettacolo ha detto: “E’ bello esserci”.
Parole
queste che per il nostro autore non rappresentano una “frase fatta”, ma che
indicano con chiarezza che «non basta più assistere, ma c’è la voglia di essere dentro questa
realtà, di viverla quasi come protagonisti».

Vincenzo è fermamente convinto che è il momento storico stesso a chiedere
di parlare con semplicità, di essere diretti, punti fermi che egli ritrova anche nel «canale privilegiato di papa
Francesco che “ha portato il cielo a terra“, essendo estremamente
comunicativo e “normale”. Una normalità che oggi paga, dando ragione
a Lucio Dalla che qualche anno fa cantava “l’impresa eccezionale è essere
normale
“».

Anche
l’Osservatore Romano ha dedicato spazio a questo “fenomeno di massa”
che è Romeo e
Giulietta, ama e cambia il mondo
, operando una sorta di parallelismo con il desiderio di papa
Francesco di “cercare nuova carne
per la parola oggi
“.

L’asticella grazie a quest’opera teatrale si è ormai spostata in avanti, incontro alla gente,
afferma il nostro artista, al punto che anche il Ministero della Pubblica
Istruzione se ne sta interessando per veicolare la lingua italiana in scuole
fuori dell’Italia, proprio attraverso la messa in scena dello spettacolo.

«L’uniformità di sentire di pubblico e di
critica, che di solito tende a trovare il difetto
, mi fa pensare, ha concluso Vincenzo, che forse se
si lavora in questo stato di armonia presente e viva nello spettacolo – siamo infatti come una grandissima famiglia dove, finito
lo spettacolo i ballerini rimangono con gli attori, con il regista – beh, allora si crea
un’intimità, un affetto profondo che va al di là dello spettacolo». E pensare che tutto questo è frutto del potere…della semplicità!

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