Questa è la fotografia del Paese così come emerge da uno studio commissionato dal governo della città per monitorare le condizioni sociali nell’area metropolitana di Buenos Aires. L’indagine, realizzata insieme all’Osservatorio Sociale sul Debito dell’UCA (Universidad Católica Argentina), ha ripartito i dati negli anni 2010-2011-2012, intervistando periodicamente 5.168 famiglie.
Secondo il censimento del 2010, nella capitale Buenos Aires vive il 32% della popolazione argentina che produce circa il 40% del PIL argentino. Tuttavia questo potere economico non si riflette né sulle condizioni né sulla qualità di vita dei suoi abitanti. In tutta l’area metropolitana la metà dei capifamiglia non ha finito il liceo e nella periferia il dato arriva a sfiorare il 60%. Quattro persone su dieci dell’area (37%) non hanno copertura sanitaria, mentre il dato si riduce al 16% nel centro della capitale.
La metà della popolazione che lavora nei settori medio-bassi insieme con il 40% di coloro che svolgono professioni di più alto livello lamentano il fatto di non possedere un lavoro che tuteli la propria salute. C’è di più: mentre la legge vieta ai minori di 16 anni di lavorare nella zona metropolitana si contano 122.411 bambini e 144.272 ragazzi che svolgono abitualmente compiti remunerati.
Per la ricercatrice Lidia de la Torre, autrice della relazione accademica, i risultati sembrano «essere la diagnosi delle condizioni materiali di vita e dell’integrazione sociale che ogni persona vive in questa regione. L’indagine dell’UCA raccoglie dati più allarmanti di quelli emanati dall’INDEC su povertà e miseria, questo perché lo studio si concentra sui bisogni insoddisfatti della popolazione».
Un altro indicatore diventato indispensabile per misurare lo sviluppo umano di una popolazione è l’accesso a Internet: la rete non solo fornisce accesso a una quantità enorme di informazioni, ma da anche possibilità di comunicare e lavorare in remoto. A Buenos Aires il 50% delle famiglie non ha accesso ad internet (in periferia il dato arriva 57%).
Nell’area metropolitana della capitale tre famiglie su dieci si trovano in mezzo a strade allagate mentre una famiglia su quattro vive presso discariche abbandonate e o fabbriche inquinanti. In periferia c’è il rischio di contaminazioni e inondazioni e, nonostante la capitale abbia istituito una polizia metropolitana, il 45% dei residenti dell’area dice di non aver mai visto questi militari. In periferia il 57% degli intervistati ha dichiarato di aver paura mentre nell’area metropolitana un terzo della popolazione assicura di aver assistito al commercio di droga nel proprio quartiere.
Diminuisce sempre più la partecipazione politica della popolazione: quattro cittadini su dieci pensano che il voto non cambierà le cose. De la Torre conferma questa ipotesi: «se si considera che gli obiettivi primari di un sistema democratico sono l’istruzione, la salute e la sicurezza delle persone si può dedurre che il deterioramento di una di queste prestazioni potrebbe incidere sul funzionamento stesso della democrazia».