Il
numero dei votanti dell’India supera l’Europa e gli USA messi insieme.
Dall’ultima elezione di 2009 ci sono 100 milioni degli
elettori in più, tutto insieme 810 milioni delle persone che
hanno diritto al voto. Si vota per il Lok
Sabha, camera del popolo del Parlamento dell’India, composto
da 543 membri. Il periodo sarà di 9 giorni estesi tra 7 aprile
e 12 maggio 2014. Per
essere eletti al Lok Sabha si deve avere compiuto 25 anni d’età. Per
votare bastano 18. Le elezioni si tengono ogni 5 anni. Il voto avverrà secondo il sistema del conteggio elettronico, con macchine ad hoc distribuite negli oltre 800mila seggi sparsi per tutto lo Stato.
Proviamo
a capire qualcosa della complessa struttura degli schieramenti. Le più importanti sono due Alleanze, seguono tutti gli altri.
A capo
dell’Alleanza
Democratica Nazionale
è il Bharatiya
Janata Party:
si tratta della destra nazionalista hindu, generalmente anti-musulmana, al momento
all’opposizione. Il candidato premier è Narendra
Modi,
controverso
chief
minister della regione Gujarat, dato per favorito da diversi
sondaggi. La campagna elettorale di Modi si concentra sulla
demonizzazione dell’Inc, l’altra grande alleanza. Finora avevano 117 seggi.
Motto: lo sviluppo con la riforma del lavoro.
L’Alleanza
Progressista Unita
è capeggiata dall‘Inc
ossia dall’Indian
National Congress:
una specie di centrosinistra, è il partito storico dell’Indipendenza
indiana, che governa l’India dal 2009 con il primo ministro Manmohan
Singh. La
presidentessa del partito è Sonia Gandhi, vedova di origini italiane
dell’ex premier Rajiv. La campagna elettorale è stata affidata a
Rahul Gandhi il figlio più giovane di Sonia, a digiuno di esperienze
politiche di peso (escluse le cariche interne al partito, del quale
ora è vice presidente). Rahul Gandhi non è il candidato premier,
però: l’Inc lo deciderà “collegialmente”, assieme al resto
degli alleati, una volta che i risultati elettorali saranno reso
pubblici. La campagna elettorale per ora è stata abbastanza debole e ha puntato su promesse di ricrescita, ricambio generazionale, sviluppo
inclusivo, aiuti ai poveri. Finora avevano 206 posti. Motto: lo stato
secolare e sociale.
Tra gli altri partiti significativi c’è Aam
Aadmi Party: il “partito dell’uomo comune”. I suoi aderenti vengono definiti i “grillini
indiani”, guidati da Arvind
Kejriwal; reduci dalla strabiliante vittoria (morale) alle elezioni locali
della città di Delhi e dalla deludente esperienza di governo locale
durata 49 giorni, hanno deciso di partecipare anche alle elezioni
nazionali. Un azzardo, per molti, vista la poca capillarità di un
partito fortemente radicato a Delhi e quasi inesistente nel resto del
Paese. La ragione dell’esistenza di Aap
è legata indissolubilmente
alla lotta contro la corruzione in India, male del quale sono affetti
tutti i partiti politici. Loro vogliono prendere 26 posti. Motto:
tutti a casa.
Third
Front è una unione
di diversi partiti (14) di inspirazione comunista delle diverse
regioni. Hanno un peso consistente nei rispettivi Stati ma, secondo
gli osservatori, ha la pecca di avere troppi protagonisti (Mulayam
Singh Yadav e Mayawati dall’Uttar Pradesh, Nitish Kumar dal Bihar,
Jayalalithaa dal Tamil Nadu, Naveen Patnaik dell’Orissa e Prakash
Karat dei marxisti del Bengala Occidentale). Come riassunto
brillantemente da Lalu Prasad Yadav, declinando l’offerta di entrare
nel gruppo: “Nel Third Front tutti vogliono fare il primo
ministro”. La campagna elettorale non è ancora partita, come
non è stata identificata una linea comune dei partiti se non quella di proporsi
come alternativa sia al Bjp
che all’Inc.
Finora avevano 75 posti. Motto: tra i due litiganti, il terzo ha una
vaga speranza di godimento, ma sa che non succederà.
Trinamool
Party + Anna Hazare:
Il Trinamool Party è una formazione anti-comunista fondata e
condotta da Mamata
Banerjee,
chief minister del Bengala Occidentale che è riuscita a spazzare via
una reggenza comunista nello Stato che durava quasi da 40 anni.
Finora aveva 19 seggi nella camera del popolo (Lob Sabha). Mamata,
per motivi imperscrutabili al momento, ha deciso di correre da sola,
senza salire su alcun carrozzone politico di alleanze. La scelta pare
abbia stuzzicato l’interesse di Anna
Hazare, il
“nuovo Gandhi”, leader del movimento anti-corruzione indiano,
che ha deciso di sostenere Mamata. La campagna elettorale è rivolta unicamente
al Bengala occidentale e zone limitrofe (alcuni stati del
Nord Est), con l’obiettivo di racimolare più seggi possibili e
risultare decisivi nell’aritmetica parlamentare nazionale. Insieme vogliono prendere 42 posti. Motto: uno contro
tutti.
Per la
prima volta tra le opzioni di preferenza nelle tastiere elettroniche
del voto ci sarà anche l’alternativa “None
of the above” (Nota),
una sorta di scheda bianca, introdotta recentemente.
Un
altro dato indicativo, ancora non reso pubblico, sarà quello delle
forze dell’ordine dispiegate sul territorio, specie nelle zone
“calde”, come
gli Stati ad influenza naxalita (ex partito comunista indiano
maoista, bollato come organizzazione terroristica dalla metà degli
anni 2000).
Il
resto dei partitini è in questi giorni impegnato nel tira e molla
delle alleanze,
il vero fattore determinante di queste prossime elezioni. La camera
bassa del parlamento indiano (Lok Sabha) è composta da 543 seggi. La
coalizione vincente dovrà controllarne quindi almeno 272, risultato
impensabile sia per il Bjp
sia per l’Inc
senza alleati.
Fonti: India, guida alle elezioni 2014 Indian general election, 2014 Sistema politico dell’India Lok Sabha