Francesco ai giovani asiatici: come i martiri siate portatori di cambiamento!

Papa Francesco insieme a migliaia di giovani prende parte alla sesta Giornata Asiatica della Gioventù in Corea del Sud. Esorta loro ad essere testimoni di Cristo nel mondo e a trovare la propria vocazione. Poi si rivolge ai coreani: «la Corea è una sola perché parla la stessa lingua»

I numeri non erano certamente quelli di una GMG ma la voglia di fare comunione e festa insieme erano gli stessi. Migliaia di giovani (se ne attendevano circa cinquanta mila) si sono riuniti stamane al Santuario di Solmoe a Daejeon in Corea del Sud in occasione della sesta Giornata Asiatica della Gioventù. Un luogo, questo, fortemente simbolico per i coreani cattolici che venerano lì la casa di Andrea Kim Tae-gon primo sacerdote martire coreano vissuto alla metà dell’800 e proclamato santo da Giovanni Paolo II nel 1984 a Seoul, insieme ad altri 102 martiri coreani.

L’Asian Youth Day nasce come iniziativa della Sezione Giovani dell’Ufficio per i Laici della Federazione delle Conferenze episcopali d’Asia (Fabc), che l’ha lanciata nel 1999 allo scopo di promuovere e di valorizzare le potenzialità evangelizzatrici dei giovani del continente. L’evento si svolge abitualmente ogni tre anni ma l’ultimo incontro si è tenuto a Manila nel 2009. Ospite d’eccezione per questa sesta giornata è stato Papa Francesco che ha fatto dell’incontro con i giovani, il fulcro di questo suo terzo viaggio internazionale che ha preso luogo in Corea del Sud (viaggio che si concluderà il prossimo 18 Agosto 2014).

Il motto della Giornata è stato “Gioventù asiatica, svegliati! La gloria dei martiri risplende su di te” tema introdotto dallo stesso vescovo di Daejeon Lazzaro You Heung Sik che rivolgendosi al Papa ha detto: «Il martirio odierno – per i sud-coreani – significa scegliere la verità vincendo le tentazioni che ci circondano. Anche noi come i martiri dobbiamo accendere la luce della fede con la nostra vita e la nostra testimonianza. Santo Padre benedica e incoraggi questi giovani perché sappiano affrontare queste sfide che li aspettano».

Come già accaduto più volte il Papa ha spronato i giovani alla forte vocazione missionaria della Chiesa dicendo loro: «Come il Signore fece risplendere la sua gloria nell’eroica testimonianza dei martiri oggi Cristo bussa alla porta del vostro cuore, del mio cuore. E chiama me e voi ad alzarci e ad essere desti e attenti, a vedere le cose che nella vita contano davvero. E ancora di più chiede a me e chiede a voi di andare per le strade di questo mondo e bussare alla porta del cuore degli altri, di tutti, invitandoli ad accoglierlo nella loro vita».

Il Papa, rivolgendosi ai giovani asiatici chiede loro di essere primi portatori di cambiamento. «Cari giovani e amici, in questo nostro tempo il Signore conta su di voi! Conta su di voi! Egli è entrato nei vostri cuori nel giorno del vostro Battesimo e ha dato il suo Spirito nel giorno della vostra Confermazione e vi fortifica costantemente nell’Eucarestia per essere suoi testimoni. Siete pronti a dirgli di si? Siete pronti?» L’incontro con il Papa è stato scandito da balli, canti e recital rispecchianti la cultura dei paesi asiatici e infine dalle testimonianze di tre giovani, una cambogiana una coreana e un giovane proveniente da Hong Kong che hanno rivolto a Francesco riflessioni e quesiti sulla loro fede.

Uno tra i momenti più forti dell’incontro
è stato quello in cui la giovane coreana, rivolgendosi al Papa, ha chiesto che ruolo possono avere i giovani cattolici sud-coreani nella fase di mediazione tra Corea del nord e Corea del sud. Papa Francesco, rispondendo in italiano, a braccio ha detto: «C’è una sola Corea ma questa famiglia è divisa. Allora vi darò un consiglio e una speranza. Il consiglio è quello di pregare, pregare per i nostri fratelli del nord. Signore siamo una famiglia! Aiutaci all’unità, tu puoi farlo! Che non ci siano vincitori né vinti, soltanto una famiglia». E dopo aver invitato tutti i giovani a pregare in silenzio per l’unità delle due Coree ha aggiunt «E poi c’è una bella speranza. La corea è una, è una famiglia. E voi parlate la stessa lingua, la lingua di famiglia. Pensate ai vostri fratelli del nord, loro parlano la stessa lingua. E quando in famiglia si parla la stessa lingua c’è anche una speranza umana».

Ed infine l’invito di Giovanni, un giovane giornalista cinese, che ha chiesto al Papa: «cosa dobbiamo sapere o preparare per ospitare il prossimo raduno mondiale dei giovani in Cina ad Hong Kong?». E chissà che dopo Cracovia 2015 il Papa non ritornerà qui, nel continente asiatico, per celebrare una GMG.

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