Secondo l’antica leggenda, la tarantola con il suo morso provocava crisi isteriche, che solo alcuni musicanti erano in grado, attraverso la musica, di guarire o almeno lenire lo stato di pizzicata, da cui deriva il nome della danza “pizzica”.
Fin dall’antichità la cura di molte malattie, in specie quelle nervose, erano affidate al potere miracoloso della danza frenetica e catartica.
Ernesto De Martino studiò il fenomeno quando questo era ancora presente in Puglia e la sua ricerca permise di escludere qualsiasi rapporto diretto fra il morso della tarantola e i sintomi del “tarantismo”. Il morso del ragno induceva a tremori e a stati di prostrazione, ma quasi nessuno dei tarantolati da lui studiati era stato effettivamente morso.
Si trattava soprattutto di donne che al suono della musica erano invase da un’irresistibile voglia di ballare, una vera e propria possessione; una sindrome fra la depressione e l’agitazione frenetica.
Ora invece, da ben 17 anni, la tradizione continua con la Notte della Taranta, che è uno dei più grandi festival italiani, oltre che una delle più importanti manifestazioni di cultura popolare in Europa. Ogni anno molti sono coloro che promettono di farsi portavoce nel mondo della bellezza della pizzica e quest’anno tra gli ospiti italiani ed internazionali alla Notte della Taranta c’era la prima ballerina della Scala, la salentina Nicoletta Manni che afferma: «Inviterò la gente a interessarsi di più a questo tipo di danza, il cui fascino sta proprio nel suo essere nata spontaneamente, nel non avere regole al contrario della danza classica. È alla portata di tutti».
L’orchestra della Notte della Taranta ha accompagnato inoltre Roberto Vecchioni, che ha scelto di cantare “La tabaccaia” e “Su arrivati a San Frangisco”, sperimentando una inedita versione in griko di “Samarcanda”, mentre Alessandro Mannarino ha festeggiato con “Santu Paulu” il suo trentacinquesimo compleanno. Sul palco anche Antonella Ruggero, Bombino, il mandolinista Avi Avital, Glen Velez e Lori Cotler.
Massimo Manera, presidente della fondazione La Notte della Taranta afferma “ci dicono che la manifestazione è ormai un bene comune, capace di emozionare e creare condivisione. E noi lavoreremo perché questa condivisione si allarghi ancora di più, ascoltando tutte le sollecitazioni che il nostro pubblico ci darà”.