Divieto
di accattonaggio: è l’oggetto di un’ordinanza emessa dal sindaco del Comune di
Pontremoli. Multe da 25 a 500 euro per chi chiede l’elemosina. Il senso di
degrado e l’allarme sociale connessi ai mendicanti sono le ragioni che hanno
portato alla decisione.
In
provincia di Massa Carrara, il sindaco Lucia
Baracchini il 3 settembre 2014 con un’ordinanza vieta ai poveri di chiedere
la carità nelle vie e
nelle piazze del centro storico, nei mercati, all’ingresso dei cimiteri, davanti
all’ospedale, alle chiese e ai negozi e nei parcheggi. La Baracchini, sostenuta
da una maggioranza di centro destra, decide di porre fini ai fenomeni di
disordine sociale connessi all’accattonaggio, con multe salate che vanno a
colpire i mendicanti stessi.
«Vengono messi sullo stesso piano persone che
cercano di estorcere denaro ai passanti con metodi violenti e mendicanti che
chiedono elemosina. Questo è grave». Lo afferma Francesco Mazzoni, capogruppo del Partito Democratico in consiglio
comunale a Pontremoli, per il quale la decisione del sindaco «offende la
dignità dei poveri, mortificando i diritti di chi non ha niente, di chi sta ai
bordi della strada chiedendo un pezzo di pane. L’elemosina è un’opera di
carità, un gesto silenzioso, libero, gratuito, di solidarietà, che fa parte
della nostra tradizione, della nostra storia, della nostra cultura», continua
Mazzoni, che riconosce il pericolo connesso a chi molesta i passanti per i quali.
afferma lui stesso. «basta applicare e far rispettare la legge». Anche Stefania Saccardi, vicepresidente della
Regione Toscana mostra il suo sconcerto per il divieto, definendo l’ordinanza
una «misura demagogica e inutile» e affermando che «le marginalità non si risolvono
con l’ordine pubblico».
Tuttavia il
sindaco di Pontremoli non è il solo
a mettere in riga coloro che chiedono la carità in diversi luoghi di pubblico
interesse cittadino. La soluzione di far pagare multe viene proposta anche a Verona, Venezia, Padova e Treviso insieme
alla richiesta di rimpatrio per i senza dimora. A tal proposito don Armando Zappolini, presidente del
Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), esprime il suo
disappunto con queste parole: «Si rimane smarriti dinanzi a un tale livello di
inciviltà. Chi chiede l’elemosina è trattato come e peggio di un criminale,
cacciato dai luoghi pregiati della città. E ora andrebbe sanzionato anche chi
fa la carità».
Prese di posizioni simili, ma connesse a minor ufficialità,
arrivano da diversi gestori di esercizi di attività commerciale. Ad esempio a Catania si può trovare un cartello che vieta di fare la carità di
fronte un supermercato di piazza Cavour. A esporlo è stata la direzione del
negozio, stufa del mendicare continuo davanti al proprio edificio, che avrebbe
creato una diminuzione della clientela infastidita dalla presenza assillante di
una famiglia di Rom. Il supermercato prova a far desistere le persone dal fare la carità, affermando che un Rom che chiede l’elemosina raccoglie dai
60 agli 80 euro al giorno netti, più di un operaio italiano specializzato.
Affermazione che si prendono la responsabilità di fare perché sono loro stessi
a cambiare ai suddetti mendicanti le monete in banconote a fine giornata.
Stessa
idea di esporre un cartello in vetrina è adottata a Pordenone in un grande negozio di oggettistica, secondo il titolare
si tratta di un semplice invito lasciando la libertà a ognuno di agire come
meglio crede. Stesso monito di riflettere sulla quantità di soldi che riesce a
ottenere un mendicante di fronte ai supermercati rispetto allo stipendio di un
operaio italiano specializzato arriva dai responsabili della Conad di Ferrara. Stesso messaggio di Catania ma
diverso mezzo: una lavagna posta all’ingresso con cui la direzione “invita
i propri clienti a non elemosinare gli accattoni davanti al negozio”.
La povertà ha sempre spaventato
l’essere umano e chi
chiede la carità sembra spaventare allo stesso modo. Forse nell’ostilità e nel
fastidio che rivolgiamo a coloro che mendicano per strada riflettiamo la nostra
paura che i soldi non bastino mai alle nostre esigenze? Bisogni sempre maggiori
e stipendi troppo bassi per soddisfarli. La domanda è: mendicheremmo per un
pezzo di pane e un litro di latte o per un iPhone e una borsa firmata?
Non
tutti coloro che chiedono l’elemosina hanno lo stesso temperamento e la stessa
insistenza. Di fronte alla mia parrocchia San Remigio a Colleverde, provincia di Roma, ogni domenica troviamo diversi
esempi di mendicanti. Fuori dal cancello del cortile parrocchiale possiamo
incontrare una zingara che viene da anni e che ormai è amica delle
parrocchiane, racconta dei suoi figli e dei suoi nipoti come una mamma e nonna
vicina di casa. Chiede per lo più vestiti per i bambini e pannolini. Vicino
agli ingressi della chiesa invece ci sono due ragazzi di colore vestiti come
ballerini hip hop molto cool, dall’accento inglese, che raccolgono le monete nei
loro berretti imitazioni di firme alla moda. Chi raccoglierà più soldi a fine
giornata?
«La misura
della grandezza di una società è data dal modo in cui essa tratta chi è più
bisognoso, chi non ha altro che la sua povertà», ha affermato Papa Francesco durante un suo discorso giovedi
25 luglio 2013 a Rio de Janeiro, in occasione della Giornata Mondiale della
Gioventù.
Dunque quanto è grande una società che multa chi
chiede la carità e invita a desistere chi vuole farla?