15 Ott 2014

Il Punk non è morto, e per ascoltarlo ci sono Tutte le Cose Inutili

L'album "Dovremmo essere sempre così" è caratterizzato da spirito battagliero e sonorità ruvide. E dimostra che è possibile fare buona musica indipendente

Nell’aprile 2014 è uscito  l’ultimo
album di un duo pratese intitolato Dovremmo essere sempre così. Tutte le cose inutili è il nome della
band, che dal 2011 si esibisce in diversi concerti live raccogliendo successo
grazie al suo modo originale di fare musica. I due si definiscono una band di
cantautorato punk, e infatti basta ascoltare alcuni dei  loro brani, per accorgersi subito del tipo di
genere musicale che propongono al loro pubblico. Il primo album dal titolo Mi chiedevi com’era avere ventun anni per un
anno nel ventunesimo secolo
esce come progetto solista, che successivamente
darà vita al duo, con l’inserimento 
ufficiale nella band del batterista. Nello stesso periodo esce il primo
lavoro ufficiale del gruppo dal titolo E
forse ne faccio due
registrato al SupaStudio di Prato e prodotto per
l’etichetta indipendente Toten Schwan rec.

Nel 2013 esce Preghiere Underground, cd
+ libro con Habaner Edizioni, casa
editrice/organizzatrice di eventi.  

 

Dovremmo
essere sempre così
conta 10
brani 
inediti. Al suo interno, la band si è riproposta di inserire pezzi che
potessero essere graditi da un pubblico di ascoltatori con svariate aspettative
sonoro-musicali. Affermano infatti: “ne è uscita fuori una mezz’ora tirata, dal
pezzo veloce alla ballata strappamutande, da quello urlato a quello sussurrato,
ce n’è per tutti i gusti”. Ed è proprio così.

Già da un primo ascolto dell’album si
nota immediatamente come le tracce siano state scritte, composte e interpretate
ognuna in maniera diversa dall’altra, per servire alla mensa dell’ascoltatore
un “menù  musicale” ricco e assortito. Rimane
però in ogni pezzo una traccia dell’etichetta musicale con cui amano presentarsi
al pubblico: quella del punk cantautoriale. I testi richiamano ad uno spirito
battagliero e a lotte continue, che però, molto spesso, aperte alla
speranza.

Nell’album non sono presenti ricchi arrangiamenti musicali, a favore
di sonorità grezze e semplificate in pieno stile scarno, tipico del punk. Franzinelli afferma infatti che
alla fine degli anni Settanta alla musica disco
si oppose il punk che […] sembrò
ritrovare una vera e propria filosofia di vita, in un mondo giovanile ricco di
rivolte nichiliste e di contestazioni globali (Franzinelli, 2007, 240). I
giovani riportavano in musica il loro senso di anarchia più esasperata,
attraverso un suono primitivo e ruvido, al grido di “no future” (Cappello,
1997, 84-85),  dove l’obiettivo era
“distruggere” e la parola in codice era “punk
(Bertoncelli, 1999, 124).


Sembra quindi che Tutte le cose inutili sia un progetto pienamente incarnato nella
filosofia musicale simbolo della protesta degli anni Settanta. Infatti brani
dell’ultimo album, come Conchiglie, Muro o Canzone di non natale,  sono caratterizzati da suoni ruvidi, in cui si alternano a momenti di cantato, momenti di grida, con testi che sposano
appieno la contestazione su temi d’attualità.

Differentemente dai testi e dai suoni,  il titolo dell’album Dovremmo essere sempre così aiuta,
 invece, ad apprezzare il lato un po’ meno
“cattivo” della band. Esso infatti, cerca di ricordare a chi lo ascolta, e  anche agli stessi membri della band, che
sarebbe meglio concentrarsi più spesso sulle cose belle della vita.  Puntare di più  sulla semplicità delle cose,  ridere delle sconfitte per “essere sempre
così”, come quando si andava a scuola e
si giocava al parco giochi. A questo proposito è esplicita la copertina dell’album,
in cui è raffigurato un cavalluccio del parco giochi.


Tutte
le cose inutili
, come altre realtà italiane
come i Lombroso, Bud Spencer Blues
Explosion
o altre, sono l’esempio di
quanto sia possibile produrre musica indipendente con passione, sacrificio e
volontà, con l’ausilio di una band formata esclusivamente da batteria, chitarra
e voce.

Attraverso
un genere musicale che oggi più di prima è ricercato e di nicchia, il duo
toscano insegna che per ascoltare la musica che ci piace basta solo impegnarsi,
non stancandosi di cercarla e produrla. Se intanto qualcuno volesse ancora tingersi
i capelli di verde e andare ad  un
concerto in piazza a Prato, bhe può unirsi a noi! 

 

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