Tra le motivazioni espresse dalla Facoltà si legge: «l’onorificenza del
dottorato honoris causa vuole riconoscere i meriti della persona e
dell’opera di padre Lombardi che come comunicatore e professionista
dell’informazione, ha dimostrato sempre grande competenza, equilibrio e
amore alla Chiesa anche nei momenti più delicati dell’ultimo periodo, a
partire dai giorni della rinuncia al Pontificato da parte di papa
Benedetto XVI e dello svolgimento del Conclave che ha eletto papa
Francesco».
Dopo aver conseguito la laurea in matematica e aver compiuto gli studi teologici in Germania, padre Lombardi è stato ordinato sacerdote gesuita nel 1972. Ha ricoperto la carica di provinciale dei gesuiti in Italia, carica che ha lasciato nel 1990 per diventare direttore dei programmi della Radio Vaticana della quale è l’attuale direttore generale. È stato collaboratore della rivista dei gesuiti “La Civiltà Cattolica” e dal 2001 al 2013 è stato anche direttore generale del Centro Televisivo Vaticano. L’11 Luglio del 2006 papa Benedetto XVI lo ha nominato direttore della Sala Stampa della Santa Sede ruolo che ricopre tuttora essendo stato confermato anche da Papa Francesco.
Negli istanti successivi alla proclazione ufficiale e alla consegna della pergamena, Padre Lombardi ha letto davanti alla platea la sua Lectio Coram esordendo così: «Grazie per avermi invitato. Io so benissimo di non essere uno specialista, un teorico delle comunicazioni e mi sento un po’ intimidito dall’essere invitato a parlare davanti a una Facoltà, ai professori, agli studiosi specialisti della materia. Sono stato chiamato a spendere la maggiore parte della mia vita in questo campo e passati i 70 anni si continua a servire e a lavorare».
Nella sua relazione il gesuita si è soffermato su alcuni punti cruciali della sua esperienza in Vaticano, mettendo in luce soprattutto i momenti di difficoltà che ha dovuto affrontare da direttore della sala stampa e da portavoce dei Papi: dalle accuse mosse contro Radio Vaticana per l’emissione di onde dannose alla difficoltà di gestire le dirette televisive durante gli anni della malattia di Giovanni Paolo II sino alle recenti critiche mosse dal mondo giornalistico per la non pubblicazione degli atti del sinodo straordinario sulla famiglia.
Nonostante questi ostacoli, Padre Lombardi ha sottolineato come la sua missione da comunicatore si sia sempre orientata all’unione e non alla divisione. «Permettetemi di ripetere ancora una volta in questa occasione un motto essenziale per la mia vita di comunicatore: comunicare per unire e non per dividere, comunicazione per l’unione, per la comunione, nella famiglia, nella società, nella Chiesa, fra i popoli. C’è chi pensa che bisogna alimentare il conflitto per dinamizzare la comunicazione. Permettetemi di dire che io sono radicalmente contrario: odio e rifiuto questo uso della comunicazione. Lo dico con tutto il cuore. Ho certo sempre e continuerò a cercare sempre nella direzione contraria».
Nella sua prolusione Lombardi ha voluto anche ricordare questi anni passati in Sala Stampa: «In questa situazione ho sperimentato, più che nelle altre due, la problematica del rapporto fra il governo della Chiesa – da parte del Papa e dei suoi principali collaboratori – e la comunicazione, fra il funzionamento degli organismi vaticani e la comunicazione con il cosiddetto “mondo esterno”. E ciò in un tempo in cui, come ben sapete, l’intensità e la rapidità della comunicazione, della diffusione delle notizie, si sono molto sviluppate e accellerate, anche grazie alle nuove tecnologie».
Infine il gesuita ha sottolineato la reciprocità di scambi tra la Chiesa e la comunicazione. «La comunicazione nella Chiesa, della Chiesa e sulla Chiesa, se vuole esprimere effettivamente ciò che sta succedendo, deve imparare ad alimentarsi in modo nuovo di spirito di amore e di fede, se no può solo descrivere delle vicende esteriori senza capirne il significato, nè aiutare a capire. Insomma: missione della Chiesa e comunicazione sono strettamente unite per natura fin dalle origini. Devono esserlo anche ognni nella vita del comunicatore credente».