Luciano Ligabue. 16 Aprile, prima data a Roma Sold Out. Fuori è appena tramontato il sole. I gate del Palalottomatica sono gremiti di gente di ogni età: adolescenti, famiglie, bambini, coppie adulte e neonati pronti per entrare. In fila ognuno parla di svariati argomenti, ma tutti hanno quella luce negli occhi, quel desiderio di essere nel posto giusto al momento giusto: l’aspettativa di una serata memorabile.
Abusivamente vengono vendute fasce e bracciali da venditori urlanti, che guerreggiano silenziosi con gli stand, rivenditori ufficiali dei gadget.
Finalmente si è dentro la struttura, seduti al proprio posto, in attesa dell’inizio.
Il palazzetto è stracolmo, i ragazzi che vendono bibite non riescono a passare tra la gente.
L’attesa non è molto lunga, perché i cancelli sono stati aperti soltanto un’ora prima dell’orario previsto dall’organizzazione per l’inizio del concerto. Ognuno inganna il tempo a suo modo: qualcuno mangia un panino, una mamma parla con i suoi bambini, mentre gli dà dell’acqua; c’è chi parla al telefono con qualche amico che è in piedi dall’altra parte del palco e poi c’è una coppia di ragazzi, che cerca di farsi un selfie ma alla fine si gira verso di me e chiede: «scusami, puoi farci una foto?».
Pochi minuti prima delle 21 sulla tribuna si vedono arrivare gli ultimi ritardatari che cercano disperatamente il proprio posto.
Alle 21 in punto le luci generali si spengono e ad accendersi sono i riflettori sul palco, i cellulari dei presenti e gli occhi miei e di chi mi sta accanto; la canzone con cui Liga apre il concerto è “Il Sale della Terra”, singolo che ha lanciato l’uscita dell’album Mondovisione (2013).
Dopo tre brani, come di consuetudine, Liga saluta la sua gente, saluta la città di Roma. Generalmente i concerti vengono organizzati per presentare il nuovo album, ma questa volta non è così, lo stesso Ligabue annuncia che ha scelto di partire da Roma con il Tour degli Stadi nel 2014 e di concludere questo giro del mondo a Roma, dopo un anno di tappe senza sosta.
La festa non è statica: gente che salta, video che vanno in onda sul maxi schermo alle spalle del palco, persone che si riconoscono nelle immagini; Luciano non canta soltanto, ma interagisce con i suoi fan incitandoli ad urlare, saltare e battere le mani, ma arriva un momento in cui si ferma e dice: «Ora arriva il momento del test! Adesso canteremo una canzone nuova, qualcuno forse l’avrà già memorizzata e qualcun altro ancora no, per questo abbiamo deciso di proiettare le parole sul fondo, così tutti possano cantarla. C’è sempre una canzone». Tutti si guardano e ridono e diversi sono i commenti di sorpresa e di approvazione per questo gesto che molti reputano d’amore.
Per tutti i concerti viene sempre scelto un brano che il Liga suona in acustico sulla passerella in mezzo al suo pubblico e per l’occasione è stato indetto un concorso, dove chiunque poteva votare la propria Bonus Track: per il 16 Aprile a vincere è stata “Lettera a G”. Nel momento dell’annuncio della canzone vincitrice, l’intero Palalottomatica si ammutolisce e tutti assumono il proprio atteggiamento d’ascolto. Durante la canzone c’è accanto a me una signora che si stringe tra le mani della figlia e si lascia andare in un pianto silenzioso.
Il concerto si conclude alle 23 in punto. All’uscita gente che si abbraccia e che commenta le scelte della scaletta, d’altronde non è possibile accontentare tutti.
La serata lascia spazio ad un dialogo tra due amiche, mentre si dirigono verso il parcheggio: «Sai, pensavo se la tirasse un poco. Mi è piaciuto», e l’altra risponde «Lui, non delude mai».
Due ore di divertimento, emozioni, sorrisi, abbracci e lacrime. Ognuno a modo suo ha vissuto il momento e dentro si sé porterà un ricordo che difficilmente andrà via.
(Foto di Massimiliano Valente)