04 Mag 2015

Zerocalcare, che ci fa scendere lacrime di Armadillo

L'opera più recente del fumettista romano Michele Rech, "Dimentica il mio nome", è un vero lavoro letterario, che diverte e commuove

Michele Rech è un fumettista romano, che a soli trent’anni ha alle spalle già cinque pubblicazioni e una più che recente candidatura al Premio Strega; la maggior parte dei suoi lettori, però, lo conosce con il nome di Zerocalcare. Le sue opere hanno venduto complessivamente 200.000 copie e la sua ultima pubblicazione, “Dimentica il mio nome” (Bao Publishing, 2014, € 18,00) ha avuto successo, al punto da valere la candidatura al famoso premio letterario.

Ogni opera di Zerocalcare ha una trama ben sviluppata e differente dall’altra. A fare da filo conduttore è il protagonista di ogni fumetto, Zerocalcare stesso, quasi sempre insieme all’Armadillo: un armadillo parlante, che solo il protagonista può vedere e che dà voce a tutte le sue paure e paranoie. Ci sono poi altri personaggi fissi, al quale il lettore non potrà fare a meno di affezionarsi nel corso delle letture come la mamma di Zerocalcare, rappresentata sin dal primo fumetto con le sembianze di Lady Cocca, personaggio del cartone Disney “Robin Hood” e a Secco, il suo migliore amico.

“Dimentica il mio nome” inizia con un ricordo: uno Zerocalcare bambino (talmente piccolo da non essere ancora in compagnia dell’armadillo) va allo zoo ogni lunedì, accompagnato da “Mamie”, la sua nonna materna di origini francesi. Proprio dal ritmo dei ricordi sarà scandita l’intera opera perché, quando Mamie muore, lo Zerocalcare dei giorni nostri comincerà a ricordare i momenti dell’infanzia trascorsi insieme a lei e ad indagare sul passato della donna, di cui si rende conto di sapere ben poco. Questo viaggio alla ricerca delle radici non rimarrà solamente tra le pareti di casa di sua nonna, ma diverrà incredibilmente tangibile e costituirà per il protagonista un vero e proprio percorso di crescita.

Ricorrendo nel raccontare anche ad elementi del fantastico, Zerocalcare tratterà con delicatezza il tema del suo passato, rendendo quest’opera forse la più personale di quelle finora realizzate.

Nelle pagine di “Dimentica il mio nome” si alternano momenti esilaranti, dovuti quando alla comicità dei personaggi, quando alle situazioni della quotidianità “made in Rebibbia” di Zerocalcare, quando alla lettura tragicomica della realtà che il protagonista offre al lettore insieme all’armadillo.

L’opera mantiene costante, tuttavia, la trattazione di tematiche ben più serie che, anche nei momenti in cui rimangono solo uno sfondo, portando il lettore a riflettere e non di rado a provare una certa malinconia di cui la storia è caratterizzata.

“Dimentica il mio nome” possiede le caratteristiche di un’opera matura e si presenta come la piena espressione artistica (e a suo modo letteraria) di un autore che ha ormai sviluppato un linguaggio intimo ed esclusivo con i suoi lettori. Classificare il lavoro di Zerocalcare come “fumetto” sarebbe riduttivo: la trama, i temi trattati e una buona dose di simbolismo la rendono un’opera di carattere letterario con una sua complessità di fondo, capace alla fine di lasciare il lettore divertito ma con una lacrima di commozione che riga la guancia.

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