Una visita pastorale volta a celebrare due grandi eventi ecclesiali del capoluogo piemontese: l’Ostensione straordinaria della Santa Sindone e il bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco, fondatore della famiglia salesiana e ideatore del sistema preventivo. Nel primo pomeriggio del 21 Giugno, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, luogo dove sono conservate le spoglie del “santo dei giovani”, Papa Francesco ha incontrato la famiglia salesiana insieme ai giovani educatori e agli animatori degli oratori.
I salesiani protagonisti dell’infanzia del Papa. Dopo una sosta ai piedi dell’altare di don Bosco, Bergoglio, si è rivolto ai salesiani e alle figlie di Maria Ausiliatrice radunati in Basilica, con un discorso a braccio durato poco più di mezz’ora. Ha raccontato il suo forte legame con la famiglia salesiana che sin dall’infanzia ha conosciuto e frequentato. «Mio papà appena arrivato in Argentina conobbe subito i salesiani e si affezionò ad una squadra di calcio fondata proprio da un salesiano: questo prete raccolse i ragazzi di strada e scelse come colori della squadra quelli della Madonna, il rosso e il blu. Lì mio papà ha conosciuto mia madre, che abitava a pochi metri, e si sono sposati. Entrambi sono stati seguiti e sposati da un prete missionario salesiano. Sono stato battezzato da lui ed è stato lui a seguirmi anche nel cammino vocazionale: quando alla fine del seminario ho dovuto scegliere se unirmi alla Compagnia di Gesù lui mi ha aiutato molto».
Educare i ragazzi disagiati ai mestieri di “urgenza”. «Alla fine dell’Ottocento questa regione dell’Italia viveva una situazione drammatica. Ma quanti santi sono usciti? Il Signore ha dato una missione alle famiglie nate in quel tempo. Don Bosco lavorava con i ragazzi che non studiavano e che molti consideravano di seconda classe; li educava con lo sport e insegnando i piccoli mestieri. Ha rischiato il suo ministero, per questo tanti lo hanno sparlato. Oggi tante cose sono migliorate. Ma la situazione della gioventù è più o meno la stessa. Qui in Italia il 40% dei giovani dai 25 anni in giù né studiano né lavorano. Voi salesiani avete la stessa sfida che ha avuto don Bosco! Oggi i salesiani sono capaci di educare i ragazzi a questi mestieri di urgenza? Non pensiamo che questi ragazzi di strada possano subito andare a fare il Liceo Classico o lo Scientifico. Diamogli qualcosa che sia fonte di lavoro anche precario. La creatività salesiana deve cogliere la sfida di un’educazione di emergenza: poco tempo con un mestiere pratico».
I tre amori bianchi. «Don Bosco non ha avuto mai vergogna di mostrare ai suoi ragazzi i “tre amori bianchi”: la Madonna, l’Eucarestia e il Papa. Lui non si vergognava della Madonna perché mai si è vergognato della mamma Margherita. Grazie all’Eucarestia faceva entrare i ragazzi nel mistero di Dio. E il terzo amore era il Papa, non solo come persona ma come rappresentante della santa madre Chiesa. La Chiesa madre, la Madonna madre e Margherita madre. Quando mi domandano di prendere decisioni più forti sul ruolo della donna nella Chiesa dico di sì. Ma mettere una donna a capo di un dicastero è per caso una decisione forte? Questo è un funzionalismo. La donna nella Chiesa lo stesso lavoro che aveva la Madonna con gli Apostoli nella mattina di Pentecoste. E gli apostoli senza Maria non andavano».
L’amicizia con Artime. «Il vostro rettor maggiore l’ho conosciuto durante un pellegrinaggio dei giovani alla Madonna di Lujan, in Argentina. Le persone che uscivano dal suo confessionale mi dicevano: “lui è il nuovo ispettore”. E io gli rispondevo ironicamente: “ah questo è il gallego che viene a comandarci?” Abbiamo avuto buoni rapporti anche in momenti difficili ma quello che mi ha sempre colpito di lui è il servizio e l’umiltà. Poi è venuto qui al capitolo generale, e alla conclusione dei lavori era pronto per ritornare in Spagna. Ma lo Spirito Santo gli ha fatto la trappola!»
Un carisma attuale. «Il vostro carisma è di un’attualità grandissima: guardate le strade, guardate i ragazzi e le ragazze. E prendete decisioni rischiose, non abbiate paura! Ai salesiani che non hanno questa concretezza manca qualcosa. Il salesiano è concreto: vede il problema, pensa come fare e lo prende in mano».
Infine rivolgendosi ai tanti animatori e animatrici degli oratori, radunati nel piazzale antistante la Basilica, li ha invitati a non perdere mai la gioia. «Non dimenticatevi una delle caratteristiche del vero oratoriano che è la gioia. Un oratoriano con la faccia triste non va! Gioia, molta gioia e con questa gioia cercare e amare Gesù. Avanti ma sempre con la gioia!»