La Federazione Nazionale della Stampa, con sede a Roma, ha ospitato ieri presso i suoi locali la presentazione del libro di Sandro Antoniazzi, “Passato e futuro del cattolicesimo democratico”, a cura di C3dem, una rete di associazioni di cattolici democratici: è stata un’occasione per riflettere sulla partecipazione politica e sociale attuale.
Essere cattolici, e credere nel valore della democrazia, rappresenta oggi una sfida davvero notevole.
La situazione dell’Europa e dell’Occidente presenta un attaccamento ad un sistema economico dominato per decenni da un capitalismo feroce, ormai fuori controllo.
I valori fondamentali rimangono tali, troppo spesso, solo sulla carta: la vita ruota non intorno ad una visione antropocentrica della società, ma intorno ad un’economia che ha fagocitato ogni aspetto della nostra vita, per cui anche la partecipazione politica, aspetto che un tempo stava alla base del vivere bene con gli altri, rappresenta un optional, andare a votare è un gesto ormai equivalente a scegliere una caramella a caso in un negozio di dolci, dopo essere stati dal dentista per una carie.
Il sapore della menta o dell’arancia scelta a caso ci stupisce, ma la carie rimane.
Raffaele Morese, presidente dell’associazione Koiné, ha ricordato il passato: «I padri del cattolicesimo democratico sono stati il lievito della politica del nostro paese. Oggi invece si tende ad essere qualunquisti, e vanno a ruba libri come quello di Stefano Feltri, “La politica non serve a niente” (ed.Rizzoli).
Che cosa è cambiato nel frattempo? Io sono sempre stato uno scarso frequentatore di partiti, però sono diventato sindacalista, e trovavo nei dibattiti pubblici gli elementi per sviluppare la politica in termini sociali: volevamo creare qualcosa che fosse grandioso, che servisse non per il limitato tempo attuale, ma per il futuro, ricercavamo l’impossibile per arrivare al possibile. Bisogna recuperare un senso di responsabilità nei confronti della politica, che oggi non esiste più».
Perchè i giovani non sono attratti oggi dalla politica? Perché i discorsi fatti nelle varie associazioni politiche, nei vari partiti, sembrano ormai soltanto slogan pubblicitari per vendere fini affaristici e contingenti. Non si cerca più di riscaldare i cuori con valori, idee in cui si crede fermamente. Il mondo della politica dovrebbe, secondo Morese, prendere esempio da Papa Francesco: il Pontefice parla al cuore delle persone, senza formalismi. La politica è ancora capace di parlare così ai giovani?
La partecipazione politica dei cattolici nasce con l’arrivo dell’enciclica Rerum Novarum, quando si comprende come siano necessarie attività concrete al servizio dei problemi reali delle persone, e la responsabilità maggiore per un cattolico rappresentava quella di formarsi, e formare di conseguenza, alla politica. Oggi tale formazione lascia spazio alla ricerca di leader politici, a cui ci si affeziona per la loro attrattiva, non per quello in cui realmente credono.
Matteo Truffelli, presidente dell’Azione Cattolica Italiana, ha sottolineato l’ impegno necessario nel presente: «Tutta la chiesa dovrebbe non identificarsi in una minoranza profetica, ma dovrebbe insistere, in politica, sull’idea di popolo, che cammina insieme, anche faticosamente. Il cattolico che crede nella democrazia dovrebbe essere un mediatore in ambito politico e sociale: ricordiamoci infatti che Papa Francesco ha realizzato un’apertura ai laici notevole, che ci offre la responsabilità di essere laici formati, maturi e consapevoli di quello in cui crediamo. Ecco perchè è necessario recuperare le basi dell’associazionismo, inteso come un insieme di persone che credono nell’inclusione sociale, in una economia più umana, ed in una cultura politica più umanizzante».
Il vero nemico dei nostri tempi sembra dunque essere non un leader di una fazione opposta, ma l’avanzare di un sentimento di antipolitica, che porta soprattutto i giovani a sentirsi estranei alla politica.
È dunque necessario rimettere l’essere umano al centro della politica, e non l’aspetto economico, come ricorda anche Sandro Antoniazzi, autore del libro: « Se la realtà sociale rimane fuori dalla politica, la politica perde il suo senso. Dobbiamo recuperare le nostre fondamenta, che in tempi passati hanno portato ad una mediazione tra idee diverse, discutendo dei problemi reali del nostro paese».
Discutere insieme è sinonimo di democrazia, ed è necessario discutere ovunque, risvegliando le coscienze: sul lavoro, in famiglia, nelle associazioni, affrontando i problemi nazionali in un’ottica internazionale, per uscire da un vicolo cieco in cui l’economia conta più della democrazia e del pensiero politico.