Quest’anno
la prolusione di apertura del nuovo anno accademico all’Università Pontificia Salesiana è stata tenuta da
Giulia Paola di Nicola e da Attilio Danese. Tema della riflessione:
“La famiglia oggi tra sfide e risorse”. Abbiamo colto
l’occasione per fare alcune domande Giulia Paola Di Nicola,
docente di sociologia presso l’università di Teramo e attualmente
di sociologia della famiglia all’Università di Chieti.
Lei è sociologa della
famiglia, quali sono le sfide per la famiglia nel contesto
socio-culturale attuale?
«Sono
tante. Anzitutto la fragilità dei rapporti: il concetto di fedeltà
è messo in crisi dal fatto che tutto ciò che è nuovo è sempre
migliore di quello precedente. E quindi, cambiare, sperimentare,
provare…, è una mobilità continua che fa anche perdere la propria
identità. Questo è un aspetto. Poi il continuo richiamo del sesso
che i mass media fanno, certamente non facilita la fedeltà, anzi
stimola la fantasia e provoca quello che Giovanni Paolo II chiamava
l’adulterio del cuore. Questo tocca anche le famiglie belle che,
purtroppo, piano piano si disgregano in quest’alternativa che
coccolano con l’immaginazione e il cervello, allontanandosi
dall’unità di coppia. E poi anche le forme di consumismo, le forme
eccessive di educazione, il laisser faire ai figli, senza
orientamenti e senza regole: ad esempio riguardo l’uso di internet, di
telefonini… I genitori non danno delle regole nella maggioranza dei
casi e quindi questi ragazzi, che avrebbero bisogno di essere amati e
curati, seguono quello che è l’ideale dei compagni e dei mass
media. Il ruolo educativo dei genitori andrebbe molto rinforzato per
potere avere poi dei cittadini maturi, responsabili, e quindi anche
degli sposi, dei padri e delle madri di famiglia consapevoli del loro
compito».
Lei si occupa anche delle
problematiche relative alle scienze del matrimonio. In quale modo la
famiglia costituisce una risorsa nonostante le difficoltà che essa
affronta oggi?
«È
fortissima la famiglia! Senza la famiglia la società sarebbe una
massa. E la massa è formata da tanti individui che non sono in
rapporto tra di loro e sui quali il potere può fare quello che
vuole. È la famiglia che crea un’alternativa, perché crea una
unità, una piccola comunità. L’essere umano è fatto per vivere
insieme e costruire insieme delle comunità. Al di là di individui
da una parte (individualismo) e la massa dall’altra parte
(collettivismo), la famiglia è un baluardo».
La teoria del gender è una
ideologia che va contro la vocazione e la missione della famiglia,
come sociologa e cristiana cosa ne pensa?
«La teoria del gender è nata perché l’idea di maschio e femmina è
stata molto caricata di pregiudizi. Per esempio, una donna un tempo
non poteva fare questo o quello, la donna era fatta solo per i figli
e per la casa. I maschi non potevano piangere, ma devono fare la
guerra. Tutto questo ha creato un rifiuto di questi stereotipi che,
nelle persone un po’ confuse mentalmente, significa mescolare
tutto. È fare gender neutro. La soluzione non è nell’imporre un
modello di femminilità o di maschilità. Bisogna trovare uomini e
donne attraenti che riescono ad essere per le nuove generazioni un
modello da imitare. Uno deve sentire bene di essere donna o di essere
uomo. È difficile contrastare con gli scritti e i congressi le
grandi lobby che stanno dietro la teoria del gender, perché sono
molto forti e noi siamo sempre un piccolo gregge. Quindi dobbiamo
agire sulla testimonianza, la formazione, e sulla via della bellezza.
Uno deve vedere una donna bella, di cui piace come si comporta, per
ritrovarsi in quel modello e viceversa».
La questione migratoria è
preoccupante. Quali sono le difficoltà che essa pone alla famiglia
e alla società di oggi?
«La
questione migratoria è molto complessa. Non si può dire sono pro o
sono contro, sarebbe troppo semplicistico. Per la famiglia è una sfida,
perché le migrazioni che vengono dall’Africa sono soprattutto
musulmane e propongono un modello di famiglia diverso; ma nello
stesso tempo, facendo molti figli, fra un tot di anni saranno
superiori a noi di numero; e siccome da noi in democrazia la maggioranza
vince, loro vinceranno. Dobbiamo quindi essere attenti da una parte a
rispettare e dall’altra a educare coloro che vengono, se vogliono
restare, secondo i principi della nostra tradizione, della nostra
Costituzione e della nostra religione, perché siamo cristiani da
2000 anni. L’integrazione è necessaria per evitare la guerra e il
conflitto».
A partire della sua esperienza
di coppia, cosa aiuta a consolidare la famiglia?
«Per essere persone
che vogliono vivere la famiglia, che hanno degli ideali, la fede è
di aiuto. Gesù in mezzo a noi è la nostra unità, è la nostra
risorsa come a Cana, quando il vino è mancato. La diversità è una
realtà nelle coppie, nelle famiglie. Non bisogno pensare al
matrimonio nel senso ottimistico “tutto andrà bene”. Il
matrimonio è un laboratorio dove costruire l’unità tra moglie e
marito».
Un’ultima parola.
«Un invito a
lavorare per la famiglia, perché se noi formiamo delle belle
famiglie, salveremo la società. Senza la formazione e l’educazione,
avremo delle strutture senza anima».