23 Dic 2015

Nubia. La prima neonata che vince l’Ebola diventa simbolo di speranza

L'epidemia ha colpito 29mila persone, ma ora è più facile guarire. E si spera nel vaccino


CONAKRY (Guinea) – Nubia è una bambina di soli 57 giorni, è nata il 27 ottobre nel Centro Trattamento Ebola di Medici Senza Frontiere e, da testardo scorpione qual’è, ce l’ha fatta. Ha vinto l’Ebola. È stata la prima neonata malata di Ebola guarita e diventata immediatamente simbolo di speranza per la fine di questa epidemia. Sua madre aveva contratto il virus ed era ricoverata al Centro Trattamento Ebola di Medici Senza Frontiere (Msf) a Conakry quando, due mesi fa, ha dato alla luce la bambina. Poco dopo è deceduta.




Quella in corso è stata la peggiore epidemia di Ebola di sempre. Stando agli ultimi dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, su quasi 29.000 casi, soprattutto nei paesi dell’Africa occidentale, Guinea, Liberia e Sierra Leone, solo 11.000 sono sopravvissuti e hanno risposto positivamente ai trattamenti ricevuti. «Alla nascita Nubia è risultata positiva al test, ma ha risposto bene alle cure ricevute. Siamo felici che sia risultata negativa agli ultimi test, le sue condizioni stanno migliorando, ma essendo la prima neonata a guarire dall’Ebola, continuerà a ricevere supporto medico specialistico prima di tornare a casa». Queste sono le parole di Laurence Sailly, coordinatore MSF dell’emergenza in Guinea. Le carenze nell’assistenza medica sono sistematiche e diffuse in tutto lo Stato, e l’accesso a cure mediche di qualità rimane una sfida enorme per la popolazione. Sono popolazioni lasciate a sé stesse, non hanno acqua potabile, le condizioni igieniche sono pessime e la paura che l’Ebola, o epidemie simili, possano insorgere è elevatissima.





Il punto di svolta è arrivato però il 31 luglio di questo anno, quando la rivista medica “The Lancet”, ha reso noto in un articolo che «i primi vaccini contro l’Ebola stanno dando risultati preliminari molto promettenti». L’articolo afferma inoltre che «l’efficacia del vaccino è del 100%».Il trial clinico del cosiddetto vaccino rVSV-EBOV, condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, da Medici Senza Frontiere, dall’Istituto di Salute Pubblica norvegese e dalle autorità guineane, «è stato avviato nel marzo 2015 in Guinea, coinvolgendo persone vicine a pazienti infetti e operatori che lavorano in prima linea, maggiormente a rischio di contagio».Il dottor Bertrand Draguez, che coordina la piattaforma MSF per la ricerca di efficaci strumenti contro l’Ebola, ha spiegato che «MSF è stata ampiamente coinvolta nel trial: ha somministrato il vaccino a 1200 dei propri operatori in Guinea, tra cui medici, infermieri, paramedici, staff di laboratorio, igienisti e  il personale che si occupa delle sepolture, con risultati assolutamente soddisfacenti».




Il timore di una nuova e terribile epidemia come l’Ebola persiste ed è testimoniato dal coordinatore di MSF dell’emergenza in Guinea Laurence Sailly che afferma: «Il governo e le comunità hanno lavorato duramente insieme a noi per arrivare a questo risultato. Ma dobbiamo restare vigili per eventuali nuovi casi, affinchè tutto ciò che abbiamo costruito non venga distrutto».
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato comunque la fine dell’epidemia di Ebola in Sierra Leone ma la Guinea conta ancora persone che continuano ad essere infettate da una malattia che non perdona. 
Il rischio principale rimane il debole sistema di monitoraggio. Questo è il motivo per cui è così difficile da fermare l’epidemia. Finché il virus è ancora presente in Guinea, la malattia rimane una realtà, con il rischio che si presentino nuovi casi, per questo in tutta la regione devono essere mantenuti alti livelli di vigilanza e la capacità di rispondere rapidamente a potenziali nuovi casi.




L’Africa può comunque tirare un sospiro di sollievo, nonostante le paure comprensibili, soprattutto di coloro che l’Ebola l’hanno combattuta in prima linea e hanno visto morire davanti ai loro occhi migliaia di uomini, donne e bambini. Qualche giorno fa, su Youtube, è apparso un video in cui i pazienti guariti dall’Ebola ballano e cantano a ritmo di musica rap, felici perché potranno continuare a guardare il mondo con i loro occhi. I loro sguardi, i loro sorrisi e la loro gioia commuove e colpisce profondamente. Sono «quelli che ce l’hanno fatta» e che forse, meglio di tutti, hanno recepito l’insegnamento di Papa Francesco: «bisogna vivere la vita come un dono, non come un tesoro da conservare».








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