«…Ripensai a quella vecchia
barzelletta, quella in cui c’è questo tizio… che va dallo psichiatra e gli fa:
“Dottore … mio fratello è pazzo. Crede di essere una gallina. E allora il
dottore gli dice: “ma perché non lo rinchiude in manicomio?” E quel tale gli
risponde: “già! Ma poi dopo, l’ovetto fresco, a me chi me lo fa?”. Insomma mi
pare che è proprio cosi, grosso modo, che la penso io, riguardo ai rapporti
umani. Mi spiego, sono del tutto irrazionali e pazzeschi e assurdi… ma mi sa
tanto che li sopportiamo perch … tutti quanti… più o meno ne abbiamo bisogno,
dell’ovetto fresco».
Cosi riassume Alvy il
suo rapporto con Annie nel finale del film Io
e Annie di Woody Allen. Film sulla
psicopatologia della normalità ed in particolare sulle problematiche nevrotiche
dei rapporti sentimentali ed interpersonali.
Il professor
Vincenzo Maria Mastronardi, psichiatra, psicoterapeuta e criminologo clinico, nel
suo libro intitolato Filmtherapy, i film
che ti aiutano a stare meglio, spiega
come il cinema, per costruire le sue storie, abbia attinto ampiamente da quasi tutti
gli aspetti della vita reale. Dichiarando che si può tranquillamente affermare che ogni
attività, esperienza, sentimento umano è stato riportato sul grande schermo sia
dal un punto di vista storico/socio/antropologico che da un punto di vista più
strettamente psicologico/personale.
Si possono cosi ritrovare storie che
rappresentano grandi problematiche sociali e storie che raccontano di singoli
individui e dei loro problemi, che sono poi quelli comuni della vita reale,
senza dimenticare le incursioni nel fantastico, ambito nel quale è stato
riprodotto anche ciò che di più fantasioso la mente umana possa immaginare.
Per spiegare cos’è e come funziona la filmtherapy, il professore parte dalle esperienze di “ipnosi clinica in
corso di psicoterapia” che è stato utilizzata da oltre 30 anni di attività psicoterapeutica,
per evidenziare come in un momento di maggiore ricettività del nostro cervello,
quale quello proprio dello stato ipnotico, è possibile somministrare, grazie
alla forza delle parole del linguaggio immaginifico, in grado di creare
visualizzazioni mentali nel soggetto ipnotizzato, positive associazioni di immagini
dinamicamente attive ed operanti in grado di destrutturare gli antichi distorti
convincimenti consci e/o inconsci del paziente, creando cosi delle piste
comportamentali alternative, più funzionali e meno disturbanti.
Tali messaggi
terapeutici, definiti “ipnosi fantasmatica”, sono stati abitualmente gestiti in ipnositerapia,
facendo visualizzare dei veri e propri viaggi mentali terapeutici accompagnati
da musiche di sottofondo sincro – emozionali e sincrogestuali, con il
paziente ad occhi chiusi disteso sul lettino dell’ipnotista.
Il professore ricorda che l’immaginazione, essendo una funzione psichica che opera contemporaneamente
a diversi livelli, ha la funzione evocatrice e creatrice di immagini ed agisce
sia sulla parte conscia che inconscia della personalità. Quindi l’immagine
mentale è il prodotto della percezione diretta, mediata dalla memoria e
ulteriormente modificata da processi individuali, che ciascuno andrà poi ad
esprimere in modo del tutto originale.
L’utilizzo della visione del film per colmare vuoti esperienziali
durante la psicoterapia con intervento ipnotico clinico avviene soltanto dal
1989, cosi dando inizio alla ricerca
relativa alle immagini filmiche in grado di risultare di una qualche
terapeuticità se ben pilotata.
Secondo il professor Mastronardi, ci sono strategie
per far fruttare la visione di un film, con giuste indicazioni terapeutiche per
il singolo film. La visione di quest’ultimo può essere condizionata, talvolta depistando la comprensione del suo
messaggio fondamentale e più profondo, da un concorso di elementi tra i quali
troviamo per esempio gli effetti speciali, la vicenda particolarmente
articolata che impegna maggiormente la parte razionale rispetto a quella
emozionale dello spettatore ed altri fattori ancora. Aggiunge che, se si vuole che un film riesca a
veicolare i veri messaggi che il regista e lo sceneggiatore desiderano inviare,
si dovrebbe tener conto di tutta una
serie di fattori relativi alle strategie dei colori, le strategie musicali, le
strategie mimico-gestuali, di coinvolgimento emozionale, visuospaziale e altro.
Nello stesso libro Filmtheratpy, i film che ti aiutano a stare meglio, Mastronardi
propone una classificazione dei film secondo una tematica psicologica. Questo
suo lavoro essendo il frutto di una ricerca effettuata con pazienti in
trattamento psicoterapeutico.
Alcuni film
come About a boy, II buio oltre le siepe,
Conflitti del cuore, li ha classificati nella sezione di quelli servono a lavorare sulla relazione tra genitori-figli e genitori single, l’accettazione della disabilità, conflitti familiari e
rapporti tra fratelli e sorelle. Altri, come la Guerra
delle rose, Le parole che non ti ho detto, e Gente comune invece sono stati messi nella sezione dei film che possono aiutare nei
casi di problemi di comunicazione, conflitti e mediazioni, divorzio, relazioni
non convenzionali e altri
Altri siti e altri libri come Cinematerapia. C’è un film per ogni stato d’animo di Nancy Peske e
Beverly West, propongono una possibilità
di autoterapia, con l’aiuto di alcune linee guida per potere realizzare la propria
terapia.
Ne abbiamo parlato con il professor Zbigniew Formella, che insegna psicologia dell’educazione all’Università Pontificia Salesiana, nella sua
riflessione, ha precisato che c’è un vero pericolo che si presenta con la
teoria dell’autoterapia. Perché di per sé l’autoterapia è molto pericolosa nel
momento in cui c’è sempre bisogno dell’aiuto dell’altro per l’unico motivo che
colui che ha bisogno della terapia non è in grado di valutare tutto da solo. Inoltre, per usare il film come terapia, c’è un lavoro
che viene fatto prima e dopo la visione del film.
Il professore ha
richiamato anche l’importanza della terapia face
to face, che non può essere sostituita da un film. Per concludere, il professore ha consigliato di
pensare al film come a uno strumento che può essere usato per la promozione del proprio
benessere, ma che non sostituisce il terapeuta nei momenti di disturbi che
necessitano l’intervento di questo.