Era una vecchietta già
curva, si muoveva col bastone. Il giorno che vennero a distruggerle la casa,
lei si rifiutò di muoversi. Rimase lì accanto ai resti della sua dimora. Fece
un fuoco come per riscaldarsi e si mise seduta per terra, fumando la sua pipa
per diversi giorni. L’unico momento in cui si spostava era per vedere se sua
figlia, insieme alla sua famiglia, erano ancora vivi. Anche loro erano stati
buttati fuori della loro casa, perché volevano distruggerla.
Dopo un po’ di giorni va a ricontrollare e si ritrova davanti ad una scia di sangue, segue da dove
viene e si ritrova davanti al gabinetto. Pensa che non potevano aver buttato
tutta una famiglia di otto persone lì dentro e si sbriga di andare a
controllare al lago Muhazi. Perché tutti
sapevano che il modo preferito degli interahamwe
era di uccidere e buttare le loro vittime dentro il lago. A metà strada
incontra un gruppo che stava tornando dal lago: gli chiede dove erano sua
figlia e i suoi nipoti. Le rispondono
che li avevano appena buttati nel lago, e lei gli chiede allora di ucciderla,
anche lei, sul momento.
Siccome non erano convinti, Cecilia li insulta in tutti i modi, finché non cambiano strada, per portala al lago, ucciderla e
buttarla dentro con i suoi.
Il 7 scorso aprile è
iniziato il periodo della XXII commemorazione del genocidio dei Tutsi in Rwanda, un
genocidio che ha tolto la vita a oltre 100.000 persone nel giro di 3 mesi.
La commemorazione, per i
ruandesi,è un’occasione per ricordare
le vite perse, per essere solidali con i sopravissuti, per riunirsi e per assicurare che quello ch’è successo non succederà mai più. In Ruanda o in un’altra parte del mondo. Questo
periodo è anche un’opportunità per imparare da storie di perdono, di
riconciliazione e di ricostruzione del paese.
Ogni anno per la
commemorazione si sceglie un tema di riflessione, questo anno è “ricordare le
vittime del genocidio lottando contro l’ideologia del Genocidio”.
Nella preparazione della
commemorazione, Il segretario esecutivo della commissione nazionale per la
lotta contro il genocidio, Dottor Jean Damascene BIZIMANA, ha affermato che è necessario lottare contro l’ideologia del
genocidio perché quelli che hanno perpetrato il genocidio e i loro aiutanti hanno
continuato a cercare a distorcere la verità su di esso. Ha ricordato che vari
strumenti sono stati messi a disposizione per rispondere a quelli che negano e
minimizzano il genocidio. Questi includono ricerche sul genocidio, discussioni
e conferenze sul genocidio e la sua prevenzione, la preservazione della prova
del genocidio, ciò che include i siti memoriali e tutto il materiale che testimonia la sua
storia per una maggiore chiarezza storica.
La fiamma del
ricordo, conosciuta come urumuri rutazima
(la luce che non si spegne mai), che simbolizza il ricordo insieme al coraggio
e la tenacità dei ruandesi per i 22 anni passati, è stato accesa questo 7 aprile
per rimanere accesso per i 100 giorni che sono stati il periodo del
genocidio.
Per la settimana
del lutto (dal 7 al 13 aprile) e per tutto
il periodo della commemorazione, i ruandesi si uniranno, come negli anni
precedenti, per rendere omaggio a tutti gli innocenti uccisi durante il
massacro. Rifletteranno sulla storia del paese e quest’anno hanno discusso su argomenti indirizzati alla lotta contro
l’ideologia del genocidio. Lo stesso è stato fatto in tutti Paesi dove risiedano i ruandesi,
anche In Italia.