Ricordate la celebre sit-com ambientata nell’area relax
di un’azienda davanti ad una macchinetta del caffè? Bene, ora sostituite la
macchinetta con una statua di San Giuseppe lavoratore che vigila con sguardo
attento la sacrestia di una parrocchia. Poi prendete un giovane parroco che ha
come hobby la boxing e la Juventus, una prorompente perpetua brasiliana che
seduce il sagrestano, un economo nostalgico della rivoluzione socialista e
condite il tutto con una catechista zitella che vede il demonio in tutte le
cose. Ed eccovi “Occhi al cielo. Citofonare in parrocchia”, la prima web serie tutta italiana girata all’interno
di un ufficio parrocchiale.
Un format ideato nel 2012 dal regista Sante Altizio e che
grazie ad una campagna di crowdfunding è riuscito ad arrivare alla seconda serie
(in uscita in queste settimane). «La parrocchia è nel DNA della nostra
società – spiega il regista – è uno degli elementi costitutivi del nostro
panorama culturale. E pesa. Peppone
e Don Camillo sono passati, ma non del tutto, non dappertutto.
L’oratorio, in fondo, è sopravvissuto. Le sedi di partito no».
giusto sottolineare che in “Occhi al cielo” c’è poco clericalismo ma molta
autocritica: nell’ufficio parrocchiale di Don Paolo si parla di omosessualità,
di ricchezze della Chiesa, di enigmi esistenziali e teologici e lo si fa in
chiave ironica con quella leggerezza propria del format. Tutti i personaggi (tra
cui noti attori) hanno un carattere ben definito, quasi a contendersi la
sagrestia tra innovatori e conservatori. Il parroco non è altro che il trait d’union
che con saggezza (e il più delle volte astuzia) riesce a mettere d’accordo
tutti.
irriverenti. «Crediamo che il mettere in
discussione le certezze, scardinare i punti di vista, cogliere tutte le
sfumature delle cose della vita sia importante e crediamo di non dover dare
risposte, ma di stimolare il dubbio in ognuno» continua Altizio. «L’utilizzo
del registro comico, il ritmo piuttosto serrato delle battute, la
caratterizzazione dei personaggi che si confrontano permettono di sviscerare i grandi
quesiti esistenziali e sociologici con sguardo comico e a tratti irriverente:
rideremo insieme, perché ridere è una cosa seria».