Quello tra i giovani e il volontariato è un rapporto complicato, spesso dibattuto, con un verdetto che quasi sempre penalizza le nuove generazioni: “i ragazzi di oggi non hanno voglia di impegnarsi per gli altri”. Una ricerca della FIDAS (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue) ha invece smentito lo stereotipo, offrendone una nuova chiave di lettura: chiamando in causa la fascia di età 18-29 anni con un questionario, ha dimostrato che i giovani vogliono impegnarsi in prima persona (in particolare con un ruolo nelle associazioni che hanno come fine ultimo la donazione del sangue), ma questo desiderio è latente e va quindi intercettato e portato in superficie.
Lo studio, la cui elaborazione dei dati è stata curata da Maria Paola Piccini, Dottoressa di ricerca in Ricerca applicata nelle scienze sociali e docente di Statistica all’Università Pontificia Salesiana di Roma, ha dato i suoi frutti attraverso la campagna “C’è posto per te”, lanciata sui social network con una serie di video promozionali. A differenza di altre pubblicità FIDAS, in questo caso l’obiettivo non è stato sensibilizzare alla donazione del sangue, ma coinvolgere i giovani nella vita quotidiana delle federate. Proprio come fanno i ragazzi protagonisti dello spot: dal graphic design all’ufficio stampa, passando per il social media strategist, il web master, l’organizzatore di eventi e tanto altro. «Nel questionario proposto è emerso come tanti intervistati non abbiano mai preso in considerazione la possibilità di svolgere attività di volontariato – ha spiegato la ricercatrice Piccini in un’intervista rilasciata a retisolidali.it – Ma un’altra risposta frequente è stata: “Nessuno me lo ha mai chiesto”. Su un campione di 531 persone, il 90% è disponibile ad aiutare in FIDAS, ma ancora non lo fa e secondo me è un’occasione da non farsi sfuggire».
Ma perché, se la voglia c’è, i giovani fanno fatica ad avvicinarsi al mondo del volontariato? Secondo una ricerca dell’Istituto Toniolo, soltanto il 6% degli italiani con un’età compresa fra 18 e 29 anni opera con continuità nel mondo del sociale: «I giovani non vogliono sprecare il loro tempo e vogliono impiegarlo solo in attività che considerano utili – ha sottolineato Piccini – Chi vuole impegnarsi e non lo fa ha una sola paura: quella di non ricevere abbastanza informazioni e di non saper cosa fare una volta entrati a contatto con l’associazione». Le motivazioni di chi si è dichiarato disponibile a scendere in campo da protagonista viaggiano invece su un doppio binario: l’appagamento individuale («Star meglio con sé stessi») e il desiderio di fare qualcosa per gli altri («In tanti hanno dichiarato di voler rispondere ai bisogni della società civile»).
Il dilemma sul rapporto giovani-attività di volontariato rimane. Il volontario medio, in Italia, ha 48.1 anni e in tanti sostengono che a pesare sulla statistica sia una sorta di fattore fisiologico. Il fatto stesso di essere giovani porterebbe ad un allontanamento dal mondo del volontariato, un desiderio che invece tornerebbe ad ardere in età più avanzata, con una consapevolezza maggiore e una gestione migliore del proprio tempo libero. Maria Paola Piccini ci offre invece un altro spunto su cui riflettere: «La maggior parte di chi non è coinvolto in alcuna forma di volontariato, alla risposta sul “cosa vorresti fare nell’associazione?”, ha risposto “promozione e organizzazione di eventi”. Ruoli primari per la vita associativa. Ecco, forse è proprio questo il punto: i ragazzi hanno bisogno di sentirsi protagonisti e non comprimari». Per qualsiasi associazione, Fidas compresa, accogliere i giovani significa nutrirsi di entusiasmo, con idee fresche e proposte innovative. C’è però anche un risvolto non trascurabile: un’associazione con membri giovani e motivati guarda al futuro senza timore, creando così una storia che dura nel tempo.
10 Ott 2016
I giovani credono ancora nel valore del volontariato
Una ricerca FIDAS spiega: le nuove generazioni hanno voglia di impegnarsi per gli altri, ma vanno incoraggiate e supportate dalle associazioni. Intervista a Maria Paola Piccini, ricercatrice e docente dell'Università Pontificia Salesiana