“A new home”, perché la vera integrazione combatte la paura

Il premio "Nuovi sguardi" del Religion Today Film Festival è andato al corto di Ziga Virc che mette sotto accusa la narrazione mediatica del fenomeno migratorio. Il mondo non è un posto così insicuro e pericoloso come vogliono farci credere

Si è concluso il Religion Today Film Festival, che, nella sua ventesima edizione, ha voluto rievocare gli avvenimenti, i processi sociali e le sfide che hanno profondamente segnato questi ultimi due decenni. Il rapporto tra religione e società, il problema della violenza e del dialogo nell’ambito religioso e culturale, i popoli in movimento, la condizione della donna sono solo alcuni dei grandi temi della rassegna internazionale e che 41 film da 28 paesi hanno cercato di rappresentare nel migliore dei modi.

Anche quest’anno gli studenti della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’ Università Pontificia Salesiana hanno partecipato al concorso come Giuria Speciale, assegnando il premio “Nuovi Sguardi” al cortometraggio di Ziga Virc, “A New Home”. Il film racconta la storia di una giovane donna che si trasferisce in un nuovo quartiere, alquanto deserto. Un giorno, andando a lavorare, passa vicino alla tendopoli di rifugiati nel parco vicino casa sua. Da quel momento una sensazione di angoscia e inquietudine si impadronisce di lei, portandola a commettere gesti insensati. Un film che sperimenta le soluzioni del cinema thriller: atmosfera cupa, riprese spesso statiche e una cinepresa che non esita a sostituirsi all’occhio della donna per comunicarci meglio il suo malessere.

“A New Home” ci permette,così, di riflettere sul tema dell’integrazione e, in particolare, sulla paranoia che il fenomeno migratorio sta generando in questi anni. Spesso, infatti, lo stesso sistema mediatico rappresenta il mondo come un luogo insicuro e pericoloso,facendo così sopravvivere quelle visioni stereotipate che ci fanno avere sempre più spesso paura dell’altro, del diverso. Infine, una menzione speciale è stata assegnata a “The Chop”, il cortometraggio di Lewis Rose sulla convivenza tra ebrei e musulmani. È stato scelto per la leggerezza e la simpatia con cui l’autore è riuscito a raccontare una storia di dialogo e comprensione tra culture religiose troppo spesso in contrasto, ma con una tradizione di rispetto e di tolleranza auspicabile per il futuro. Una commedia che supera la questione prettamente religiosa per aprirsi ad un profondo e rispettoso dialogo con l’altro.

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