Venezia. Frère Ennemis (Nemici fraterni): un film sull’amicizia, ma non solo

Un triller di David Oelhoffen che tocca temi molto attuali e che ci ricorda che la responsabilità delle scelte, alla fin fine, è nostra

Due fratelli, non di sangue ma di origine, Manuel e Driss, sono nati e cresciuti nella periferia parigina, nello stesso vicinato dominato dai narcotrafficanti. Ciò che li rende differenti è la loro scelta di vita: Driss diventa un poliziotto della narcotici e Manuel un criminale, dedito soprattutto alla vendita di cocaina. Quando a Manuel un affare va storto, le loro vite si incociano nuovamente dopo tanto tempo, ed entrambi, grazie al loro attaccamento al luogo d’infanzia, scopriranno di avere bisogno l’uno dell’altro per sopravvivere.

 

In concorso nella sezione principale della Mostra, il thriller di David  si presenta come un film che mette sul piatto temi molto caldi ai tempi moderni, come quelli dell’immigrazione di seconda generazione e dei legami familiari e, ancor di più, d’amicizia.

C’è la volontà di mettere a confronto le scelte dei due protagonisti. “Perché sei diventato un poliziotto?”, chiede Manuel. “Perché era l’unico posto in cui la mia faccia era un vantaggio”, risponde Driss. In questo scambio è forse racchiuso uno dei sensi del film: non è l’ambiente che ci cresce che definisce chi siamo, le nostre caratteristiche che sembrano metterci in una condizione di svantaggio, in realtà sta a noi sfruttarle al meglio per capovolgere la situazione.

 

La forza del film, oltre che nel racconto, sta nei dialoghi, mai scontati, ma veri, sinceri, l’ottima prova di recitazione degli attori aiuta a renderli non costruiti.

Altro fulcro del film sono le scelte dei due protagonisti: uno teso alla criminalità l’altro alla giustizia; il regista sembra favorire nettamente la scelta del secondo, senza però voler nascondere le difficoltà che hanno portato a questo (il rifiuto del padre di vedere il figlio) e per lo stesso motivo, forse, c’è la voglia anche di comprendere un mondo molto legato all’appartenenza familiare, da cui, se si sceglie di uscirne, si rischia di venire ostracizzati.

 

Il perno centrale è quindi la fratellanza. Al di là delle scelte sono le somiglianze che legano le persone, i luoghi d’origine e le relazioni che instauriamo dall’infanzia.

Tanti temi in un film di quasi due ore, ognuno dei quali viene sviscerato attraverso le vite dei personaggi, senza banalità e sentimentalismo, ma con fare oggettivo, capace di mostrare con il linguaggio cinematografico realtà complesse della nostra contemporaneità.

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Regista: David Oelhoffen

Sceneggiatura: David Oelhoffen, Jeanne Aptekman

Fotografia: Guillaume Deffontaines

Montaggio: Anne-Sophie Bonn

Suono: Martin Boissau

Musica: Superpoze

Interpreti: Matthias Schoenaerts, Reda Kateb, Adel Bencherif, Sofiane Zermani

Paese: Francia – Belgio

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