23 Set 2018

Serie TV, Trap e Social network: com’è paludoso il territorio dei giovani

Tutto è intrattenimento, ma nulla è solo intrattenimento. Tra valori che non sono tali e dimensione economica che uccide anche gli affetti, trovare la strada è difficile.

 Dal pomeriggio di giovedì 20 settembre l’Università Pontificia Salesiana (UPS) ospita il Congresso Internazionale Giovani e scelte di vita: prospettive educative, un incontro che ha come scopo quello di mettere al centro i giovani, in vista del prossimo Sinodo di ottobre voluto da Papa Francesco su I giovani, le scelte e il discernimento.

Dopo la conferenza introduttiva di Raúl Biord Castillo, vescovo di La Guaira (Venezuela), sono intervenuti alcuni docenti della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’UPS: Donato Lacedonio, Cosimo Alvati e Fabio Pasqualetti, parlando rispettivamente di serie tv, musica Trap, social network e rete.

 

Partendo dalle serie tv, Lacedonio ha fatto notare non solo che negli ultimi anni sono diventate sempre più diffuse, soprattutto nel mondo giovanile, ma anche che sono divenute un potente oggetto di confronto. In questo senso gli studiosi sono ormai d’accordo nell’affermare che la serialità televisiva è non solo intrattenimento, ma un vero e proprio prodotto culturale la cui anima è quella di trarre profitto. In particolare ha portato l’esempio di Skam, serie originalmente norvegese, ma che ha visto dei remake in USA, in Germania, in Francia e ora anche in Italia (per l’Italia è uscita su Tim Vision nel 2018).

Di conseguenza, l’educatore ha un doppio compito: il primo è di non estraniarsi da questo mondo, ma di guardare il tutto con occhio critico e di trovare i modi per utilizzare le serie tv mainstream come forma educativa; in secondo luogo, di essere presente e accompagnare i giovani nelle scelte, senza abbandonarli di fronte a questi prodotti.

 

Cosimo Alvati ha  parlato della Trap Music. Questo genere nasce come derivazione dall’hip-hop e dall’edm (elettronic dance music) e prende il nome dal termine trap house utilizzato nello slang americano per indicare le case diroccate in cui si spaccia la droga e in cui viene suonata questa musica particolare.

La trap ragiona per immagini, per flash, come i giovani d’oggi, tant’è vero che il social più utilizzato dalle nuove generazioni è Instagram. Ma la trap porta con sé 10 “valori”: la ricerca dei soldi, l’identità di periferia, gli atteggiamenti gansta, la bella vita, macchine costose e notti nei club, volgarità, trasgressione e provocazione, l’oro visto come uno status symbol, il sesso disinibito e, infine, la droga. Il problema quindi consiste nel fatto che questi “valori” vengono veicolati attraverso la rete e nella rete, dove i giovani stanno per la maggior parte del tempo: è quindi la rete che diventa il modo attraverso il quale i giovani conoscono il mondo e che li porterà a prendere le scelte importanti nella loro vita.

 

Fabio Pasqualetti si è concentrato sulla relazione tra i giovani e i social. Ha cominciato partendo da un dato di fatto: siamo nella ICT society (information, communication, technology). Un tipo di società nel quale tendiamo a voler calcolare tutto, anche gli affetti. Per questo motivo, riprendendo la tesi di Luciano Floridi, stanno sparendo i limiti tra vita online e vita offline, siamo “onlife”.

Pasqualetti ha citato una ricerca sui giovani di Jean M. Twenge, che ha definito le nuove generazioni internet generation, una generazione che non sa cosa sia la vita senza un iPhone o un iPad, vuole più bene agli smartphone che alla vita. La i generation si può classificare attraverso otto tendenze: l’immaturità (nel senso di rimanere in uno stato adolescenziale prolungato), l’iperconnessione (si è sempre connessi), l’incorporeità (con un declino delle interazioni sociali), l’instabilità (si registra un aumento delle malattie mentali, come la depressione), l’isolamento dal mondo e un disimpegno generale, l’incertezza e la precarietà (come visione del lavoro), l’indefinitezza (nelle relazioni sessuali, molta più libertà), infine, l’inclusività (una tendenza ad accettare tutto, anche se ciò è vero solo in parte perché ci sono anche molti fenomeni di razzismo). «La libertà è un concetto controverso», ha concluso Fabio Pasqualetti, «perché l’uso della  tecnologia può portare ad uccidere o a curare. La comunità cristiana, quindi, deve vivere e proporre stili di vita che incarnino la realtà del Vangelo nella ICT society”.

 

(Nell’imagine in alto: Donato Lacedonio, docente della Facoltà di Scienze della COmunicazione della Pontificia UNiversità Salesiana)

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