Il Congresso Internazionale GIOVANI E SCELTE DI VITA: PROSPETTIVE EDUCATIVE, che si è svolto a Roma dal 22 al 23 settembre ha visto la partecipazione di oltre 400 studiosi, educatori, religiosi e studenti provenienti dai 5 continenti.
«È stata un’esperienza incredibile potersi confrontare con giovani ricercatori che vivono dall’altra parte del Mondo e capire che l’azione educativa ha senso di esistere solo se calata nell’attualità». Mi risponde con queste parole suor Antonia e leggo nei suoi occhi l’emozione e la gioia di aver vissuto pienamente questi giorni di aggiornamento. Sr. Antonia è un’insegnante, ama “tutti i suoi ragazzi” e questo Congresso le ha regalato «una maggiore consapevolezza di quanto sia fortunata a essere al servizio dei giovani».
L’intervento che ha trovato più stimolante è stato «sicuramente quello organizzato dai docenti della FSC, per l’impatto emotivo e per la novità della tematica. Alcune persone mi hanno confessato di non essere riuscite a dormire ieri notte». Infatti i professori Donato Lacedonio, Fabio Pasqualetti, Cosimo Alvati e Enrico Cassanelli hanno presentato all’assemblea uno spaccato del tutto inedito, ma purtroppo reale, di una generazione complessa e continuamente esposta ai rischi della droga e dell’alcool, trasformati in normalità dai guru dei media.
Un altro intervento che suor Antonia ha trovato interessante, tra i tanti, è stato quello del sociologo Franco Garelli dell’Università di Torino. Commentando i dati del Survey Mondiale presentato durante il Congresso dall’Osservatorio Mondiale della Gioventù, ha sottolineato l’importanza dell’educazione salesiana «in un mondo complesso, plurale, in cui coesistono tante verità», che disorienta i giovani nelle scelte.
«I giovani hanno bisogno di un Sinodo che li renda protagonisti e che non si sostituisca a loro, in cui siano meno destinatari, meno utenti», ha detto. «Quella di oggi è una generazione che esce da contesti o troppo protetti o troppo uniformati e quindi la Chiesa deve avere il coraggio e l’intelligenza di non avere un’attenzione generica, ma deve affrontare temi come la bioetica e la sessualità».
Oggi un giovane vive dentro di sé «una serie di tensioni, tra fede e ragione, tra religione e scienza, tra benessere personale e trascendenza». L’azione educativa quindi, deve essere accanto ai giovani e gli educatori, i genitori devono fare esperienza insieme a loro e ascoltare i bisogni, perché altrimenti si rischia di estraniarsi e allontanarsi sempre più dalle nuove generazioni. A conclusione del suo intervento, Garelli ha richiamato «a essere presenti nella sfera pubblica, nelle proposte educative e più propositivi su temi decisivi dell’esistenza».
(La foto in alto è di Lia Maria Palmieri)