Costa d’Avorio: le violenze dopo le elezioni e le speranze riposte nella Chiesa

Dopo dieci anni di pace sono scoppiate le violenze e si teme per le prossime elezioni politiche. La popolazione si aspetta un coinvolgimento della Chiesa nella vita del Paese

Godeva della pace da un decennio e accoglieva profughi dei paesi limitrofi, ma oggi la Costa d’Avorio è segnata da un ciclo di violenza elettorale. Pesano ancora le conseguenze delle violenze elettorali del 2010, le prime della sua storia, ed essa fatica a ritrovare le strade di elezione pacifica.
Ciò è stato particolarmente vero per le elezioni regionali e municipali del13 ottobre, che sono state teatro di violenze e di manifestazioni in diversi luoghi del paese. Mai delle elezioni regionali e municipali avevano messo in scena un tale dramma in Costa d’Avorio.
 
 
Questa atmosfera di violenza appare molto preoccupante, perché le elezioni municipali e regionali costituivano innanzitutto un test per le elezioni presidenziali del 2020, un passo importante per il futuro del paese. Un test sia per la notorietà delle parti potiliche, sia per il livello di sicurezza.
Il risultato, se era positivo per il partito al potere con il 60% per i consigli regionali e il 46% per i consigli comunal, non lo era altrettanto per il livello di sicurezza.
Un rapporto della Lega ivoriana per i diritti umani, LIDHO, ha evidenziato «incidenti violenti, che hanno provocato le perdite delle vite prima e dopo le elezioni».
Questo rapporto è supportato da quello della Commissione nazionale dei diritti umani della Costa d’Avorio, CNDHCI, che ha anche riferito «casi di intimidazione, attacchi alla libertà di movimento e attacchi all’integrità fisica»; e una violazione dell’articolo 33 del codice elettorale.

 

Un quadro drammatico, che suggerisce previsioni negative per le prossime elezioni presidenziali, dove la posta è ancora più grande. Che cosa accadrà nel 2020? Ecco la domanda che preoccupa tutti gli abitanti della Costa d’Avorio. Più questa data si avvicina, più l’incertezza fa grande nei cuori.

Inoltre, è necessario agire ora per gestire le elezioni presidenziali del 2020 che, naturalmente, dovrebbero ispirare ancora piu passioni.
Purtroppo il governo, che ha la responsabilità di calmare le tensioni per rassicurare i suoi abitanti, sembra piuttosto alimentarle, per la sua inerzia. Sembra interessato solo ad imporsi come gran maestro, rimanendo sordo e cieco alle preoccupazioni della sua gente.

 

Un rapporto degli ambasciatori dell’Unione Europea, che data di aprile 2018 denunciava questo atteggiamento del governo; e questo, molto prima delle ultime elezioni. Questo rapporto ha rilevato «l’esistenza di significativi fallimenti politici della ricostruzione», nonché «fragilità irrisolte di un paese forse meno solido e democratico di quanto la sua buona immagine potrebbe suggerire». Una “buona immagine” che le autorità hanno difeso con tutte le loro energie. Autorità che, secondo il rapporto, «si mostrano immuni da critiche interne ed esterne e sembrano desiderose di non lasciare spazio al potere di sfuggire».

Il rapporto sottolinea inoltre la natura problematica o addirittura irregolare della Commissione elettorale indipendente (CEI), l’organo responsabile dell’organizzazione delle elezioni. Infatti, l’articolo 9 della legge N ° 2014-335 del 05 Giugno 2014 sulla funzione della CEI sottolinea: «Il Presidente della CEI è eletto dalla Commissione centrale tra i suoi membri per una durata di sei (6) anni. Deve essere una personalità nota per la sua rispettabilità, probità e imparzialità. Il mandato del Presidente non è rinnovabile».

Non solo l’attuale presidente èin carica da otto anni, ma la sua imparzialità è in dubbio, a causa del suo coinvolgimento diretto nelle elezioni presidenziali del 2010.

Dato tutto questo, e con tutte le ingerenze internazionali anche se minime (dati gli interessi economici di paesi come la Francia), la speranza di elezioni pacifiche sembra persa per gli abitanti della Costa d’Avorio. Tuttavia, per cambiare le cose, una grande fiducia è posta nelle istituzioni religiose in generale e nella chiesa cattolica in particolare. Questo, nonostante il fatto che la popolazione l’abbia rimproverata per il suo silenzio prima, durante e dopo le sue ultime elezioni.

Non negare gli sforzi già compiuti dalle organizzazioni cattoliche come la Rete “Shalom di Trasformazione del Conflitto e di Riconcilazione” (Rest-Cor), la popolazione si aspetta un maggiore coinvolgimento delle istituzioni religiose nella vita politica del paese.

 
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