Abbiamo bisogno dell’informazione per capire questa vicenda che coinvolge tutti. Quest’Assamblea dei vescovi non è lontana dalla nostra realtá. Avere una minima idea di ciò che succede non basta per capire la realtà e per camminare insieme. Abbiamo bisogno di impegnarci in questa grande sfida.
La pecualiarità di questo Sinodo è la participazione dei popoli indigeni che insieme si interrogano su come rispondere a questa problematica che tocca tutti e su come la Chiesa può ripensare la sua presenza in Amazzonia. Attraverso le Assemblee, territoriali questi popoli si fanno sentire e offrono a questo processo le loro proposte e idee, che partono da una visione del mondo propriamente amazzonica.
La motivazione
Dopo la presentazione della Enciclica Laudato Si’ nel 2015, che sfida la Chiesa e tutti coloro che sono attivi nel dibattito sulla cura della Casa comune, papa Francesco si dirige a tutta la Chiesa per cominciare a preoccuparsi di questa problematica che coinvolge a tutti: Stati, governanti, ogni persona di buona volontà. Esempio: è a rischio l’estinzione del 50 per cento delle specie di alberi dell’Amazzonia, questo ci preoccupa per le conseguenze sulla vita del pianeta.
Nel viaggio Apostolico di Papa Francesco in Perù, venerdì 19 gennaio 2018, nel Coliseo Madre de Dios a Puerto Maldonado, c’è stato l’incontro del Pontefice con i popoli dell’Amazzonia dove lui ha detto: «La Chiesa non è aliena dalla vostra problematica e dalla vostra vita, non vuole essere estranea al vostro modo di vivere e di organizzarvi. Abbiamo bisogno che i popoli originari plasmino culturalmente le Chiese locali amazzoniche». Queste parole sono l’ispirazione per la Chiesa universale, dopodiché papa Francesco ha convocato un’assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per la regione Panamazzonica, che ha il titolo: “Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale”, che avrà luogo a Roma nel mese di ottobre 2019.
Obiettivi e scopi
Si trata di ascoltare i popoli indigeni e tutte le comunità che vivono in Amazzonia, come primi interlocutori di questo Sinodo, questo è di vitale importanza anche per la Chiesa universale.
Lo Scopo principale di questa convocazione è individuare nuove strade per l’evangelizzazione di quella porzione del Popolo di Dio, specialmente degli indigeni, spesso dimenticati e senza la prospettiva di un avvenire sereno, anche a causa della crisi della foresta Amazzonica, polmone di capitale importanza per il nostro pianeta.
Chi coordina?
La REPAM (Rete Ecclesiale Pan-amazzonica) è stata formalmente incaricata di sostenere il Segretariato del Sinodo e il Consiglio pre-sinodale, presieduto da papa Francesco.
Cosa è la Repam?
Il lavoro della pastorale indigeni della Chiesa cattolica nella Panamazzonia ha una lunga storia di presenza, di dialogo e accompagnamento ai popoli indigeni e originari. I missionari, insieme ai vescovi, hanno deciso di fare un passo avanti. Trovare la strategia piú efficace che risponda non solo ai bisogni pastorali, ma anche ai problemi che si incontrano in ocassione dello sviluppo delle aziende estrattive trasnazionali. Nel giugno del 2011, a Lima (Perù), si è svolto il “Seminario Internazionale sulle industrie estrattive”, sul tema “La problematica delle risorse naturali in America Latina e la Missione della Chiesa“, organizzato dal dipartimento di Giustizia e solidarietà – CELAM e Misereor.
Ci sono stati due incontri: il primo a Puyo (Ecuador – aprile 2013) e dopo il secondo a Manaus (Brasile – ottobre 2013), dove è stato compiuto un ulteriore passo avanti nell’impegno evangelizzatore decisivo per l’annuncio del Regno di vita. E’ stato l’inizio ufficiale della Rete Ecclesiale Pan-amazzonica – Repam.
Con lo slogan: “Pan-Amazzonia, fonte di vita nel cuore della Chiesa”, la dichiarazione di fondazione (Brasilia, 12 settembre 2014) ricorda che la «Repam è stata fondata come risposta a questo sentito e urgente bisogno di prendersi cura della vita in armonia con la natura dal vasto e vario presenza di membri della Chiesa in Pan-Amazzonia». La Repam nasce con tre caratteristiche principali: la transnazionalità, l’ecclesialità e l’impegno per la tutela della vita.
Come va svillupandosi la fase preparatoria del Sinodo?
Vogliamo sapere come i popoli immaginano il loro “sereno futuro” e il “buon vivere” delle generazioni future? Come possiamo collaborare nella costruzione di un mondo che deve rompere con le strutture che tolgono vita e con quelle mentalità di colonizzazione per costruire reti di solidarietà e interculturalità? e, soprattutto, qual è la particolare missione della Chiesa oggi di fronte a questa realtà?
Papa Francesco ha scritto un Documento preparatorio diviso in tre parti corrispondenti al metodo “vedere, giudicare (discernere) e agire”. Questo documento è stato inviato a tutte le giurisdizioni ecclesiastiche che compongono l’intera regione pan-Amazzonica; sono nove Paesi: Brasile, Perù, Colombia, Bolivia, Ecuador, Venezuela, Guyana britannica, Surinam e Guyana francese; in questo modo da giugno 2018 a gennaio 2019 le Assemblee pre-sinodali saranno sviluppate in ogni paese.
“Ci sono un totale di 45 Assemblee territoriali distribuite come segue: Brasile 16, Perù 3, Colombia 3, Ecuador 6, Venezuela 6, Bolivia 8, e tra la Guyana britannica, Surinam e Guyana francese 1″, come si rileva dal sito di Repam. Tutti questi paesi hanno tempo fino al febbraio 2019 per contribuire al Sinodo.
Cos’è un’assemblea territoriale sinodale?
Sebbene sia uno spazio per un’ampia consultazione, è importante che tutti i partecipanti abbiano consapevolezza che “è uno spazio di consultazione e di dialogo, di costruzione collettiva. È uno spazio che ha la finalità di un ascolto ampio di quante più voci possibili, ma con un obiettivo orientato all’aspetto propriamente ecclesiale. E all’interno dell’ecclesiale, integrando l’ambiente, sociale, culturale, economico e politico, come solleva l’approccio dell’ECOLOGIA INTEGRALE, (lanciata con decisione nella Laudato si’, ndr) . Inoltre, è uno spazio che cerca di contribuire alla domanda della Chiesa sui nuovi modi di rispondere a questo territorio e per l’ascolto di quelli popoli e di quelle persone che vivono lì e hanno bisogno del loro buon vivere e del tipo di presenza e di accompagnamento ecclesiale che è necessario per raggiungere un futuro sereno”; si legge dal sito di Repam.
Conclusione
La testimonianza di papa Francesco ci insegna come ascoltare la gente. L’obiettivo è sapere quale sia la situazione in cui si trovano questi popoli. Questo atteggiamento è ciò che la Chiesa nella Panamazzonia sta tenendo, in dialogo con tutti, con lo scopo di plasmare una Chiesa con “un volto Amazzonico”, una Chiesa con “un volto indigeno”.