L’ultimo tango dell’imperatore. Il cinema piange il regista Bernardo Bertolucci

Il regista vincitore di nove premi Oscar si spegne all'età di 77 anni. Il cinema piange un'artista provocatorio e brillante. Immortali sono i capolavori come: "Ultimo tango a Parigi e "L'ultimo imperatore".

Il cinema italiano e internazionale saluta il regista Bernardo Bertolucci all’età di 77 anni. È stata una carriera immortale per Bertolucci, frutto della sua capacità di raccontare il mondo con lo stesso stupore e incredulità di un bambino. Molte scene dei suoi film più celebri sono rimaste impresse nei cuori di critici e spettatori, facendo innamorare anche una Hollywood, spesso difficile da impressionare. 

Bertolucci non è stato solamente un regista, ma un poeta, documentarista, produttore, autore brillante del cinema italiano, una star del cinema internazionale. Durante la sua carriera ha attraversato il cinema nella seconda metà del secolo scorso, passando dallo sperimentalismo al cinema d’autore. 

 

ULTIMO TANGO A PARIGI. CURIOSITÁ E CENSURE DI UN CAPOLAVORO. Ultimo tango a Parigi (1972) è una delle opere più controverse del regista. Proprio per questo lavoro Bernardo Bertolucci subì la censura per le numerose scene di sesso, tra le quali spiccò quella in cui Paul, il personaggio interpretato da Marlon Brando, sodomizzava Jeanne (Maria Schneider) utilizzando un panetto di burro come lubrificante. Il film trovò molte difficoltà iniziali, l’accoglienza fu ostile e la corte giudiziara richiese addirittura la distruzione della pellicola e la reclusione del regista e dell’attore Marlon Brando. Bertolucci venne quindi condannato per offesa al comune senso del pudore. Nel 1987, dopo 11 anni dalla condanna, la censura riabilitò il film, permettendone la distribuzione nelle sale e, poco poco, anche il passaggio in tv, pur censurando diverse scene.

Anni più tardi, esattamente nel 2013, Bertolucci tornò a parlare del tanto discusso film, rivelando per la prima volta che lui e Brando avevano stabilito la famosa scena del burro senza il consenso e senza aver informato prima Maria Schneider. Il regista si difese spiegando che la sua attrice non doveva mostrare alcun sentimento di rabbia e umiliazione, bensì sentirla veramente, mostrarsi quindi realmente frustrata, confusa e offesa. Anche in quel caso si alzò un polverone inutile di eccessive indignazioni e scandalose fake news su ipotetici stupri dell’attrice durante il set. La scena, seppur improvvisata, mantenne i canoni della finzione cinematografica.

 

LE PRIME PELLICOLE BOCCIATE NON FERMARONO IL MAESTRO. Tra gli scandali di Ultimo tango a Parigi e qualche altra opera incompresa, Bertolucci non mollò; la scrittura era sì una passione, ma il vero obiettivo era spostare la penna da semplici fogli di carta alla pellicola. Il sogno era raccontare, attraverso immagini suggestive, la realtà che lo circondava, spingendosi oltre gli schemi, navigando tra realtà e la finzione. La sua voglia di spingersi sempre in territori lontani e inosservati, lo portarono alla realizzazione del film L’ultimo imperatore del 1987, vincitore di nove Oscar, consacrandolo a maestro italiano e internazionale.

 

PIÚ VOLTE INCOMPRESO, SI SPEGNE A 77 ANNI. Nel corso della sua carriera da regista diresse altri capolavori come Novecento, Il té nel deserto, Piccolo Buddha e The Dreamers, dovendo sempre affrontare un’ambiente -soprattutto quello italiano- ostico e forse ancora troppo impreparato a digerire i suoi lavori intensi e riflessivi. Bertolucci lascia un grande patrimonio nel mondo del cinema  italiano e internazionale, soprattutto quell’insegnamento a guardare la realtà e ogni piccola cosa con gli occhi stupiti e affascinati di un bambino.

La redazione di Young4Young saluta con affetto il regista.

condividi su