Come conciliare le esigenze del turismo e quelle dell’ambiente? Il caso Seychelles

Il mondo è pieno di bellezze naturali da scoprire e ammirare, ma il turismo può rovinarle. Per questo occorre tutelarle.

L’Italia è ricca di un grande patrimonio culturale e paesaggistico, che noi dovremmo conservare e custodire con amore, anche se spesso non succede così. Il nostro Paese vanta tra l’altro un patrimonio immenso di vegetazione, che con la nostra azione quotidiana compromettiamo senza rendercene conto.

Siamo un Paese che richiama turisti da ogni parte del mondo, basti pensare alle colline e alle valli toscane (Pienza), patrimonio dell’UNESCO. Stando alle recenti statistiche  dell’Istat, nel 2017 i turistisono cresciuti e hanno raggiunto percentuali ben più alte dello scorso 2016, con una grande affluenza di stranieri, sopratutto provenienti dalla Germania, che vengono a visitare in ogni stagione dell’anno il nostro Paese.

 

Sono dati certamente da andarne fieri, ma il turismo nel mondo rischia di provocare danni all’ambiente, e va regolamentato. Prendiamo come riferimento per esempio  le isole dell’oceano indiano, come le Seychelles, che sono considerate ad oggi un “arcipelago-eden”, perché in questa giovane Repubblica, oltre ad esserci una delle spiagge più belle al mondo, boschi e montagne sono un patrimonio naturale e nessuno può tagliare un solo albero, e l’83 per cento del territorio nazionale è protetto.

Dall’altra parte, il turismo organizzato offre grandi comodità, con trasporti pubblici e privati efficenti. Lo scopodelle Seycelles sarebbe di non intaccare le risorse naturali, ma allo stesso tempo incentivare i visitatori attraverso strutture adeguate.

 

Facendo appello a ciò, proteggere il nostro patrimonio valorizzandolo, imporre delle leggi pù severe che salvaguardino il  patrimonio naturale che spesso lasciamo abbandonato a se stesso, dovrebbe essere un dovere. Il turismo sicuramente migliorebbe ulteriomente  e attrarrebbe un maggior numero di visitatori.

 

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