11 Gen 2019

Un messaggio da Torre Melissa: sentirsi comunità è ancora possibile

A pochi giorni dal discorso di fine anno di Sergio Mattarella, in Calabria 51 migranti vengono salvati dai cittadini, che si sono mobilitati spontaneamente.

È la mattina del 10 gennaio quando una barca a vela con 51 migranti curdi si arena a pochi metri dalla spiaggia di Torre Melissa, piccola frazione in provincia di Crotone (Calabria). Il rischio che l’imbarcazione si capovolga è alto e molti di loro non sanno nuotare, così iniziano a gridare disperatamente. Quelle urla disperate di uomini e donne svegliano alcuni residenti della zona, che, senza alcuna esitazione, intervengono immediatamente per metterli in salvo (ma purtroppo un uomo risulta ancora disperso). Subito dopo, in loro aiuto, giungono anche i carabinieri e i finanzieri della Sezione operativa navale, che salvano una madre e il suo piccolo di pochi mesi. Così, in poche ore si crea una vera e propria rete di solidarietà tra gli abitanti della zona per fornire pasti e coperte ai poveri naufraghi.

 

Sono gesti di profonda umanità che arrivano a pochi giorni dal messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato, in uno dei discorsi più belli degli ultimi tempi, ha spiegato l’importanza e «l’esigenza di sentirsi e riconoscersi come comunità», in quanto senza si arriva inevitabilmente alla violenza.

In un momento storico in cui i più sono incattiviti o hanno timore nel mostrare i buoni sentimenti, Mattarella ci ricorda che “sentirsi comunità significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri. Vuol dire anche essere rispettosi gli uni degli altri. Vuol dire essere consapevoli degli elementi che ci uniscono e nel battersi, come è giusto, per le proprie idee, rifiutare l’astio, l’insulto, l’intolleranza, che creano ostilità”.

 

E a Crotone a trionfare è stata proprio quella “delicatezza” propria dell’amore e del rispetto verso l’altro, che non potrà mai essere completamente eliminato. Si tratta di valori e realtà che appartengono a qualunque genere di comunità, intesa prima di tutto come luogo della conversazione educativa. Cosa diventerebbero le istituzioni, le varie forme di associazionismo o il mondo della formazione se si perdessero di vista la dimensione affettiva e valoriale dei rapporti?

Concludo questa mia riflessione con le parole del filosofo sudcoreano Byung-Chul Han, autore del libro La società della trasparenza: «Nella società della trasparenza (dove tutto è alla portata dei cittadini, n.d.a.) non si costituisce una comunità nel senso enfatico. Si sviluppano solo assembramenti o molteplicità casuali di individui isolati. […] Manca loro lo spirito».

condividi su