ROMA – Il 6 aprile 1520 muore a Roma, all’età di trentasette anni, Raffaello Sanzio, il più grande pittore dell’epoca rinascimentale. La notizia della sua morte si diffonde con grande rapidità in tutta Europa e crea profondo sgomento. Con la sua morte s’interrompe non solo uno dei percorsi artistici più eccezionali di sempre, ma anche l’ambizioso progetto di ricostruzione grafica della Roma antica, commisionatagli dalla Santa Sede.
Quest’anno, in occasione del 500° anniversario della sua morte, tutto il mondo si preparava a celebrarlo al meglio. In particolare, il nostro Paese si apprestava a festeggiarlo con una grandiosa mostra, intitolata Raffaello 1520-1482, presso le Scuderie del Quirinale, a Roma, in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi di Firenze, la Galleria Borghese, i Musei Vaticani e il Parco Archeologico del Colosseo. A causa dell’emergenza Coronavirus, la mostra, inaugurata il 5 marzo, è stata forzatamente chiusa al pubblico solamente tre giorni dopo. Come spiega Mario De Simoni, presidente delle Scuderie, «la mostra è tenuta amorevolmente al riparo, quasi come una Bella Addormentata in attesa di un principe che la risvegli». Infatti, gli unici ammessi ad entrare sono un restauratore, che due volte alla settimana verifica che non ci siano sofferenze, il tecnico degli impianti, che deve controllare il funzionamento del sofisticato sistema di climatizzazione, e, naturalmente, il personale per la sorveglianza, ulteriormente potenziato in questo periodo.
Tra i settantasette mila che avevano già acquistato il biglietto, solamente sei mila fortunati hanno fatto in tempo ad ammirare le 204 opere, tra tele, tavole e disegni, presenti in mostra.
Nonostante il duro colpo inflitto dal Covid-19, gli organizzatori della mostra non si sono lasciati abbattere e hanno offerto a tutti la possibilità di visitare virtualmente la mostra, attraverso video-racconti, approfondimenti e incursioni nel backstage.
Con l’hashtag #RaffaelloOltreLaMostra, è possibile ascoltare il racconto dei curatori e partecipare virtualmente agli incontri ospitati a Palazzo Altemps prima dell’apertura al pubblico dell’esposizione. Ognuno dei curatori della mostra affronta un argomento diverso legato al pittore urbinate: per esempio, Silvia Ginzburg esplora il tema della giovinezza di Raffaello, Antonio Natali ne racconta il periodo fiorentino e Alessandro Zuccari approfondisce il suo lavoro nella Capitale. A questi contributi si aggiungono anche quelli di importanti studiosi che, attraverso pillole video, approfondiranno temi legati all’arte di Raffaello. Introduce questa serie, con Qualche ragione, tra le tante, per amare Raffaello, la curatrice Marzia Faietti, a cui segue Matteo Lanfranconi, curatore e Direttore delle Scuderie del Quirinale, con un focus dedicato al tema da cui parte il percorso espositivo, ovvero La morte di Raffaello. Gli altri approfondimenti sono a cura di Francesco Di Teodoro e Vincenzo Farinella e dello studioso Achim Gnann, con una riflessione su Raffaello e Giulio Romano.
Ma non finisce qui! Con l’hashtag #RaffaelloInMostra, si possono effettuare video-passeggiate all’interno delle sale delle Scuderie, con dettagli e curiosità sulle opere e il racconto dell’allestimento della rassegna che ha riunito opere provenienti dalle più importanti collezioni internazionali. Tra queste, possiamo annoverare la Madonna del Granduca e la Velata dalle Gallerie degli Uffizi, la Santa Cecilia dalla Pinacoteca di Bologna, la Madonna Alba dalla National Gallery di Washington, il Ritratto di Baldassarre Castiglione e l’Autoritratto con amico dal Louvre, la Madonna della Rosa dal Prado. Per la prima volta, inoltre, sono messi a confronto nello stesso luogo i ritratti dei due papi che rappresentarono il culmine del successo romano del “Divin pittore”: quello di Giulio II dalla National Gallery di Londra e quello di Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi dagli Uffizi.
Questo non è certamente ciò che ci si augurava per festeggiare una ricorrenza così importante, ma è comunque un modo per apprezzare il fascino di questo straordinario artista.
Fortunatamente arrivano notizie confortanti dal direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, che, durante una diretta con l’Associazione stampa estera in Italia, ha dichiarato: «Ho già rassicurato il presidente delle Scuderie che siamo intenzionati a lasciare tutte le nostre opere in mostra, anche molto più a lungo del previsto. Questa è una mostra epocale e siamo disposti a profondere tutto l’impegno che è necessario per consentire a quante più persone possibili di visitarla dal vivo. Anche perchè il Cinquecentenario di Raffaello dura fino al 31 dicembre. Questa mostra è centrale per promuovere la conoscenza e la cultura di Raffaello ed è centrale per l’Italia». Dunque, questa dichiarazione ci fa sperare che potremo goderci dal vivo il genio di Raffaello.
Proprio gli Uffizi, dal 6 all’8 aprile, hanno lanciato, sulla propria pagina Facebook, un tour virtuale in tre tappe per scoprire i capolavori raffaeliti ora accolti nelle sale del complesso museale fiorentino. Come spiega Schmidt, “qui a Firenze abbiamo il privilegio di custodire la più alta concentrazione al mondo di dipinti di Raffaello.“
Per il momento, resta in programma l’appuntamento di Londra, dove, alla National Gallery, dal 3 ottobre 2020 al 4 gennaio 2021, ci sarà la seconda grande esposizione dell’anno dedicata al genio urbinate: qui sono attese oltre novanta opere dalle più grandi collezioni pubbliche e private del mondo, che i curatori vogliono affiancare ai dieci gioielli conservati a Trafalgar Square: dalla Santa Caterina d’Alessandria alle Tre Madonne, fino al celebre Ritratto di Papa Giulio II (ora alle Scuderie).
Ma le iniziative non si fermano ai social e al web in generale. Infatti, lunedì 6 aprile, giorno del cinquecentesimo anniversario della sua morte, la Rai ha deciso di dedicare a Raffaello un viaggio nello spazio, nel tempo e nei suoi capolavori artistici. Questo grande omaggio è andato in onda sia sulle reti televisive – in particolare su Rai 1, Rai 3, Rai Storia, Rai 5 e RaiNews 24 – che su Rai Radio. Si è trattato di un viaggio costellato di immagini e voci che il pubblico ha potuto godersi comodamente da casa e che si è chiuso, simbolicamente, davanti alla sua tomba, nel Pantheon, e all’epitaffio, scritto per lui dall’amico Pietro Bembo.
Anche il grande schermo ha deciso di omaggiare il “Divin pittore”. Il regista britannico Phil Grabsky sta lavorando, con la collaborazione delle Scuderie di Roma, ad un film-documentario che, Coronavirus permettendo, sarà al cinema tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo. Similmente a quanto fatto in rete dai curatori della mostra alle Scuderie, Grabsky, la sua società di produzione Seventh Art Productions e il brand Exhibition on Screen (EOS) permetteranno al pubblico di addentrarsi nelle sale della mostra costretta, per ora, alla chiusura. Il film-documentario si intitola Raphael Revealed.
Phil Grabsky ha raccontato: «Ciò che vogliamo mettere in evidenza è la profondità del’arte di Raffaello: cosa lo ha reso un grande artista? Perchè proprio lui? Quali sono le influenze che ha avuto? Voglio osservare molto più da vicino di quanto chiunque abbia mai fatto prima l’importanza vitale della città di Roma e dell’antica cultura romana su Raffaello. A volte penso che Raffaello sia piuttosto trascurato rispetto ad altri due giganti del Rinascimento, Leonardo e Michelangelo, a cui abbiamo dedicato due titoli cinematografici. Questo film metterà tutto a posto. Riveleremo il vero Raffaello, in tutto il suo genio».