Musica, social network, moda. Per i giovani tanti modi di comunicare, una richiesta: ascoltateci

I giovani di oggi non sono migliori di quelli di ieri, ma comunicano diversamente. E chiedono di essere riconosciuti

«I giovani di ieri erano ragazzi veri: quelli che passavano pomeriggi per strada a giocare a pallone, oppure quelli che aspettavano per mesi una lettera di risposta da un amico lontano, quelli che ascoltavano i genitori, quelli che avrebbero dato oro per poter studiare. Quelli di oggi non sono stabili, non sono felici di nulla, non sono mai contenti, sono i ragazzi del copia e incolla, quelli che hanno ottocento amici su facebook eppure non ne conoscono neanche la metà, quelli che vogliono fare i ribelli, ma si buttano giù alla prima difficoltà». Sono parole di un giovane che appartiene ai ragazzi di oggi, apparse nel giornale Repubblica. Un altro dice che non è così, perché i tempi sono cambiati, ma non tutto, perché certe abitudini sono cambiate, ma altre sono rimaste, migliorando o peggiorando. Quindi non c’è una generazione migliore dell’altra.

Oggi  più che mai, la comunicazione dei giovani è diventata sempre più coinvolgemte, anche quella online. Il confinamento ha favorito, anzi, ha esasperato e esagerato questa forma di comunicazione.

 

Un recente rapporto dell’Agcom mostra che i giovani, e non solo, frequentano i social network per soddisfare di bisogni che sono raggruppati in cinque punti: bisogni cognitivi, bisogni affettivo-estetici, bisogni integrativi a livello della personalità, bisogni integrativi a livello sociale, e bisogni di evasione. La tendenza dei bisogni degli adolescenti da 14-17 anni  è più focalizzata sulle attività di “comunicazione”, “intrattenimento” e “gaming” che sull’informazione. Nel 2019, il mercato del gaming ha raggiunto gli 11 miliardi di fatturato e i 700 milioni di utenti,  il gioco è un fenomeno giovanile, che riguarda trasversalmente tutte le fasce di età analizzate dal 21% al 31% e 13%a quelle più mature.

La scelta dei social dipende dalla motivazioni di uso collegate ai diversi cicli di vita, facebook per esempio è usato dai giovani tra 18-24 anni fino al 81,9%, invece Instagram è il più usatodai giovanissimi fino al 59,4%. I giovani più grandi lo usano per una scelta più matura. Giulia Arpino, una studentessa della di Scienze della Comucazione Sociale all’Università Pontificia Salesiana, atleta della Nazionale Italiana di Scherma, in una intervista su Young for Young afferma di avere un profilo instagram seguito da più di 1.100 persone; e nel tempo libero pubblica e condivide foto e video della sua attività e professione da sportiva. Sostiene che «sente il bisogno di condividere le foto delle sue vittorie nello sport per far capire alla gente che dietro una vittoria c’è molto lavoro, pubblica anche scatti di sconfitte, per far capire a tutti che non sempre, nello sport, ma soprattutto nella vita in generale, le cose vanno come vorresti e quindi c’è bisogno di accettare la delusione per poi trasformarla in grinta per superare le difficoltà future».

 

La sfida è che internet non risponde sempre ai bisogni dei giovani, anzi li delude, perché in tanti casi l’uso continuo del virtuale per la comunicazione, provoca conseguenze come l’isolamento o l’echo chamber, il confirmation bias, cioé porta a confermarsi nelle proprie idee o ipotesi e a dare meno peso alle informazioni. Poi ci sono gli hikikomori, ossia di “adolescenti eremiti”, “reclusi sociali” o “ragazzi spariti”. Sono definiti così perché non hanno interazione con il mondo fisico, non hanno riferimenti comportamentali da seguire, e quando hanno problemi, sono fragili.

 

A parte i social, la Musica è un altro modo di comunicare dei giovani. Sia suonare che ascoltarla. Racconta Riccardo Capobianco, un giovane universitario che ha un gruppo Duo che si chiama “Hip-hop alchemist”, che la musica coinvolge tutta la sua vita, perché la ascolta costantemente, mentre studia, riposa, gioca, fa sport. La musica è anche un modo di entrare in sintonia con gli altri, e unisce differenti persone più facilmente. Invece il gruppo On the road, un gruppo romano composto di cinque ragazze, considera la musica come un mezzo per trasmettere un messaggio come la solidarietà, la pace, o denuncia violenza; attraverso Free Man, un canto ispirato dai fatti  accaduti in America contro le persone di colore, il gruppo è riuscito a vincere il concorso Play Music Stop Violenze”, proprio con una canzone che tocca questo tema attualissimo.

 

La comunicazione dei giovani passa anche attraverso il modo di esibirsi e di apparire. La moda è una semplice espressione per dire “ci sono”. Il modo di vestirsi, la scelta del brand e degli idoli, il modo di pettinarsi… sono un linguaggio particolare di espressione di sé. Il sondaggio della community di Habbo, mostra che 67,2 per cento dei ragazzi italiani ritiene la moda importante. Dai 12 ai 17 anni i regazzi seguono le ultime tendenze del fashion e cercano ispirazione soprattutto in negozio. La  fashion comporta un messaggio implicito o esplicito, suscitato dalla pubblicità o da persone famosi, come cantanti, calciatori, artisti, seguito dal brand come Nike, Adidas, Puma. Il giornale I giovani e la moda afferma che 91 ragazzi su 100 spendono un minimo di cento euro al mese in brand come H&M, Zara, Adidas, Nike.

La moda tende a influenzare sotto due punti di vista contrastanti: da una parte rende noti e particolari (come gli hipster, che si caratterizzano nell’abbigliamento e nel modo di vivere, mostrandosi in tutto anticonformisti e contro gli schemi della società odierna), dall’altra rende conformi agli altri, e chi non lo è, è escluso dal gruppo. Qui risiede una delle cause del bullismo.

 

Al fondo delle diverse forma di comunicazione, c’è un desiderio fondamentale, che i giovani hanno espresso nel sinodo dei giovani nel mese di ottobre 2018 sul tema “Giovani, fede e discernimento”. «I giovani esprimono il desiderio di essere ascoltati, riconosciuti, accompagnati. Molti sperimentano come la loro voce non sia ritenuta interessante e utile in ambito sociale ed ecclesiale. In vari contesti si registra una scarsa attenzione al loro grido», così si legge nel numero7 del documento finale.

Ecco perché i giovani si sottraggono alla chiesa, portando con sé interrogativi esistenziali cruciali che non sanno a chi rivolgere, e che resta una ferita permanente che li rende solitari. Il rapporto dell’istituto Toniolo sul tema giovani e fede spiega quanto i giovani non credono in una Chiesa inautentica. In questa prospettiva hanno aspettative chiare, tra cui il «Rispettare i loro percorsi anche se tortuosi e non standard, curare le relazioni prima di ogni altro aspetto». Aspirano a modelli di comunicazione credibili. In papa Francesco i giovani vedono uno di questi testimoni, la fgura più significativa dopo quello delle figure familiari e degli amici.

La certezza è che nei giovani sia prima che adesso, risiedono potenza, forza e capacità e che se vogliono fondare o costruire un mondo o un futuro migliore lo possono fare, basta solo applicarsi e migliorare. Ma aspettano modelli di riferimento per orientare la scelta comunicativa.

 

 

 

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