La solidarietà viaggia su due ruote, e va veloce

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto insignire dell'onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica anche Maria Sara Feliciangeli, fondatrice dell'associazione "Angeli in Moto".

Da soli si va veloci ma insieme si va più lontano: questo è il motto dei volontari dell’associazione “Angeli in Moto”. La fondatrice si chiama Maria Sara Feliciangeli, ed è lei ad essere stata insignita, da parte del presidente Sergio Mattarella, del titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica. Con lei altri 56 cittadini. La sua  nomina è stata annunciata a Codogno il 2 giugno 2020 in qualità di cittadina distintasi nel servizio alla comunità durante l’emergenza coronavirus. Questo perché “Angeli in Moto” è un’associazione per la distribuzione a domicilio di farmaci e beni di prima necessità e durante l’emergenza sanitaria la loro attività non si è fermata, ma è cresciuta sia per solidarietà che per il numero di sedi e volontari.

Chi sono e come operino nel territorio i volontari dell’associazione “Angeli in Moto” lo abbiamo chiesto direttamente a lei.

Angeli in moto ha cinque anni. All’interno del vostro sito ufficiale riportate che i numeri hanno raggiunto una quota pari a 800 motociclisti volontari all’interno dell’intero territorio nazionale. Dove e quando inizia questo percorso?

«Angeli in moto nasce nel 2015, dal desiderio di poter aiutare le persone in difficoltà. Questo l’obiettivo iniziale: dare una risposta concreta lì dove c’è davvero bisogno. Iniziamo dunque con un gruppo di pochi motociclisti a fare consegne sul territorio romano, per i bambini delle case famiglia. Pian piano iniziamo ad affacciarci anche su altre realtà, fino a quando nel 2017 entriamo in contatto con AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) e creiamo con loro un protocollo di intesa. Ciò è significato, a livello pratico, avere bisogno innanzitutto di più volontari».

Quale era ed è tutt’oggi l’attività principale di “Angeli in Moto”?

«L’attività principale era ed è la consegna di farmaci a domicilio. Si tratta di andare a ritirare i farmaci presso le farmacie, gli ospedali territoriali e consegnarli alle persone con Sclerosi Multipla. Questo nostro servizio ci impegna tutto l’anno. Nel momento in cui abbiamo iniziato ad attivarci in questo modo le persone hanno cominciato a conoscere la nostra realtà e “Angeli in Moto” ha aperto la sua seconda sede a Rieti dove, tramite Fiorendo Framcioli, si è venuto a creare il gruppo “Angeli in Moto Rieti”. A seguire è nato “Angeli in moto a Terni”».

Fino a quando effettivamente non vi siete dovuti interfacciare con l’emergenza sanitaria coronavirus. Come avete reagito?

«Dopo lo scoppio della pandemia la scelta era a un bivio: fermarci o mettere a disposizione i nostri mezzi, utili in un momento così difficile, e andare avanti con la nostra attività. Abbiamo optato per l’andare avanti, principalmente perché le persone con sclerosi multipla sono persone immunodepresse, che tanto più hanno bisogno di qualcuno che vada per loro a reperire i farmaci. Nello stesso tempo abbiamo voluto aiutare l’associazione Salvamamme di Roma, con la quale da due anni abbiamo istituito un protocollo di intesa. Lentamente queste richieste sono aumentate e sono passate a livello nazionale: si sono iniziate ad aprire diverse sedi su tutta Italia e siamo arrivati a contare 42 sedi su tutta Italia e 800 volontari motociclisti. Grazie al rodaggio di questi cinque anni che ho alle spalle, e al fatto che sapevamo in cosa consiste andare a prendere il farmaco e tutte le procedure dedicate, abbiamo potuto dare una risposta immediata in un momento delicato come quello della pandemia».

I questo periodo di difficoltà sanitaria avete comunque lavorato in ambienti che richiedevano un ingresso in ospedali, in zone pericolose in quanto a rischio di contagio. Sul sito ufficiale dell’associazione mettevate già in guardia eventuali nuovi volontari che avrebbero voluto aderire che sì, il rischio c’era, ma che comunque si trattava di mettersi a disposizione di chi, immunodepresso, avrebbe avuto un rischio ancora maggiore. Come sono dunque cambiate le attività durante questo periodo?

«Sicuramente era nostro dovere tutelare i volontari, ma ancora di più le persone alle quale andavamo a dare una mano, proprio perché si parla di persone immunodepresse. Abbiamo dunque formato tutti i volontari, affinché seguissero tutte le norme di sicurezza: mascherine, guanti e non entrare mai in contatto diretto con le persone. Noi abbiamo dato tutta una serie di vademecum e regole, che dovevano assolutamente essere rispettate per effettuale una consegna: beni di prima necessità venivano lasciati alla porta e poi ritirati dalla persona, la quale, lasciando una sedia fuori, ci permetteva di appoggiare il farmaco che poi veniva ritirato. Questo è tutt’ora il metodo adottato».

È comunque stato un aiuto molto importante per la sanità nei vari territori: raggiungere le persone in un momento in cui la sanità era totalmente impegnata altrove a causa dell’emergenza è stato un grande aiuto. Quale è la missione che ricordi con più affetto?

«Sicuramente ce ne sono tante. Io gestisco soprattutto il coordinamento e l’organizzazione di queste 42 sedi, insieme al vicepresidente Floriano Caprio. Dopodiché ci sono tutti i ragazzi che stanno su strada, e che quindi vanno ad effettuare la missione vera e propria. Avendo un controllo e avendo anche un coordinamento generale di tutto quello che sta succedendo a livello nazionale è evidente che abbiamo più punti di vista, sia da parte nostra che da parte degli altri motociclisti. Questi hanno riportato esperienze molto belle, date primariamente da quel senso di gratitudine non tanto delle persone che ricevono, ma da loro stessi, che hanno fatto questo gesto di aver donato il proprio tempo.

Il mio obiettivo iniziale quando decisi di creare “Angeli in Moto” era quello di creare un gruppo di volontariato di persone che potessero aiutare chi sta in difficoltà, di non lasciare nessuno solo. Perché alla fine qualsiasi problema o momento difficile ci può essere, ci DEVE essere una risposta, perché altrimenti sarebbe davvero tutto troppo brutto. Quindi che sia solo una carezza, un sorriso, o anche un atto pratico, quello appunto di portare un medicinale o (ride) una signora che ha chiesto di portare i croccantini del cane. A noi può sembrare una sciocchezza. No, invece per lei è importante: in quel momento la signora non ha smesso di ringraziarci. Così come tanti messaggi che sono arrivati con le foto con scritto “grazie Angeli In Moto”. Sono cose e gesti che comunque fanno bene a chi li riceve, ma anche a chi fa l’azione».

Il 2 giugno a Codogno il presidente Sergio Mattarella annuncia i riconoscimenti. Come e quando sei venuta a sapere della nomina a cavaliere al merito della repubblica? È stata una sorpresa?

«Sono venuta a saperlo il giorno dopo, tramite un giornalista che mi ha chiamato facendomi i complimenti. Io non ho capito inizialmente a cosa si riferisse, ma poi ha continuato: “Le faccio le mie congratulazioni, le faccio presente che è stata nominata Cavaliere al Merito dal presidente della Repubblica”. Io lì per lì non ho effettivamente capito, anzi mi sembrava una cosa impossibile. Di conseguenza ho dovuto un attimo cercare di mettere insieme tutti i pezzi (ride). Quindi si, è stata una cosa veramente inaspettata, che mi ha enormemente emozionato. Io penso che nella mia vita ho pianto di gioia solo un’altra volta: mi sono commossa e sono rimasta senza parole. Ma questo grazie a tutti i ragazzi che hanno creduto all’iniziativa “Angeli In Moto” che hanno speso il loro tempo, le loro parole, il loro desiderio di aiutare gli altri. Questa è stata la più grande ricompensa: vedere persone che hanno voglia di poter rendersi utili».

 

 

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