Povertà educativa: preoccupano i numeri. Una risposta viene dal Terzo Settore

La povertà educativa è in aumento, e il contributo degli enti non profit è fondamentale, anche in supporto alle scuole

Christopher Sessums

80mila organizzazioni non profit sono impegnate contro la povertà educativa e possono essere di supporto e aiuto alle istituzioni pubbliche, in ogni ambito e in contesti diversi, partendo dai nidi, e arrivando fino all’alternanza scuola-lavoro, alle attività extrascolastiche.
Sulla base di questo dato, che approfondiremo nelle righe più avanti, è possibile comprendere come non ci sia solo il macigno della povertà assoluta a gravare sulle spalle delle famiglie italiane; il raggio d’azione dell’analisi a tutto tondo sulle problematiche più influenti dell’ultimo anno ruota necessariamente anche attorno alla dimensione dell’istruzione ed educazione dei più giovani.

Sì, perché proprio i più giovani sono stati i primi soggetti interessati degli esordienti Decreti Pubblici Ministeriali, che hanno rovesciato per sempre gli equilibri e gli stili di vita di tutti i cittadini. Sotto la prima ondata incontrollabile di contagi, ecco che le primissime istituzioni a chiudere battenti sono state le scuole e parallelamente le università. Due istituzioni che, insieme alla sanità, portavano già i segni di anni di gestione discutibile dei fondi pubblici, necessari ad uno sviluppo equo e attento al contrasto di ogni forma di disuguaglianza culturale, sociale ed educativa.

Torniamo a noi, soprattutto ai difficili tempi attuali. Interessante e di prezioso valore sono i dati di una ricerca elaborata da Save the Children. La celebre ONG ha effettuato un’indagine che ha coinvolto oltre 1000 studenti di età compresa tra i 14 e 15 anni. Una grande iniziativa, perché non solo ha riportato dati fondamentali a rompere speculazioni o giro di fake news riguardo questo tema, ma soprattutto perché ha dato voce ai ragazzi.

Secondo i dati raccolti dall’indagine, emerge un particolare allarmante, che deve far riflettere, soprattutto quando il periodo d’emergenza sarà soltanto un brutto e vecchio ricordo. I numeri riportano che già prima della pandemia oltre 1 giovane su 8 – circa il 13,5%, quindi 561 mila ragazzi – nel 2019 abbandonava gli studi avendo conseguito soltanto la licenza media. Questo dato in qualche modo fa capire come l’istruzione dei giovani sia stata spesso affrontata come problematica di serie B, pandemia o non.

 

L’indagine poi si allarga ai periodi più recenti e qui i dati mostrano un’ulteriore sconfitta per tutte le grandi istituzioni governative. Save the Children stima ci siano 34 mila “nuovi studenti dispersi” – si tratta del 2020 – concentrandosi sulla distanza tra chi, nonostante l’emergenza, dispone di strumenti idonei, spazi adeguati a partecipare alla didattica a distanza (DAD) e chi invece è in difficoltà economica, familiare e personale. Ma non finisce qui. L’organizzazione amplia il suo raggio di indagine anche sui pareri generali dei ragazzi circa la loro esperienza di didattica a distanza. I risultati anche qui non sono confortanti, perché nonostante gran parte degli studenti valuti positivamente la DAD, il 38% degli studenti – pari a 4 su 10 – esprimono un giudizio negativo, mentre il 35% – 1 su 3 – ritiene che durante questo periodo la propria preparazione scolastica sia peggiorata.

Da prendere sotto esame questo ultimo dato: 7 studenti su 10 affermano che la modalità a distanza diminuisce la concentrazione durante le lezioni, la possibilità di imparare nuove cose e socializzare con i compagni.

È proprio sulla base di queste ampie e assillanti difficoltà che il mondo del Terzo Settore è sceso in campo con un unico obiettivo: rendere meno sole le famiglie nell’importante lotta alla povertà educativa e disuguaglianze sociali.

 

 

È a tal proposito che torniamo al dato iniziale dell’articolo, attraverso la portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, Claudia Fiaschi, che nel corso della presentazione degli interventi contro la povertà educativa e la dispersione scolastica – tenutasi ad inizio anno e organizzata dal ministero dell’Istruzione a cui ha partecipato anche l’ormai ex ministra Lucia Azzolina – ha sottolineato il ruolo degli Enti del Terzo Settore (ETS) nel campo dell’istruzione durante l’emergenza sanitaria.

«Oggi dobbiamo rendere stabili tutte le alleanze e le collaborazioni nate spontaneamente nei territori, affinché diventino davvero strumento di progresso e abbiano un impatto strutturale nel contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica». Queste le sue parole d’impatto durante l’incontro, riportate dal periodico Vita.it. Tuttavia ciò che prende rilievo è quando la stessa Fiaschi mostra che il 60% dei soci aderenti al Forum abbia come attività prioritaria l’istruzione e la formazione.

Sempre la Fiaschi ha concluso con ulteriori dati che fanno riflettere sulle opere apportate dalle organizzazioni sociali: «In questi anni sono stati pubblicati 10 bandi con 400 progetti in tutta Italia, un investimento complessivo di 281 milioni di euro e 500mila bambini coinvolti».

Proprio a testimonianza di questo impegno del Terzo Settore, è interessante concludere lo spazio di questo articolo, attraverso l’esempio di uno dei tanti progetti nati in questo ultimo periodo.

Si tratta di compiti@casa portato avanti dalla Fondazione De Agostini di Novara, nato proprio nei mesi più difficili della seconda ondata e operativo da novembre del 2020.
Il progetto intende sostenere, attraverso la modalità di un accompagnamento a distanza, ragazze e ragazzi di scuola secondaria di primo grado che necessitano di un supporto nell’apprendimento. Le attività di accompagnamento allo studio si svolgono in ambiente di apprendimento virtuale e sono tenute da tutor, che sono studentesse e studenti universitari, selezionati tramite un apposito bando e opportunamente formati dall’Università degli Studi di Torino.

I link segnalati nelle righe precedenti, mostrano tutti i dettagli di un progetto che mette in risalto una speranza: la povertà educativa può essere sconfitta anche dalla cooperazione dell’intera comunità educante.

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