Marco Salerni è dal 2019 direttore generale di S2E: Solutions to Enterprises, società di consulenza in ambito Information Technology fondata nel 2008. L’obiettivo di Marco e del suo team è quello di dar vita a un’azienda non solo basata su grandi competenze tecniche, ma soprattutto sul tratto distintivo di una forte comunicazione interna caratterizzata dalla condivisione di valori specifici.
Che vuol dire essere direttore generale di un’azienda?
«Fare il direttore di un’azienda vuol dire avere un senso di responsabilità estremamente elevato, sono necessarie un po’ tutte le abilità di un manager ma a livello decisamente alto quindi soft skills molto alte. Questo perché la percezione degli altri, la conoscenza del business specifico, ma anche di come funziona un’organizzazione, sono tutti elementi, doti e capacità che un direttore generale deve assolutamente avere per fare un buon lavoro».
Quali sono i valori di S2E che cercate di mantenere e che vi contraddistinguono nella comunicazione esterna?
«Trasparenza, coerenza, e un grande senso di team; ci piace raggiungere i risultati insieme. Tu mi stai chiedendo della comunicazione esterna in realtà questo è importantissimo anche internamente, devono essere totalmente allineate».
Quindi questi valori sono rintracciabili anche nella comunicazione interna?
«In realtà partono proprio dall’interna e poi vengono esportati verso l’esterno. Le nostre vision e mission vengono riprese in continuazione proprio come elementi di coerenza. Ogni volta che io faccio una scelta mi chiedo se sono coerente con il percorso che abbiamo deciso di perseguire, anche per scelte apparentemente non importanti perchè anche dietro le scelte più piccole ci deve essere coerenza e le persone devono ritrovare dietro le scelte che si fanno questo fil rouge di indirizzo. Se decidiamo una direzione le scelte devono essere coerenti a questa, prima internamente e poi verso l’esterno, in modo tale che verso l’esterno sia amplificato il valore del lavoro che fai all’interno e i tuoi stessi dipendenti sono gli Ambassadors di questo messaggio di coerenza. Questa coerenza sta anche nel rapporto tra immagine e identità, elementi fondamentali, per me sono la stessa cosa. La nostra maturità aziendale, mattone dopo mattone forma la nostra identità e in questo percorso di forte change management è necessario che essa sia sempre compatibile con l’immagine».
In che modo S2E si impegna a mantenere attiva la comunicazione all’interno dell’azienda?
«Facciamo una newsletter mensile chiamata Bits&Bytes dove si parla di tutte le iniziative che vengono fatte all’interno e all’esterno dell’azienda, le novità da tutte le funzioni aziendali, ogni funzione deve partecipare attivamente alla comunicazione interna per far sapere a tutti i dipendenti che cosa stiamo facendo. Questo è un aggiornamento mensile dove si dà anche il benvenuto ai nuovi assunti, si saluta chi va in pensione o chi va a fare altre missioni; presentiamo cosa facciamo come progetti, consulenza, partnership con vendors e clienti, ma anche progetti interni. Un altro momento comunicativo importante è il portale di gestione del personale dove ci sono tutte le comunicazioni che riguardano l’aspetto più formale dell’azienda come ferie, permessi, corsi di formazione obbligatori e facoltativi. C’è anche il Kickoff, un momento diluito in 3 stadi: uno dedicato al management, uno al middle management e l’ultimo con tutti i dipendenti e serve per allineare le persone sui risultati ottenuti l’anno precedente, quelli che stiamo fissando per l’anno corrente e un aggiornamento sul piano industriale normalmente a 4/5 anni. È diviso in tre stadi perché la comunicazione è diversa a seconda del livello delle persone con cui parli. Quest’anno il Kickoff sarebbe dovuto essere in presenza per la prima volta con tutti e 300 i dipendenti nello stesso posto per 2/3 giorni; il Covid non ce l’ha permesso ma speriamo di poterlo fare l’anno prossimo. Altro momento estremamente importante è l’evento di Natale dove tutti sono invitati a partecipare, è una situazione di grande unione, sono ore fatte per stare insieme. Questi sono gli eventi specifici, ma a parte quello che ti ho detto c’è un’attenzione continua sull’aspetto comunicativo, del come comunicare ai vari livelli verso l’interno proprio alla ricerca di quella coerenza di cui parlavamo prima».
In che modo la pandemia ha inciso sulla comunicazione interna dell’azienda?
«Diciamo che nel nostro caso abbiamo dovuto aumentare la comunicazione per stare vicino alle persone, un po’ anche per distrarle, per farle sentire più accolte, coinvolte. Per i primi mesi è stata brutta in azienda, essendo la direzione a Milano abbiamo avuto diverse vittime tra parenti, genitori e amici di parecchi dipendenti, è stato un momento molto duro e la comunicazione interna, a tutti i livelli, da quella più ufficiale alla vicinanza con le persone, è stata incrementata; la pandemia ha quindi aumentato l’attenzione alla comunicazione. Il fatto che le persone stiano bene è fondamentale, quindi l’ascolto e poi la comunicazione per indirizzare, sono elementi assolutamente indispensabili».
L’iniziativa Camera C@fé è infatti nata proprio durante la pandemia, ce ne puoi parlare?
«Considera che io ho chiuso l’azienda a Milano 2 settimane prima del lockdown nazionale e subito ci siamo resi conto che dovevamo mantenere un contatto con le persone perché lavorare tutto il giorno da casa era una cosa che allontanava. Noi poi eravamo abituati più volte al giorno a prenderci un caffè, una volta con un gruppo una volta con un altro: era il momento in cui socializzavi e quindi è nata l’iniziativa di fare il Camera C@fé. È un incontro online che dura una decina di minuti con circa quaranta persone, un momento per socializzare, per farsi una risata, partecipi a qualcosa, non credo che avremmo fatto un Camera C@fé se non fosse stato per la pandemia».
Avete intenzione di portare avanti questa iniziativa una volta terminata la pandemia?
«Così com’è no. Di questo come tanti altri progetti che si sono aperti con la pandemia e quindi con il lavoro da remoto, ne faremo sicuramente tesoro per trasformarli in qualcosa di più adatto. Abbiamo però dei gruppi che lavorano a distanza a prescindere dalla pandemia e per questo motivo daremo sicuramente spazio a iniziative simili a Camera C@fé per dargli l’opportunità di stare con i colleghi anche a distanza».
Su social come Twitter mostrate la vita all’interno dell’azienda e valorizzate molto la comunicazione con foto e hashtag come #internalcommunication. Avete riscontrato che questa trasparenza attira eventuali clienti? Avete ricevuto feedback su questo versante?
«Assolutamente sì, non solo dai clienti ma anche partner e nuovi dipendenti. Retention ed engagment per l’alimentazione del brand sono indispensabili. Social come Twitter e Linkedin sono la luce dell’azienda verso l’esterno insieme agli Ambassadors che hanno una potenza enorme, molto più dei social. I social raggiungono molte più persone, ma quando tu raggiungi con persone tue, quindi con gli Ambassadors, la potenza è enorme. I social sono importanti e ci devono essere assolutamente ma l’impatto è minore».
Quali sono invece i feedback dei dipendenti?
«Diciamo che noi siamo all’inizio di questo percorso di espansione social: nella communication strategy abbiamo un piano a tre anni e siamo al primo adesso. A seconda della fascie d’età e a seconda del tipo di lavoro che fanno le persone questo progetto ha un impatto completamente diverso. Ci sono i talenti di 20/25 anni che sono attentissimi, in generale c’è una buona attenzione ma ancora non c’è un’attenzione standardizzata, proprio perché siamo all’inizio di questo percorso, ma puntiamo nel giro di 36/48 mesi di avere una grande potenza di fuoco dal punto di vista social. Inoltre, alla fine di quest’anno partiamo con un progetto: un’integrazione di comunicazione di Linkedin: il social per eccellenza dal punto di vista lavorativo. Questo progetto è necessario per avere un governo del nostro brand verso l’interno e verso l’esterno, potente, alimentato e con le persone partecipative all’attività».