In Tunisia arrivano illegalmente rifiuti ospedalieri dall’Italia

Negli scorsi mesi sono arrivati dalla Campania 282 container pieni. La vicenda ha portato già all’arresto di 23 persone per traffico di rifiuti nocivi

Illustrazione: Paolo Rosi

Domenica 28 marzo al porto di Sousse, in Tunisia, sono scoppiate le proteste dei cittadini tunisini, che hanno trovato 282 container di rifiuti trasportati illegalmente dalla Campania. Tramite striscioni e cartelli chiedono all’Italia, in maniera esplicita, di «prendere la sua m…a». Questi numerosi container sono infatti al centro di uno scandalo ambientale, nel bel mezzo della pandemia, che riguarda un redditizio traffico di rifiuti sanitari tra le sponde dell’Italia e della Tunisia.

Le autorità coinvolte

Questo caso ha già travolto diversi politici tunisini. Tra i 23 arresti effettuati, che coinvolgono funzionari e addetti portuali, la figura più importante è quella di Mustafa Aroui, il ministro dell’Ambiente. Con l’accusa di traffico di rifiuti nocivi, è finito in manette anche il direttore dell’Agenzia nazionale per il riciclo dei rifiuti (Anged), Beshir Yahya, il quale – secondo quanto riporta Pianeta2021 di Corriere.it – aveva addirittura dichiarato: «L’importazione di questi rifiuti è stata effettuata senza passare attraverso i canali ufficiali, che richiedono una pre-approvazione, e senza ottenere l’autorizzazione dei servizi ufficiali responsabili dell’importazione di questo tipo di residui».

Secondo quanto scrive Nigrizia.it, la rivista dei comboniani missionari in Africa, il presidente della Commissione del buon governo del parlamento tunisino, Badreddine Gamoudi, aveva accusato il primo ministro Hichem Mechichi di aver atteso troppo prima di autorizzare l’arresto del ministro Aroui.

Le proteste dei cittadini tunisini

In un suo reportage Internazionale.it riporta le parole di Hamdi Bensalah, un attivista e uno dei principali animatori delle proteste: «L’Italia ha cercato di usare la Tunisia come una discarica. I container bloccati qui da mesi rappresentano un grave rischio ambientale e il nostro governo non sta facendo nulla contro questa catastrofe ecologica». Il contenuto dei container era stato spacciato come rifiuti plastici, ma in realtà è composto di rifiuti pericolosi, soprattutto sanitari, centraline elettriche e scarti industriali, la cui importazione è proibita dalla legge tunisina e dalle convenzioni internazionali. 

 

La trama di questo traffico di rifiuti

La questione va avanti già da diversi mesi. La scorsa estate al porto di Sousse, nell’est della Tunisia, erano arrivati 212 container, ai quale se ne erano aggiunti 70 a novembre. Lo scandalo è stato portato alla luce da un’inchiesta della televisione privata El Hiwar Ettounsi, in seguito alla quale la magistratura tunisina ha avviato le indagini. La portata del traffico ha subito fatto pensare agli inquirenti a uno scandalo internazionale nello smaltimento dei rifiuti senza precedenti. 

Sono coinvolte principalmente due aziende, una italiana e una tunisina. Si tratta di una società campana, la Sviluppo Risorse Ambientali, che avrebbe redatto le bolle di carico dei container definendo il contenuto «scarti urbani e misti, impossibili da valorizzare», che sarebbero per lo più rifiuti ospedalieri, e della tunisina Soreplast, che doveva farsi carico di questi rifiuti e riciclarne la parte plastica. Un sospetto della magistratura è che la Soreplast abbia spedito direttamente tutto in discarica. 

Secondo AFP (Agence France-Presse), la Soreplast avrebbe stipulato un contratto con la Sviluppo risorse ambientali Srl, sede a Salerno e specializzata nel trattamento di rifiuti in Campania, che prevedeva lo smaltimento di 120 mila tonnellate di rifiuti per un valore totale di oltre 5 milioni di euro. Secondo le stime, tra maggio e luglio 2020, sarebbero partite da Salerno già 7900 tonnellate di rifiuti. L’ultimo arrivo di container, secondo quanto appreso dagli inquirenti, aveva probabilmente ricevuto l’autorizzazione da parte di Anged nonostante mancasse una autorizzazione ufficiale governativa.

La situazione complessiva nello smaltimento dei rifiuti

Nigrizia segnala che l’esportazione illegale di rifiuti in Tunisia è in aumento già da tempo, perché le norme europee per lo smaltimento sono stringenti e i paesi asiatici sono diventanti meno disponibili a riceverli. Così il traffico illegale si sta spostando verso altri paesi, come la Tunisia. Il paese nordafricano è coinvolto nonostante versi in grave difficoltà nello smaltimento interno di rifiuti. È ferma infatti, secondo la Banca mondiale, al 61% dell’immondizia raccolta nella capitale. 

La vicenda, in ogni caso, è tutta in evoluzione, ma appare già evidente che la pandemia abbia inciso anche su questi piani. La gestione dei rifiuti, comprensiva di raccolta e riciclo, appariva già difficoltosa in molti paesi e ora, con l’aumento improvviso di rifiuti sanitari pericolosi e poco riciclabili, sta riaccendendo il rischio di crisi di smaltimento dei rifiuti, portando alcuni a intraprendere scorciatoie poco oneste ed ecologiche.

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