A fine aprile il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) è stato inviato alla Commissione europea. In tutto, tra Recovery Fund e risorse interne, si tratta di 221,1 miliardi di euro da investire per far ripartire l’Italia. In termini percentuali, dovevano essere dedicati alla lotta ai cambiamenti climatici il 40% delle risorse. Dal documento emerge che saranno investiti 24,77 miliardi per le linee ad alta velocità e 8,58 nel trasporto pubblico e nella mobilità sostenibile.
Si è svolto nel frattempo, dall’8 marzo al 10 aprile, la campagna Clean Cities di Legambiente, un viaggio tra le città italiane per promuovere una mobilità urbana sicura, condivisa ed ecologica. L’intento della campagna era ovviamente anche quello di sollecitare gli interventi politici ad andare in direzione green, con proposte concrete nel settore.
Bari: tira una brutta aria
La campagna di Legambiente ha fatto tappa nel capoluogo pugliese l’1 e il 2 aprile. I dati cittadini non sono buoni. Nell’aria è riscontrata un’alta concentrazione di PM10 (particolato) con una media di 23 μg/mc nel 2020 (dati Arpa Puglia). Sono rilevate 57 automobili ogni 100 abitanti e ci sono stati 12 morti e 2464 feriti per incidenti stradali tra 2019 e 2020. Difatti le strade “30 all’ora” sono quasi assenti, compensate da ZTL e zone pedonali.
Legambiente, nel dossier Ecosistema Mobilità Bari, ha presentato al Comune di Bari sei proposte per una città sostenibile:
- Estensione delle zone pedonali, con più piste ciclabili e zone 10, 20, 30 all’ora
- Un piano verde che unisca zone pedonali e zone verdi
- Depaving del suolo urbano per ridurre il rischio idraulico
- Riduzione del rumore meccanico diminuendo il flusso di automobili
- Cessazione della circolazione dei bus turistici nell’area portuale
- Abolizione della circolazione dei motori a due tempi e riconversione dei mezzi delle municipalizzate
Ruggero Ronzulli, direttore di Legambiente Puglia, sostiene che «l’amministrazione comunale di Bari ha da tempo avviato una riorganizzazione strutturale della mobilità urbana, improntata sui principi della sostenibilità ambientale e aperta all’innovazione propria delle smart city».
Messina: il prezioso lungo mare
La città di Messina gode della superficie a mare più lunga del Mediterraneo. Ambisce a diventare una delle città europee leader protagoniste nell’invertire la rotta che va verso i cambiamenti climatici e nel migliorare la vivibilità urbana. Inoltre, aggiungono il sindaco Cateno De Luca e la vicesindaca Carlotta Previti, «Messina, nella sua significativa dotazione di aree collinari al margine della città, si rivela uno dei territori più fragili in Sicilia da un punto di vista idrogeologico».
In quest’ottica si inserisce il progetto per diventare una green city, che il Comune aveva chiesto di inserire nel Pnrr, trattandosi di un programma perfettamente in linea con la transizione ecologica. Prende il nome di ForestaMe: è un grande progetto pilota di riforestazione mediterranea che prevede «una rete di aree e fasce con vegetazione e permeabilità del suolo, esistenti e di nuova realizzazione, in continuità tra loro, integrate alle aree protette e agli interventi in corso di mobilità dolce e piste ciclabili», spiega la vicesindaca: «Un sistema multifunzionale locale che implementi i corridoi ecologici e fasce di forestazione lineare nel perimetro urbano e periurbano integrate con i torrenti, i laghi e il mare e le aree e fasce di vegetazione limitrofe. Passeggiare tra gli alberi con l’affaccio sullo Stretto di Messina sarà finalmente possibile, per restituire alla città un vero rapporto con le colline e il mare».
San Mango d’Aquino: il borgo fa scuola
Il terzo caso in questione riguarda non una città, bensì un piccolo borgo della Calabria di neanche 2mila abitanti: San Mango d’Aquino, in provincia di Catanzaro. Il piccolo paese è stato infatti inserito dalla Fondazione Arbor Day della Fao tra i 120 centri urbani meritevoli del riconoscimento internazionale di città custodi di foreste urbane.
La cittadina calabrese è accompagnata da megalopoli come New York e Toronto e città come Guadalajara (Messico), Kampala (Uganda) e Birmingham (Regno Unito); in Italia è l’unico esempio al sud visto che sono state selezionate anche Cesena, Lignano Sabbiadoro, Milano, Modena, Padova e Torino.
Per ottenere il riconoscimento di Forest Town le amministrazioni comunali hanno dimostrato un certo impegno in favore di alberi e foreste urbane. Le città selezionate entreranno a far parte di una rete che consentirà la condivisione reciproca delle migliori iniziative. «Gli alberi forniscono benefici incommensurabili alle aree urbane; tra le città riconosciute, molte hanno investito nelle loro comunità per creare un futuro più sostenibile» ha affermato Dan Lambe, presidente della Arbor Day Foundation.