La musica italiana si fa sempre più multietnica

Mahmood, Ghali, Rancore e tutti gli altri: artisti che si sentono italiani e nei loro testi ricordano le battaglie per i diritti e l’inclusione

Foto di Martin Fjellanger / Eurovision Norway / EuroVisionary

«Sono troppo africano per essere solo italiano e troppo italiano per essere solo africano. Afroitaliano, perché il mondo è cambiato». Sono queste le parole che riassumono la condizione di molti ragazzi nati in Italia, ma con genitori di diverse nazionalità. Eppure, nonostante fisicamente si possano notare caratteristiche tipiche delle loro origini, questi ragazzi si sentono italiani a tutti gli effetti e sono orgogliosi di esserlo. Basta ascoltare le canzoni di giovani artisti che si stanno affermando nel panorama musicale italiano.

 

MAHMOOD, IL PIÙ FAMOSO. Il primo artista che viene in mente è sicuramente il vincitore del Festival di Sanremo 2019. Alessandro Mahmoud, in arte Mahmood, è riuscito a lasciare il segno con “Soldi”, brano dai suoni nordafricani, ma perfettamente moderno e in grado di portare la novità in un contesto tradizionale come è (o è stato, se consideriamo la vittoria di quest’anno dei Maneskin con il rock di “Zitti e buoni”) il festival della canzone italiana. Il testo della canzone, definito dalla maggior parte della critica uno dei migliori portati al festival, illustra la vita e soprattutto l’infanzia di Mahmood, nato da madre sarda e padre egiziano, ma cresciuto nell’ambiente milanese, e l’influsso che, inevitabilmente, hanno avuto le sue origini nonostante i rapporti difficili con il padre. E nonostante tutto, l’artista si dichiara fiero di essere italiano: «Sono italiano al 100%” afferma».

 

GHALI E RANCORE. Tuttavia, il primo cantante che ha esportato uno stile “straniero” nella musica italiana è un altro giovane milanese. Ghali Amdouni, noto a tutti col semplice nome tunisino, si è aggiudicato un podio nella musica trap. Anche per lui, figura paterna assente (viene arrestato e, una volta scontata la pena, taglia tutti i rapporti con la famiglia) e infanzia difficile. In compenso, una madre sempre presente lo ha saputo sostenere e crescere.

Ghali ottiene il successo grazie al suo primo lavoro dal titolo “Album” e al suo staff multietnico che ha sicuramente influito sul suo stile musicale. Quali sono gli ingredienti della sua musica? Eleganza e sincerità. Ama mostrare il suo vero sé e le sofferenze che ha dovuto sopportare, comuni a tanti italiani. Con l’aiuto della tecnologia ha creato la propria casa di produzione; i suoi videoclip arrivano a milioni di visualizzazioni e ai suoi concerti partecipano giovani provenienti da ogni angolo del mondo. Eppure, anche Ghali si sente orgoglioso della sua amata Italia. «Quando mi dicono “vai a casa” rispondo sono già qua. Io tvb cara Italia sei la mia dolce metà», canta in “Cara Italia”, un misto di suoni elettronici e influssi nordafricani.

Non mancano altri esempi. Rancore (Tarek Lurcich il vero nome), rapper romano, classe ‘89, madre egiziana e padre croato, è salito sul palco dell’Ariston nell’edizione 2019 e ha ottenuto un premio da parte della critica per la canzone “Argento vivo”, con Daniele Silvestri e Manuel Agnelli.

 

SENTIRSI ITALIANI. E ancora Tommy Kuti (Tolulope Olabode Kuti), nato in Nigeria e trasferitosi in Italia all’età di due anni, laureato a Cambridge, passa dal canto di Chiesa al rap, si batte per la soluzione della questione dello ius soli e ama la pizza e la bandiera tricolore. «Ho la pelle scura, l’accento bresciano, cognome straniero e comunque italiano», canta con fierezza. Sebbene sia classe ‘84, l’elenco si può estendere anche a Malika Ayane, nata e cresciuta a Milano da madre italiana e padre marocchino. Tra gli altri, ricordiamo ancora Laïoung (Giuseppe Bockarie Consoli), nato a Bruxelles e di origine sierraleonese, che illustra la povertà, la rabbia e l’emarginazione nelle periferie di Ostuni, paese natio del padre. Amir Isaa, romano con padre egiziano, che parla, come Tommy Kuti, dello ius soli in “Ius music” e “La mia pelle” perché, afferma, «Non ci si può sentire straniero nella tua nazione»; Michael Mudimbi, di San Benedetto del Tronto, madre italiana e padre ghanese, che partecipa a Sanremo tra le nuove proposte con “Il mago”, una canzone che inneggia all’ottimismo nonostante la vita possa riservare prove molto difficili.

 

IL DIBATTITO SUI DIRITTI. Cosa hanno in comune questi giovani oltre alla loro origine straniera? Tutti vogliono raccontare la loro realtà di figli di immigrati, spesso difficile perché considerati non italiani quando, in verità, conoscono più la nostra penisola che il loro Paese di origine. Parlano delle loro storie personali, in particolare della loro famiglia, e lo fanno con testi dai toni molto forti e accesi, spesso pieni di espressioni volgari e per questo non sempre condivisibili, anche nei contenuti. Tuttavia, non provano odio nei confronti dell’Italia, anzi: la mettono sul piedistallo, sentono l’amore per questa terra che ispira loro dolcezza e belle e buone emozioni.

La loro situazione è conosciuta più attraverso le loro canzoni che tramite il dibattito politico. Insomma, grazie a questi ragazzi la musica italiana diventa sempre più internazionale e impegnata a rivendicare alcuni diritti.

condividi su