19 Gen 2022

Progetti per città sostenibili: innovazioni di bio-edilizia dal New Mexico all’Italia

Costruire abitazioni con materiali di scarto o materiali edili naturali? Ora è possibile e a impatto zero, come le iniziative di Michael Reynolds e della Ricehouse che puntano a cambiare il mondo

L’architetto statunitense Michael Reynolds è conosciuto per la sua associazione Earthship Biotecture che ha sede a Taos, nel deserto del New Mexico. Le sue costruzioni chiamate earthships (ovvero “navi da Terra”) sono particolari ed innovative case bio-sostenibili costruite con materiali di scarto e alimentate da energia geotermica.

Lo studio di questo progetto ha inizio a fine anni Sessanta e, nel 1972, Reynolds realizza già la prima casa ecosostenibile chiamata Thumb House, che univa terra cruda con diversi materiali di riciclo come lattine di birra usate, bottiglie di plastica, alluminio e pneumatici usati. Lo scopo dell’associazione è quello di ideare costruzioni abitative a costo zero grazie all’utilizzo di materiali che in situazioni normali andrebbero dispersi in natura. 

Questo particolare tipo di edifici viene costruito con pochissimo denaro ed è totalmente indipendente dai servizi che forniscono acqua ed elettricità, perché in grado di produrre autonomamente tutto il necessario per il sostentamento di una famiglia. Queste costruzioni permettono di accumulare il calore del sole d’inverno e hanno un ingegnoso sistema di ventilazione che le rende fresche d’estate, raccolgono l’acqua piovana e la depurano, consentendo di immagazzinare una quantità di acqua sufficiente.

Quelle di Reynolds sono costruzioni radicali e quasi impensabili, ma del tutto possibili e auspicabili per combattere la scarsità di risorse energetiche oggi sempre più a rischio di esaurimento. Per poter migliorare il nostro mondo è necessario ripensare al modo di abitare e di vivere in linea con i diversi eventi naturali e in rispetto delle risorse energetiche della terra, nostra casa comune.

Earthships

La bio-edilizia made in Italy

La RiceHouse (ovvero “casa di riso”) è una startup innovativa nata nel 2016 a Biella, Piemonte che aspira ad avere un impatto positivo sulla società promuovendo un cambiamento responsabile. Nasce dall’esperienza dell’architetta naturale Tiziana Monterisi (co-fondatrice e CEO), insieme all’innovazione del co-fondatore e compagno Alessio Colombo (geologo e COO).

Si identifica come progetto innovatore per la sostenibilità e per il commercio di nuovi materiali per la costruzione. Dalla coltivazione del riso arrivano nuovi materiali per un’edilizia sana e bio-compatibile. Si promuove un nuovo modo etico di vivere in linea con la sostenibilità. Dal 2020 Ricehouse diventa una Società Benefit.

Dagli scarti del riso alle abitazioni slow tech

Abbiamo chiesto a Tiziana Monterisi e Alessio Colombo di parlarci dell’iniziativa che portano avanti:

«Il progetto RiceHouse nasce dall’esperienza di mia moglie Tiziana, che ha sempre lavorato con i materiali naturali di ogni genere. Nel 2016 decidiamo di dare una svolta con il mio contributo da geologo, con l’interesse di sviluppare qualcosa all’interno del mondo in cui viviamo tutti i giorni, in un territorio interamente ricoperto dalla cultura del riso. Abbiamo costruito così una proposta di commercializzazione di prodotti che hanno come linea di sviluppo quella di essere derivati dagli scarti della produzione del riso e dall’altra parte utilizzare leganti che fossero 100% naturali. Quindi prodotti che incentivassero il territorio dove viviamo a valorizzare di quelli che fino a cinque anni fa erano considerati solamente rifiuti».

«La nostra idea progettuale è di lavorare in ottica Slow tech, cioè con la riduzione estrema della necessità di macchine e di tutto ciò che è tecnologia domotica, di utilizzare materiale minimo necessario al corretto funzionamento degli edifici che ci permette di avere dei livelli di manutenzione estremamente bassi».

Dal punto di vista economico – continua Alessio – «il nostro è un modello di economia circolare molto completo; dal campo di riso investiamo sugli agricoltori che raccolgono, di quello che loro coltivano il 70% è dedicato all’alimentazione, mentre noi prendiamo il restante 30% per valorizzarlo e introdurlo in un modello di filiera industriale. Tutto quello che costruiamo in termini materiali di prodotto ha fine vita trivalente, perché ritorna subito all’inizio della filiera per rifare il nuovo prodotto dello stesso tipo. L’ultimo risultato di questo processo diventa un ammendante che ritorna nello stesso campo di riso da dove lo si è raccolto».

 

grafico economia circolare RiceHouse

 

«Gli impianti che vengono utilizzati sono estremamente più economici perché se una casa normale per essere gestita ha bisogno di una quantità di macchine elevate e un consumo energetico legato al funzionamento di quest’ultime, al contrario noi non abbiamo costi di gestione perché sono i materiali stessi che fanno questo tipo di operazione autonoma. Le nostre case, infatti, annualmente hanno un costo di manutenzione di soli 200/300€».

«I materiali utilizzati – spiega invece Tiziana – sono a zero impatto ambientale, del tutto atossici e sicuri per l’uomo, come ad esempio la lolla e la paglia di riso. La lolla-calce è un bio-intonaco proveniente dal processo di miscelatura del legante calce aerea con la lolla di riso, un sottoprodotto agricolo derivante dal processo di sbramatura del riso grezzo. Il risultato è un materiale ad alto valore tecnologico, con elevato isolamento termico e traspirabilità e ottima capacità di regolamentazione dell’umidità interna. Mentre la paglia di riso, che contiene tanta silice, per noi risulta un materiale isolante, utilizzata come nuovo mattone per le costruzioni, che fabbricate con questo materiale diventano ottimizzate per l’apporto passivo del sole e dal punto di vista energetico».

Nel 2020, aggiunge Alessio, «abbiamo fatto 90 interventi, oggi stiamo entrando nel mondo degli architetti che vendono e acquistano materiali, in totale siamo arrivati a 180 appartamenti e realizzazioni come case isolate, villette e condomini in periferia di Milano».

 

 

Per quanto riguarda le sfide di RiceHouse per il futuro sono quelle di rispettare l’ambizione di avere la capacità di risposta all’aumentare della richiesta, cioè aumenti di produzione industriale, gestione logistica e infrastrutturale in tutto quello che il mondo offre. Inoltre, capire quali sono i meccanismi per poter entrare sempre più penetrativi nel mercato.

Quindi la sfida più grande, conclude Tiziana, «è convincere le persone a credere nei nostri progetti per il futuro».

Altri progetti di architettura sostenibile

Ricehouse non è l’unico progetto tutto italiano di bio-edilizia; ci sono molte altre iniziative che stanno prendendo piede o sono già state avviate. L’industria immobiliare ecologica che si sta facendo sempre più avanti è quella delle case totalmente costruite in legno, di cui sono già in costruzione nei cantieri diversi progetti in molte regioni. 

Per quanto riguarda la costruzione di abitazioni che danno nuova vita a materiali di riciclo, oltre agli esempi di Michael Reynolds e di RiceHouse, ci sono molte altre iniziative sparse per il mondo che si stanno evolvendo. 

Questa tipologia di costruzioni presenta vantaggi sia di tipo ecologico, che di tipo economico poichè, superato il processo di costruzione che richiede costi più elevati per i tipi di materiali utilizzati, successivamente queste abitazioni diventano investimenti nel futuro da un punto di vista di sia di gestione che di mantenimento. 

La bio-edilizia è un passo importante verso un futuro sempre più sostenibile.

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