In Inghilterra il 26 novembre 2021 è stata lanciata la collezione “Mono to Stereo – The Complete RCA Studio Masters 1956 ” del Re del rock n’ roll Elvis Presley. L’Italia ha deciso di iniziare il nuovo anno in grande pubblicando un album della leggenda che avrebbe fatto da apripista al genere rock.
Uscito il 14 gennaio scorso (probabilmente la data più vicina alla nascita del cantante avvenuta l’8 gennaio 1935), il “Mono to Stereo” di Elvis è una raccolta di alcune delle sue canzoni più note distribuite su due dischi, il primo in modalità stereo e il secondo nella qualità mono originale. In realtà, la differenza tra le due versioni di uno stesso brano potrebbe non essere percepita, ma a un ascolto più attento si riescono a distinguere tutti i vari strumenti musicali coinvolti. Del resto il passaggio dal mono allo stereo non è un processo semplice da realizzare
“Mono to stereo”
La maggior parte delle canzoni risale al 1956, o perlomeno quelle scritte da Elvis in persona o dalla Radio Corporation of America (RCA), il colosso discografico che riuscì a strappare il futuro “The King” a Sam Phillips e alla sua Sun Records per la cifra di 35000 dollari (paradossalmente Sam Phillips aveva dichiarato: “Se trovassi un bianco che canta con l’anima di un nero diventerei miliardario” [da “Storia leggendaria della musica rock”]).
Le restanti sono reinterpretazioni di brani di altri autori che, tuttavia, fecero la fortuna del cantante. A titolo di esempio, la canzone che apre la raccolta “I got a woman” fu incisa nel 1954 dal ben più noto cantante soul Ray Charles. O la leggendaria “Blue Suede Shoes”, opera di Carl Perkins, risalente al 1956. “The Pelvis” deve il suo successo a questi autori blues, soul, R&B, gospel, verso cui nutriva fin da bambino una notevole ammirazione. Essendo un ragazzo molto timido e spesso preso di mira dai bulli della scuola, cantare nel coro della Chiesa e suonare la chitarra diveniva una valvola di sfogo che gli permisero di affinare il suo orecchio e le sue capacità musicali (soprattutto il primo, che conpensava gli errori che poteva commettere sul piano teorico).
Il passaggio alla RCA
Passato alla RCA, la sua fama aumentò con il primo singolo pubblicato con questa casa discografica, “Heartbreak Hotel”, esibita anche all’Ed Sullivan Show. Ispirata alla notizia del suicidio di un ragazzo, i compositori Tommy Durden e Mae Boren Axton la proposero a Presley offrendogli un terzo dei diritti d’autore, ma a patto che divenisse il primo singolo pubblicato con la RCA. Elvis accettò e senza aver sottoposto il brano ai supervisori della RCA arrivò in studio pronto per l’incisione.
Non discutiamo sull’evidente preoccupazione che tale comportamento instillò nei produttori, ma Elvis era talmente convinto nel suo lavoro che era in grado di far sparire ogni perplessità al suo team. E proprio questo accadde con “Heartbreak Hotel”. “Elvis era capace di incidere un’ottantina di tracce della stessa canzone, e senza neanche riascoltarle, Decidere con sicurezza qual era la migliore, quella da utilizzare per incidere il disco da commercializzare” affermava il produttore Steve Sholes (da “Club 27 Stars’ Corner”).
Il senso dello spettacolo
Elvis è e fu considerato un maestro per molti altri artisti successivi. Molti dei suoi successi furono reinterpretati negli anni a seguire. La celeberrima “Hound dog” di Willie Mae “Big Mama” Thornton tornò in luce solo dopo l’esibizione del cantante di Tupelo, ma le cover prolificarono sottolineando anche le differenze tra i vari generi musicali. Da Jimi Hendrix ai Beatles, dai Rolling Stones a Eric Clapton, “Hound dog” ha subito rivisitazioni blues, country e rock n’roll.
Probabilmente, ciò che colpì gli artisti successivi fu anche l’energia che “il Re” sapeva dare ai suoi brani, accentuata dai movimenti continui di braccia, sopracciglia, gambe e bacino (quest’ultimo gli avvalse l’appellativo di “The Pelvis”) che Elvis non solo mostrava durante le sue esibizioni, ma anche mentre registrava in studio. Egli stesso dichiarò a un giornalista: “Si deve dare spettacolo per attirare la gente, altrimenti ognuno se ne starebbe a casa sua, senza uscire per venirmi a vedere”.
Riassaporare l’atmosfera
Poco dopo il 1956, Elvis abbandonò gli studi musicali e quelli televisivi per otto anni. Si rifugiò a Hollywood, dove si dedicò alla carriera cinematografica. Nessuna delle sue pellicole è passata alla storia. Invece, come si può vedere dalla raccolta “Mono to Stereo”, la leggenda del “re dei colpi d’anca” rimane scolpita ancora oggi e non solo tra le passate generazioni. Questa raccolta è per chi vuole (ri)assaporare l’atmosfera e soprattutto i suoni degli anni Cinquanta e allo stesso tempo ascoltare vecchi e importanti successi musicali con una qualità audio migliore. In ogni caso, entrambe le versioni hanno una loro attrattiva per i fan di Elvis e gli amanti della musica.