Tra i corridoi dell’Università Pontificia Salesiana di Roma, puoi imbatterti in studenti di svariate nazionalità. Oggi conosciamo un giovane salesiano portoghese, che ci parlerà di questo grande evento per la Chiesa cattolica di tutto il mondo dalla sua prospettiva di «persona che accoglie».
«Comincio col presentarmi: sono Álvaro Morgado, 21 anni, dal Portogallo. Cosa faccio nella vita? Semplice: sono salesiano. Sto da 3 anni in Italia: il primo anno a Genzano, gli altri a Roma per il mio percorso di formazione. In questo momento sono postnovizio e studio filosofia in questa meravigliosa università!»
Visto il grande evento che vedrà la sua realizzazione nel mese di agosto, quali emozioni hai provato quando hai scoperto che la Giornata Mondiale della Gioventù 2023 sarebbe stata proprio nel tuo Paese?
«Io ricordo proprio il momento in cui ce l’hanno detto! Un fun fact interessante è che si sapeva già più o meno dai siti ufficiosi che sarebbe stata in Portogallo. Perché? Perché all’inizio dell’anno il Presidente della Repubblica, come fa sempre, lancia il calendario per tutto l’anno, e nei giorni della GMG a Panama era previsto un viaggio del presidente proprio lì! Poi tutta la diocesi di Lisbona ha fatto un incontro per seguire la messa e l’annuncio del luogo in cui sarebbe stata la prossima GMG. Noi ce lo aspettavamo già, ma quando il cardinale ha annunciato che sarebbe stata in Portogallo è stata proprio una festa! Ho sentito – io personalmente e tutti i giovani che stavano lì – una grande allegria, in primis per un evento così grande come la GMG, e poi perché sarebbe venuto il Papa in questo evento così speciale, così salesiano, anche se non è solo dei salesiani. È stata un’allegria enorme: in quel momento siamo esplosi tutti a urlare, cantare!»
Questa sarà la tua prima esperienza di GMG. Alcuni tuoi amici, invece, sono stati già a Panama: dalla loro esperienza, tu che cosa ti aspetti da questo grande evento?
«Loro parlavano tanto di accoglienza, del valore dell’accoglienza che hanno vissuto da partecipanti. Durante la GMG alcuni gruppi vanno a stare nelle case delle famiglie, e questi miei amici parlavano di come erano stati accolti a Panama, e ricordo che uno degli obiettivi che avevano era proprio quello di preparare bene l’accoglienza. E questa è un po’ anche la mia sfida, alla mia prima GMG, come persona che accoglie e non come uno che partecipa: far vivere a tutti i giovani del mondo che vengono in Portogallo quello che i miei amici mi raccontavano e hanno vissuto: di essere ben accolti veramente».
Ci hai detto che la GMG è in fondo un evento molto salesiano. Perché la definisci così?
«La definisco così perché è fatta da giovani per i giovani. Può sembrare una frase fatta, ma penso sia bella e vera, e vedo come nei preparativi – che accompagno da fuori non essendo lì presente per poter aiutare – il protagonismo è veramente dei giovani! Si vede che c’è quel vescovo, quel prete responsabile, però veramente chi fa le cose sono i giovani. E lo fanno per i giovani, e questa secondo me era l’idea di don Bosco nel suo oratorio, quando ha fondato i salesiani: ha voluto fondarli appunto con i giovani, per lavorare con altri giovani».
Trovandoti in questo momento a Roma per motivi di studio, qual è il tuo contributo per la GMG? Parlaci anche del ruolo che ricoprirai durante questo grande evento.
«All’inizio mi è stato chiesto molto lavoro di traduzione di notizie, di documenti tra l’italiano e il portoghese. Quest’anno mi è stato affidato il compito di coordinare la squadra dei presentatori durante la giornata del MGS (Movimento Giovanile Salesiano, ndr) mondiale, durante i giorni della GMG! Concretamente, dovrò coordinare il gruppo dei ragazzi che saranno presentatori e costruire con loro la scaletta! Io e un’altra ragazza che lavora in una tv dovremo coordinare questo gruppo di ragazzi».
Prima ti ho chiesto le tue aspettative, ora invece ti chiedo: da fedele, secondo te quali sono le speranze, le aspettative della Chiesa portoghese per questa GMG?
«La Chiesa portoghese vede la GMG come un momento di rinnovamento, di cambiamento, non nel senso di buttare tutto ciò che è stato fatto e ricominciare da zero, ma nel senso di un momento di grande Grazia, una spinta direi, per continuare a rinnovarsi con i giovani. Secondo me si sta capendo tanto il ruolo dei giovani, delle persone all’interno della Chiesa, perché la Chiesa portoghese – parlo di preti, vescovi, parlo di chiesa istituzionale – si è resa conto che non ce la fa da sola; ha bisogno delle persone più di quanto pensasse. Ci aspettiamo che questo evento avvicini tante persone alla Chiesa. In questa fase di preparazione ci sono state molte polemiche, ad esempio sul costo del palco, e in questo momento la Chiesa in Portogallo vive una grande crisi legata al problema degli abusi. Allora penso che da questa Giornata Mondiale della Gioventù ci si aspetti proprio un cambiamento, uno slancio, perché la Chiesa possa continuare a crescere».
Parlaci del rapporto tra Papa Francesco e il tuo Paese di origine. Tu l’hai mai visto in Portogallo durante qualche sua visita?
«Nel 2017 è stato il centenario delle apparizioni di Fatima, e allora il Papa ha voluto andare lì non in visita ufficiale, ma come “pellegrino”, ha detto lui. Il rapporto con il Portogallo… è un po’ il suo rapporto con la Madonna, in questo caso la Madonna di Fatima. Ricordo che in quei giorni è stato interessante leggere le notizie, perché per tutto il giorno si era parlato del papa, ma alla sera il Benfica ha vinto lo scudetto e allora per un’ora si è parlato solo del calcio! E poi era il giorno della finale dell’Eurovision, che il Portogallo ha vinto quell’anno, allora dopo lo scudetto si parlava solo dell’Eurovision! Però ricordo che il Papa ha detto una cosa molto bella: “Non dimenticatevi che noi abbiamo una Madre in Cielo”. Ogni volta che parla del Portogallo parla della Madonna di Fatima…».
Se Papa Francesco non dovesse venire in Portogallo, quali conseguenze comporterebbe la sua assenza?
«Il Papa è il Papa, la sua presenza fa tanta differenza, e per tante persone in Portogallo sarà la prima e forse l’ultima che potranno vederlo. Gli eventi col Papa sono aperti a tutti, non solo ai partecipanti della GMG, ma a tutti quelli che vogliono andare e forse li trasmetteranno anche in tv. Se non ci fosse il Papa però sarebbe un po’ triste, proprio perché alcune persone vogliono vederlo e aspettano le sue parole, che sicuramente saranno di avvicinamento. Lui sa i problemi della Chiesa portoghese e sicuramente tra le righe – perché non parlerà solo per il Portogallo – dirà tante cose».
Infine, cosa non può mancare nello “zaino” di un giovane pellegrino?
«Oggi sarebbe il cellulare, ma quello va in tasca! Nello zaino, tra virgolette, dovrebbe esserci la voglia di essere cambiato, di essere toccato dal Signore. Penso che ci sono tanti giovani che forse non credono, ma partecipano a queste cose perché al loro interno desiderano essere cambiati. Vedono questi eventi anche come un momento di rinnovamento interiore. Dio lascia segni tutti i giorni, però sappiamo che in questi momenti di Grazia si sente di più la Sua presenza, perciò penso che un giovane debba proprio portare con sé questa voglia di essere cambiato. Vale anche per quelli che credono e possono trovare in quell’evento una conferma della propria fede. E penso che Dio spargerà tanti semi lì, però poi sta a noi farli crescere! Secondo me allora nello zaino dobbiamo portare anche un po’ di terra e un po’ di acqua per far crescere questi semi».