Pedro Almodóvar, leone d’oro alla carriera nel 2019, torna al Festival del Cinema di Venezia con il suo primo lungometraggio interamente in lingua inglese, The room next door, ispirato al romanzo Attraverso la vita di Sigrid Nunez.
La protagonista è Martha (Tilda Swinton), una famosa e intraprendente corrispondente di guerra che si trova improvvisamente a combattere la battaglia più ardua della sua vita: un cancro alla cervice al terzo stadio. Inizialmente, dopo un’accesa discussione con la figlia decide di non intraprendere la cura, ma poco dopo sceglie di affrontare di petto la drammatica situazione entrando in un trial sperimentale. Altra protagonista è Ingrid (Julianne Moore), una scrittrice di narrativa autobiografica, la quale, durante l’evento firmacopie per il suo ultimo libro pubblicato, viene a sapere che la sua vecchia amica Martha – con cui aveva perso i rapporti per problemi lavorativi – è affetta da un cancro. Le vite delle due protagoniste così, si riallacciano, e tornano a essere le amiche inseparabili di un tempo. Si assiste così al magnifico racconto di una forte amicizia che, nonostante gli anni vissuti separatamente e l’inatteso nemico che minaccia tale rapporto, vede le due protagoniste unite come mai prima.
Martha, però, riceve la terribile notizia che il suo cancro è diventato definitivamente incurabile e che le rimangono pochi mesi di vita. È qui che la protagonista assume la totale consapevolezza di sè e della sua vita che vuole volutamente interrompere tramite l’eutanasia autoindotta. Sceglie di trascorrere così gli ultimi giorni della sua esistenza insieme a Ingrid, inizialmente titubante, in una villa immersa nel verde del New England. Durante questi giorni si assiste al forte dibattito etico sulla morte: Martha vuole interrompere la sua vita, dimostrando che a decidere sia lei e non il male che la sta definitivamente tormentando. Ingrid, invece, non accetta la morte, ma decide di sostenere da vicino la decisione della sua amica, non senza il terrore di vedere l’amica morire.
È proprio sul tema della morte e dell’eutanasia in particolare che il film si sviluppa, tanto che lo stesso Almodóvar, durante la conferenza stampa seguita alla prima del film, ha dichiarato: “The Room Next Door è un film a favore dell’eutanasia: la Spagna è il quarto paese europeo ad avere una legge sull’eutanasia, ma credo che sia urgente che questa legge esista in tutto il mondo”. Sulla stessa linea, ma con un focus leggermente spostato, si è espressa anche Tilda Swinton la quale ha dichiarato che: “In The Room Next Door affrontiamo il tema della morte, ma abbiamo parlato così tanto della vita che mi sembra che questo film parli della vita più di ogni altra cosa. […] In ogni caso il viaggio di “transizione” verso la morte richiede molta autodeterminazione e questo film è davvero un trionfo. Martha ha un tale senso di avventura e di celebrazione della vita: la fede nell’evoluzione è il vero cuore del film”.
Dal punto di vista tecnico, il film conferma la maestria artistica di Almodóvar, con la scelta dei colori (del resto è una delle sue cifre stilistiche): il verde nelle sue svariate tonalità, il giallo e il rosso sgargianti sono i protagonisti della sceneggiatura, colori però che entrano in contrasto con quelli utilizzati per le pareti, decorate con immagini in bianco e nero di donne colpite dal lutto. Altra caratteristica che emerge in tutto il film è la delicatezza e il rispetto – intervallati spesso dalla sottile ironia tipica di Almodóvar – con cui il regista sceglie di trattare temi così importanti, come il ritorno di una forte amicizia mai dimenticata, il fragile rapporto tra madre e figlia, la paura della morte e l’eutanasia, percepita ancora come un tabù.