La Mostra del Cinema di Venezia 81 presenta l’attesa serie sull’ascesa al potere di Benito Mussolini, partendo dalla fondazione dei Fasci di Combattimento fino all’instaurazione della dittatura, avvenuta in seguito al delitto Matteotti. Tratta dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati, vincitore del Premio Strega, la serie di otto episodi verrà trasmessa su Sky e Now Tv nel 2025. Il ruolo di Mussolini è coperto da Luca Marinelli che ha trovato non poche difficoltà e dolore nell’interpretazione di un personaggio così complesso.
Il racconto segue le tappe fondamentali di una Nazione che si è lasciata affascinare dal potere seduttivo di un uomo, mostrando nel dettaglio i protagonisti principali dell’epoca. Inoltre, oltre alla politica, la serie approfondisce nel dettaglio anche la vita privata di Mussolini, esplorando i rapporti con la moglie Rachele (Benedetta Cimatti) e l’amante Margherita Sarfatti (Barbara Chicchiarelli).
Diretta da Joe Wright, la serie evita di demonizzare il fenomeno del fascismo, cercando di comprendere le ragioni che ne hanno favorito la nascita. Il tutto è stato possibile grazie anche a una narrazione inusuale: Mussolini, infatti, si rivolge direttamente alla telecamera, condividendo i suoi stati d’animo con il pubblico. Il montaggio incorpora tecniche del primo cinema dei Lumière (il correre del treno) e del cinema d’avanguardia di Ejzenstein, con il violento alternarsi di primi piani.
Sin dalla prima scena emerge chiaramente la determinazione di Mussolini, ritratto come una figura sempre più egocentrica con il progredire degli episodi. Viene inoltre evidenziato come diverse occasioni storiche avrebbero potuto bloccare l’ascesa del fascismo. Le rivoluzioni non si realizzano da sole e un minimo sostegno delle istituzioni, come la monarchia di Vittorio Emanuele III o la Chiesa, sarebbe stato sufficiente a cambiare per sempre il corso della storia.
Una delle frasi ricorrenti attribuite a Mussolini, “La democrazia è bellissima. Offre tante libertà, incluso il diritto di distruggerla”, sottolinea l’impossibilità di separare il dittatore dall’uomo. Il regista Joe Wright aggiunge che “il fascismo rappresenta la versione politica della mascolinità tossica, e le sue esagerazioni grottesche da attore sul palco sono state decisive nella sua ascesa”.
Infine, la scelta dell’interpellanza, cioè di far rivolgere Mussolini direttamente allo spettatore, mira a sensibilizzare il pubblico sui pericoli che figure carismatiche e manipolatrici possono rappresentare, anche nella società odierna, quando fanno leva sulla paura per ottenere consenso.