27 Nov 2024

Tatuaggi e Comunicazione: un viaggio tra storia, cultura e identità

Il tatuaggio rappresenta oggi un fenomeno globale, ma la sua diffusione affonda le radici in antiche tradizioni culturali e religiose, configurandosi come una potente forma di comunicazione ed espressione. Nel corso della storia, i tatuaggi hanno acquisito significati diversi a seconda delle epoche e dei contesti culturali

Da dove nasce il tatuaggio? Le prime testimonianze risalgono a migliaia di anni fa e hanno interessato diverse culture. Ötzi, una mummia del 3300 a.C., presenta 61 tatuaggi che avevano probabilmente scopi terapeutici, oltre che spirituali. Nell’antico Egitto, i tatuaggi, spesso presenti su donne, fungevano da simboli di protezione magica e fertilità, oltre a indicare il ruolo sociale e religioso delle persone. In Grecia, invece, erano segni di disonore usati per marchiare schiavi e criminali. In seguito, i Romani li adottarono come simboli di appartenenza tra i soldati delle legioni.

I tatuaggi della mummia Ötzi
Le zone della mummia dove si trovano i tatuaggi © Museo Archeologico dell’Alto Adige
La mummia tatuata di Deir el Medina
La mummia tatuata di Deir el Medina. Foto: Anne Austin/nature.com

 

Tatuaggi e Religione: tra divieti e simboli di fede

Il tatuaggio ha avuto una relazione complessa con la religione. Nel primo cristianesimo, erano usati dai Romani per marchiare e umiliare i cristiani perseguitati. Col tempo, però, divennero simbolo di fede, come nel caso dei Copti in Egitto, che adottarono croci tatuate come segno di devozione. Anche i crociati se ne tatuavano prima di partire per la Terra Santa.

Tatuaggio Gerusalemme
Tatuaggio celebrativo del pellegrinaggio in Terra Santa, realizzato da Wassim Razzouk secondo la tradizione dei cristiani copti d’Egitto.

L’ebraismo, invece, ha sempre vietato i tatuaggi, considerati una violazione del corpo, creato a immagine divina, come indicato nel Levitico. Associati a pratiche pagane, erano proibiti, con l’unica eccezione di modifica corporea riservata alla circoncisione.

Il tatuaggio infine venne impresso nei campi di concentramento durante l’Olocausto, per spersonalizzare le vittime attraverso una cifra numerica, caricando la pratica di significati dolorosi per la comunità ebraica.

Il Tatuaggio oggi: tra espressione personale e ribellione

Negli ultimi decenni, il tatuaggio ha assunto una rilevanza crescente come forma di espressione personale. Oggi, quasi 7 milioni di italiani, corrispondenti al 12,8% della popolazione, hanno almeno un tatuaggio. Le donne sono in maggioranza (13,8% rispetto all’11,7% degli uomini) e la fascia d’età con la maggiore diffusione è quella tra i 35 e i 44 anni (29,9%). Anche tra i minorenni la pratica è presente, con il 7,7% che ha già almeno un tatuaggio.

Oltre all’aspetto decorativo, il tatuaggio viene spesso scelto per esprimere eventi personali, dichiarazioni affettive, valori o convinzioni profonde. Tuttavia, non mancano i ripensamenti: il 17,2% dei tatuati ha dichiarato di voler rimuovere il proprio tatuaggio e il 4,3% l’ha già fatto.

Il tatuaggio ha attraversato secoli e culture, passando da simbolo religioso e sociale a espressione di identità e ribellione. Nella società contemporanea, il tatuaggio rappresenta un mezzo di comunicazione e di narrazione personale, ma richiede consapevolezza e attenzione, specialmente in merito alla sicurezza e ai possibili rischi legati alla sua esecuzione.

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