Gli Usa sono andati al voto il 5 novembre. I risultati sono emersi con chiarezza e così i commenti che si sono susseguiti. Dopo una (per molti) sorpresa evidente, le interpretazione dell’evento hanno ricevuto pareri e letture distanti e a volte contrastanti. Soprattutto su Trump e il futuro della democrazia in Usa, e nel mondo più in generale. Fra questi pareri, un giornalista e saggista italiano, esperto di politica e dei sistemi di comunicazione, Marco Damilano, ha analizzato i risultati delle recenti elezioni americane, soffermandosi su un fenomeno che ha sorpreso analisti e sondaggi: e commentandoli in una lezione aperta del 12 novembre 2024 con gli studenti della Facoltà di Comunicazione sociale dell’Università Pontificia Salesiana di Roma che frequentano il corso di Comunicazione politica.
Elezioni Usa: occorrono pacate riflessioni
Il giornalista ha rivelato innanzitutto di aver anticipato in tempi non sospetti la vittoria dell’ex presidente nonostante le previsioni a lui sfavorevoli, sulla base di osservazioni empiriche e di una sorta di “intuizione giornalistica” che gli è venuta anche per alcune saltuarie e occasionali frequentazioni. Ma soprattutto per alcune parole chiave che sono emerse durante dall’incontro.
Il trumpismo è una di queste. È diventato centrale nel’analisi di Damilano per descrivere il fenomeno del dominio elettorale e politico di Donald Trump. Non si tratta più di un’anomalia del 2016, ma di un sistema consolidato che continua a crescere. Trump non è solo un leader politico, ma il volto di un movimento che ha ridefinito la politica americana, trasformando il malcontento popolare in un vero e proprio standard politico. Il trumpismo è riuscito ad attrarre un elettorato trasversale, dai giovani uomini a gruppi etnici storicamente distanti dai repubblicani. Questa evoluzione rappresenta un cambiamento sistemico che non può essere liquidato come un mero fenomeno passeggero. Come ha detto Damilano, “il trumpismo diventa un sistema”, indicativo di una nuova normalità politica che potrebbe rimodellare il panorama americano per molti anni a venire. Questo scenario è stato confermato anche dai risultati delle urne, che hanno visto Trump ottenere un totale di 77,19 milioni di voti, circa 12 milioni in più rispetto al 2016. Una cifra impressionante, considerando che nel 2020 aveva perso contro Joe Biden, che ha ottenuto 81 milioni di voti. Tuttavia, la vittoria di Trump nel 2024 segna un cambiamento sistemico nel panorama politico americano.
Resilienza elettorale: vuol dire…
Resilienza elettorale è il termine che emerge per descrivere la capacità di Trump di superare previsioni sfavorevoli e capitalizzare su un elettorato che si sente economicamente e culturalmente emarginato. Nonostante le difficoltà del passato, come la sconfitta del 2020, Trump ha ottenuto un aumento significativo dei consensi, soprattutto tra i giovani maschi e i lavoratori delle ex roccaforti democratiche. Questa resilienza è evidenziata da un aumento del 30% del sostegno tra i giovani uomini e da un aumento del voto femminile. Questa figura dimostra una straordinaria capacità di reinventarsi politicamente e di consolidare un elettorato fidelizzato anche in un contesto di crisi economica e sociale. Damilano ha affermato anche che un aspetto decisivo di queste elezioni è stato il comportamento degli elettori negli stati chiave, come l’Arizona e il Michigan tra gli stati in bilico.
Questi stati, definiti swing state per il loro potenziale di cambiare l’esito delle elezioni, hanno visto un forte aumento del sostegno a Trump. Questo fenomeno è stato osservato anche tra gli elettori ispanici e afroamericani, che storicamente sono stati più vicini ai democratici. Il successo di Trump, secondo molti analisti, potrebbe avere implicazioni significative per il futuro politico degli Stati Uniti. Come ha osservato Damilano «la sfida oggi della seconda Presidenza Trump è molto inquietante, anche per certi versi molto pericolosa, cioè, trasformare quella carica tecnicamente. Rivoluzione che crea un sistema che quindi “terremota” le istituzioni perché proverà a costruire delle istituzioni nuove che assomiglino al protagonista di questa rivoluzione. Che è Donald Trump stesso e questo trumpismo che si fa sistema».
Si è parlato poi di polarizzazione, altra parola chiave che emerge e che in queste elezioni ha rappresentato un vero e proprio catalogo di divisioni, evidenziando una frammentazione senza precedenti tra le fazioni politiche americane. Il fenomeno non è nuovo, ma ha raggiunto alte vette nel 2024, con gli elettori che rifiutano i compromessi e si schierano in modo chiaro e radicale. Secondo il Pew Research Center, anche gli aspetti personali, come il matrimonio, riflettono divisioni politiche, segnalando una polarizzazione che va oltre il semplice dibattito elettorale e permea la società a tutti i livelli. L’immagine di un’America pragmatica, in cui democratici e repubblicani convergevano su pochi principi fondamentali, è un lontano ricordo. Gli ultimi anni hanno visto un’accentuazione delle differenze, tanto che anche i giovani, che dovrebbero rappresentare il futuro e il cambiamento, hanno mostrato una netta preferenza per candidati con posizioni radicali. Il 2024 ha segnato un aumento del 30% del sostegno tra i giovani maschi (18-29 anni) nei confronti di Trump, rispetto al 2020. Questo dato è emblematico di una divisione strutturale che rende difficile immaginare un ritorno al dialogo bipartisan, trasformando ogni elezione in un referendum sul futuro del Paese.
Privatizzazione dello spazio pubblico, e da noi?
La privatizzazione dello spazio pubblico è una tendenza evidenziata ed esemplificata dal ruolo stesso acquisito da Elon Musk nelle elezioni appena concluse. Con un investimento senza precedenti di 26 miliardi di dollari, Musk ha sostenuto radicalmente la campagna di Trump, utilizzando la sua piattaforma X (ex Twitter) per amplificare i messaggi elettorali e polarizzare i contenuti. L’imprenditore ha raddoppiato il numero di post personali nell’ultimo mese della campagna, passando da 500 a 1000 giornalieri, segnando un punto di svolta nel modo in cui si fa comunicazione politica negli Stati Uniti. Quindi, Musk ha ridefinito i confini tra politica e comunicazione. In questo senso, ha confermato Damilano, questa dinamica segna una nuova frontiera in cui le piattaforme private non solo influenzano, ma plasmano anche il discorso politico. Osserva che questa “privatizzazione” potrebbe avere implicazioni durature non solo negli Stati Uniti, ma a livello globale, indicando un futuro in cui i media e il potere politico sono sempre più intrecciati.
Parole decisive per il futuro: e non solo negli Usa
Per concludere, questa analisi delle elezioni americane del novembre 2024 ci offre una comprensione più profonda delle tendenze politiche e sociali che stanno ridisegnando la società americana. Le quattro parole chiave che abbiamo evidenziato (trumpismo, resilienza elettorale, polarizzazione e privatizzazione dello spazio pubblico) non solo definiscono i contorni di queste elezioni, ma suggeriscono dinamiche che potrebbero plasmare il futuro della democrazia negli Stati Uniti e non solo.