La “trappola” del suono a Sanremo: un viaggio critico nel mondo della Trap

L'ingresso dei generi musicali più trasgressivi al festival di Sanremo ha scatenato il dibattito sull'opportunità di veicolare messaggi negativi e provocatori sul palcoscenico più popolare. Ma quello che serve è la critica, non la censura. E l'educazione, non la demonizzazione

Negli ultimi anni la presenza della Trap music in contesti di grande visibilità, come il Festival di Sanremo (e prima ancora i Concerti del Primo Maggio), ha innescato un dibattito acceso. Non ci si riferisce tanto alle canzoni presentate alla kermesse sanremese, quanto a cantanti, autori e producer, che hanno costruito il loro successo di pubblico proprio attraverso il sound e i testi delle canzoni di ispirazione Trap. Alcuni critici sostengono che la loro presenza su di un palcoscenico così prestigioso come il Festival della canzone italiana, costituisca un’implicita promozione dei modelli di vita trasgressivi tipici del genere, e possa contribuire a normalizzare atteggiamenti discutibili e a renderli stereotipati. Tuttavia, è fondamentale chiarire che una tale critica non deve mai configurarsi come una forma di censura preventiva, e, dunque, come tentativo di limitare la libertà di espressione degli artisti esponenti della Trap Music. In virtù di questo diritto fondamentale, se un cantante (o autore) ha la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero, è altrettanto legittimo che non si possa sottrarre ad una consapevole analisi critica delle sue liriche, e che una parte di pubblico eserciti il diritto di dissentire. La libertà di espressione, infatti, comprende anche il diritto di manifestare una motivata disapprovazione, strumento indispensabile per un dibattito culturale aperto, dinamico, rispettoso e democratico.

Cos’è la Trap?

La Trap Music nasce nelle regioni meridionali degli Stati Uniti alla fine degli anni Novanta, affondando le sue radici nell’Hip Hop Music degli anni ottanta e novanta, quella del Rap dai testi volgari e sconvenienti del Sud degli Stati Uniti (il Dirty Southern Rap) e, ancor prima, al Crunk, contaminazione tra Rap e Discomusic legato al consumo di droga sintetica (crack) e di alcool (drink) di club e discoteche, sino ad arrivare al Gangsta Rap, con testi inneggianti a violenza, sesso, droga e crimine. Il termine “Trap” (che in inglese significa “trappola”) si riferisce alle “Trap House”, edifici abbandonati delle periferie urbane, impiegati per la produzione e la vendita di sostanze stupefacenti, quali crack e cocaina. Il genere musicale prende il nome da questi contesti, raccontando storie di criminalità e traffici illeciti, e ponendo al centro della sua narrativa i cosiddetti “trappers”, piccoli spacciatori che si muovono ai margini della legalità.

Un sound magnetico e coinvolgente

Uno degli elementi chiave del successo della Trap – sottolinea il giornalista saggista Riccardo Rosa – è il suo beat caratteristico: un ritmo lento, tra i 70 e gli 80 BPM (battiti per minuto), che rispecchia il “naturale” battito cardiaco umano, creando un effetto ipnotico e coinvolgente. Il sound della Trap è il frutto di un’ibridazione audace tra le sonorità popolari della musica mainstream, della EDM (Electronic Dance Music) e le atmosfere sintetiche e oniriche prodotte da strumenti virtuali musicali (VSTi), generando un effetto quasi psichedelico, capace di suggestionare l’ascoltatore.

L’impatto culturale e i modelli di vita proposti

Oltre all’elemento musicale, la Trap si caratterizza per la forza pervasiva dei suoi messaggi, perché ripropongono i modelli conoscitivi e comunicativi della rete e dei social media. Si tratta di una logica riduttiva, frammentata e incompiuta, tipica dei post, dei like o degli smile, che ha molta presa presso i giovani che la utilizzano quotidianamente. I testi, spesso carichi di simbolismi, presentano modelli di vita trasgressivi e provocatori, che innescano un processo di identificazione e di empatia con i personaggi, le storie e le situazioni di vita raccontate. Ci si trova di fronte a tematiche quali l’esaltazione della criminalità e dei comportamenti devianti, inclusi il consumo di sostanze stupefacenti e la pornografia; all’approvazione di atteggiamenti misogini e sessisti, accompagnati da una retorica fortemente volgarizzata; alla ricerca sfrenata del denaro e all’ostentazione della ricchezza, espressi attraverso l’uso vistoso di gioielli, abbigliamento firmato, automobili di lusso e una marcata inclinazione per il divertimento sfrenato. Questa proposta culturale riflette i segni di una società dominata dal consumismo e dal nichilismo, in cui il profitto e la spettacolarizzazione della trasgressione prevalgono sui cosiddetti valori “tradizionali”.

Il ruolo dei media tradizionali e delle piattaforme digitali

La diffusione della Trap è fortemente legata al potere dei media tradizionali (Radio e TV) e delle piattaforme digitali. I social network, i videoclip e i servizi di streaming giocano un ruolo cruciale nel promuovere il genere, contribuendo a diffondere stereotipi e modelli comportamentali che influenzano l’audience, in particolare il pubblico giovanile. L’industria musicale e il controllo dei mezzi di comunicazione favoriscono una narrazione incentrata sul profitto, dove la spettacolarizzazione della trasgressione diventa uno strumento di marketing, capace di orientare gusti e atteggiamenti.

Educazione e analisi critica: una necessità per le nuove generazioni

Di fronte a un panorama mediatizzato e carico di messaggi controversi, la censura non è mai la soluzione da adottare. La strada da percorrere sembra piuttosto quella pedagogica: qui il compito degli educatori diventa fondamentale. Invece di cadere nella trappola della demonizzazione, è essenziale fornire alle nuove generazioni gli strumenti per decostruire e analizzare criticamente gli immaginari proposti dalla Trap e dai media. Solo così saranno capaci di elaborare prospettive di senso e di vita alternative, che consenta loro di comprendere a fondo il contesto culturale e di scegliere consapevolmente i modelli di vita a cui ispirarsi. Questo grazie anche ad una “occasione” nazional popolare come il Festival della canzone di Sanremo.

 

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