Adolescenti e rock: la musica che ascoltiamo dice chi siamo

Intervista ad Andrea Montesano, autore de "La Psicologia del rock". Un libro che racconta il rapporto tra adolescenti e musica: perché i gusti musicali non sono casuali e determinano identità e personalità

Andrea Montesano, 24 enne laureato in psicologia, si descrive come uno a cui piace tenere sempre il volume alto. «Perché così si sente meglio e perché tenere il volume alto è metaforico di una persona ambiziosa. Significa avere il muso duro quando serve, credere nei sogni a testa alta». Il suo è un sogno che si realizza, perché lunedì 5 giugno, alle 18 presso la libreria Feltrinelli di via Appia Nuova, 427, a Roma, presenterà “La Psicologia del Rock. Crescere con la musica in adolescenza” (Alpes, 2017), la prima pubblicazione da autore, nata dalle ricerche per la sua tesi magistrale. «La sto vivendo con grande attesa – ci ha raccontato – Spero piaccia e che sia utile. La Psicologia del Rock è un viaggio per qualsiasi lettore, per chi vuole comprendere i motivi dei propri gusti musicali, ma è anche uno strumento a fine didattico, per chi lavora con i ragazzi: educatori, religiosi, psicologi, insegnanti e genitori».

Come è nata l’idea di questo libro?

«Musica e psicologia sono le mie grandi passioni. Sono laureato e adesso diventerò psicologo, ma sono anche un chitarrista. Quindi l’idea è nata dall’associazione di questo ambito di studio ancora poco approfondito nelle pubblicazioni  già esistenti. È stato appagante, anche se da studioso ho dovuto imparare a ragionare anche con le logiche del mercato e questo non è stato facile: devi stare attento a tante cose, renderlo anche “vendibile”, accattivante e fruibile»

Parli della musica rock come strumento per conoscere e conoscersi. In che modo?

«Il rock parla soprattutto all’adolescenza. In questa fase della vita l’identità è in formazione. Ciò che sperimentiamo in adolescenza rimane anche nella vita adulta e questo accade anche con l’ascolto della musica. Rileggendo i nostri gusti musicali a ritroso possiamo tracciare una mappa del nostro carattere: ascoltare Tiziano Ferro non è come ascoltare Kurt Kobain. Cambiano i testi, le melodie, il messaggio, ma anche lo stile di vita che l’artista propone. Il libro vuole dire proprio questo: non c’è casualità nell’ascolto che facciamo, il tipo di musica che scegliamo è indicativo del nostro modo di essere»

Perché la trasgressione viene associata al rock?

«Gli adolescenti sono attratti dal limite. Presi da cambiamenti fisici, emozionali, relazionali, da adolescenti la trasgressione ci porta a conoscere fin dove possiamo arrivare e rende la paura meno paurosa. Trasgredire vuol dire essere diverso, sperimentare adrenalina per vivere un’esperienza mozzafiato. Quale giovane non lo desidererebbe?»

E con gli adulti come la mettiamo? Chi ascolta rock anche da grande vuole essere un eterno adolescente?

«No. O meglio: non è sempre così. Nelle altre fasi della vita viviamo la musica in maniera differente. Crescendo impariamo a gestire con più consapevolezza rischi, pericoli e paure. Con il passare degli anni le nostre aree emotive si saldano, a differenza dell’adolescenza dove tutto è formazione, dinamicità, apprendimento. Un amante del rock che ha 40 o 50 anni non è un eterno adolescente, perché si presume che sia più integro nelle sue parti, a meno che la sua maturazione non sia avvenuta in maniera corretta»

Il libro è un percorso educativo. Ci sono anche consigli pratici?

«C’è un progetto, per gli addetti ai lavori, per poter lavorare con i ragazzi attraverso l’utilizzo delle canzoni. Dico sempre che le canzoni sono una cosa seria e appartengono al vissuto di ognuno di noi. Il libro permette di analizzare i grandi temi dell’adolescenza come la famiglia, le amicizie, l’affettività e la sessualità a partire dal vissuto musicale del giovane. Sfatiamo un tabù: lo psicologo non cura per forza la patologia. Lo psicologo lavora anche sul benessere, andando a sviluppare quelle qualità nascoste che si trovano in ognuno di noi. Nel libro ci sono delle linee guida per fare tutto questo»

Nel testo parli anche di “Carta d’identità musicale”. Di cosa si tratta?

«Faccio parte di un progetto che si chiama “Lo Psicologo del Rock”, con il suo ideatore Romeo Lippi, che ha come mission quella di permettere alle persone di vivere meglio grazie all’uso “terapeutico” della musica, la songtherapy. La carta di identità musicale nasce in questo contesto ed è una lista di 10 canzoni preferite, grazie alla quale tu ti racconti. È il principio del percorso terapeutico»

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