L’agricoltura sociale è una realtà in fase di costante crescita. I dati resi noti da Crea (Rete di Informazione Contabile Agricola) con Rete Rurale confermano l’andamento positivo. Si tratta di investimenti per 20,3 milioni di euro e attività finalizzate nel 71% dei casi all’inserimento socio-lavorativo delle fasce più deboli della popolazione: disabili, disoccupati con disagio, detenuti, immigrati. In Italia questa tipologia di intervento è regolata dalla legge 141/2015.
Il professor Andrea Zampetti – pedagogista sociale, docente dell’Università Pontificia Salesiana, pedagogista delle cooperativa sociale Kairos – afferma che «le aziende agricole sociali sono uno spazio per tutti e degli ottimi stimolatori per far ripartire storie di vita integrate». Attraverso l’agricoltura,infatti, «soggetti in situazioni di disagio trovano le condizioni e le opportunità concrete per ricominciare a progettare, percepire il senso della vita e rimettersi in gioco».
Abbiamo intervistato il professor Zampetti per conoscere meglio questa realtà che è una risposta concreta a favore dei giovani più emarginati.
Di cosa si occupa la cooperativa sociale Kairos?
La cooperativa Kairos lavora nell’ambito dell’agricoltura sociale, che è un nuovo contesto operativo che mette l’agricoltura a disposizione dei progetti sociali. I contesti aziendali profit diventano ambiti per la costruzione di processi educativi, interventi terapeutici, percorsi di inclusione lavorativa e altro ancora.
Chi sono i principali destinatari?
Sono gli adolescenti in generale, ma soprattutto coloro che vengono da situazioni di devianza e disagio. Sono adolescenti che vengono dal circuito penale, da percorsi di dispersione scolastica e che vivono multiproblematicità familiari.
Con Neet si indica una “nuova” problematica. Rappresenta l’acronimo di “Not engaged in education, employment or training” . Sono una varietà molto eterogenea di giovani dai 15 ai 29 anni, che vivono in una situzione di “blocco” e di scarse prospettive di sviluppo. Quali risposte cercate di dare?
Insieme ai Salesiani per il sociale abbiamo inziato una riflessione per capire come l’agricoltura sociale potesse diventare risorsa. Abbiamo messo a disposizione la nostra esperienza e attivato percorsi specifici graduali e progressivi. La priorità che ci siamo posti è stata quella di favorire un ingresso graduale in un contesto lavorativo non tanto con l’obiettivo di un’inclusione lavorativa, ma con un obiettivo educativo.
La nostra cooperativa si chiama Kairos, che dal greco significa momento giusto perchè qualcosa possa avvenire. Quello che vogliamo fare è proprio creare opportunità per i ragazzi e per il territorio. Il nostro progetto si chiama NEET che sta per Nuove esperienze educative e territoriali. Il progetto si articola in due livelli da una parte azione specifica sui destinatari, dall’altra animazione socioculturale per i territori. Cerchiamo di costruire, attivare e animare reti integrate fatte di aziende agricole, servizi pubblici e organizzazioni del terzo settore in modo che il territorio possa farsi carico delle soluzioni e dei problemi e costruire proposte autonome e indipendenti dal nostro progetto. Altro elemento chiave è la sostenibilità nel momento in cui il nostro progetto tra due anni sarà finito se il territorio si è abituato a cercare soluzioni partecipate e sarà rimasto aggregato continuerà l’intervento anche dopo la nostra azione specifica. Ciò che è fondamentale è lavorare in sinergia tra territorio e ragazzi.
Come si può far capire alla società civile che è più importante promuovere processi di cambiamento che parlare solo di problemi?
Nel nostro piccolo con la cooperativa Kairos lo facciamo proponendo soprattutto la realizzazione di reti tra le varie presenze nel territorio. Ci siamo accorti col passare degli anni che i territori in cui abbiamo agito promuovendo partenariato tra profit e no profit e costruendo reti integrate ha mantenuto questo modello perchè piace, funziona e costruisce cambiamento. Le difficoltà maggiori sono all’inzio perché sembra una perdita di tempo impiegare energie per costruire alleanze strategiche trasversali. Noi abbiamo scelto la strategia delle piccole sperimentazioni e azioni per permettere di vedere il profitto indiretto che ne deriva. Dopo l’azione sperimentale i gruppi restano attivi e coesi. In sintesi la sfida è quella di mettere insieme istituzioni, organizzazioni territoriali e aziende.
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Per chi volesse conoscere meglio l’anima dell’agricoltura sociale propongo la visione di questo breve video.
Photo Credit
La foto in apertura ritrae lo staff di Kairos a fianco dei ragazzi ed è stata prelevata dal sito ufficiale della cooperativa sociale.