Dal 22 al 24 Settembre scorso si è tenuto a casa Santa Marta, in Vaticano, l’incontro del comitato incaricato di produrre un documento di riforma organica dei media vaticani entro la primavera del prossimo anno. Un processo di cambiamento che coinvolgerà tutti i mezzi di comunicazione a servizio del Vaticano tra cui Radio Vaticana, l’Osservatore Romano, l’Agenzia Fides, il Centro Televisivo Vaticano e tute le piattaforme sociali ad essi collegate. A presiedere il comitato, il britannico Chrisopher Patten, rettore dell’Università di Oxford ed ex presidente della BBC. La sua nomina a guidare tale commissione era stata formalizzata dalla Santa Sede lo scorso 9 Luglio.
Lord Patten in un colloquio pubblicato sull’edizione odierna dell’Osservatore Romano spiega: «Ciò che ci colpisce è che lo stesso Papa è uno straordinario comunicatore e ci fa comprendere quanto dobbiamo lavorare per essere all’altezza. Inoltre c’è una questione fondamentale per ogni organizzazione di media: essi devono continuamente aggiornarsi per adeguarsi alle tecnologie che cambiano». «Ma questo — ha continuato — non significa che le vecchie tecnologie siano irrilevanti. Per esempio, la radio a onde corte è ancora molto importante per comunicare ad alcuni dei gruppi più poveri al mondo, specialmente in Africa e in Asia. Nessuno vuole dimenticare ciò che è stato fatto in passato, ma dobbiamo essere sicuri che le diverse istituzioni lavorino insieme e che tengano conto, per essere più efficaci, delle tecnologie più moderne».
Il comitato, oltre a ripensare i canali con cui i media vaticani diffondo le parole, i gesti e le immagini del Papa nel mondo, ha il compito di rendere questa macchina più efficiente e meno costosa. «Siamo guidati dal dovere di comunicare meglio. E se nel comunicare meglio si fa un uso migliore delle risorse, allora si ottiene un risultato straordinario». Lord Patten ha anticipato che il prossimo passo per approdare alla riforma consisterà in una serie di colloqui privati, che lo stesso guru inglese intratterrà con la Radio Vaticana, l’Osservatore Romano e il Centro Televisivo Vaticano. «Porteremo avanti questo impegno a novembre e dicembre, e il comitato vorrà ascoltare pareri anche dall’esterno. Per questo verranno interpellati, tra gli altri, membri di conferenze episcopali e giornalisti che si occupano di informazione vaticana».
Intanto, a pochi giorni dall’inizio del Sinodo straordinario sulla famiglia (Vaticano, 5-19 Ottobre 2014) un’intervista al cardinale segretario del Sinodo Lorenzo Baldisseri pubblicata su Korazym.org infiamma la polemica sulla stampa intenazionale. Gli interventi dei padri sinodali, infatti, non saranno pubblicati e i giornalisti verranno informati sui lavori solo mediante un briefing giornaliero tenuto da Padre Lombardi, con ampie sintesi dei dibattiti avvenuti. Il cardinal Baldisseri ha confermato che: «[Gli interventi, ndr] non saranno pubblicati. Ci sarà invece un ampio briefing ogni giorno, non più suddiviso per diversi gruppi linguistici, ma un appuntamento unico tenuto nelle varie lingue principali, ma non come semplice traduzione, ma per avere una prospettiva più ampia. E ci sarà poi un testo pubblicato dalla Sala Stampa come sintesi dei lavori della giornata. Non ci saranno pubblicazioni di testi sinodali come era nel passato. Questo anche perché, essendo un sinodo straordinario, è ridotto nel tema e nei tempi. Alla fine ci sarà un documento sinodale, non delle propositiones, ma un testo sinodale che riassume tutto il lavoro fatto e che sarà votato e approvato dall’Assemblea e consegnato al Santo Padre, che deciderà se pubblicarlo o no. E poi ci sarà il Messaggio al popolo di Dio. Poi dopo la Assemblea del 2015 ci sarà un documento finale».
La stampa ha reagito alla notizia parlando di un Sinodo “blindato e segreto” e c’è anche chi, come il giornalista Sandro Magister, prospetta un passo indietro per l’informazione religiosa. «Il rischio – spiega sul suo blog Magister – è che si riproduca col prossimo sinodo ciò che avvenne durante la prima fase del Concilio Vaticano II: una divaricazione tra il sinodo reale, tenuto al segreto, e quello dei media, costruito su informazioni intenzionalmente fatte filtrare da agenti interessati».