Roma, Via Albornoz: «Trovato gatto grigio tigrato all’ultimo piano del civico 31. Se lo avete smarrito, contattate il condominio! Grazie!».
Uno zuccherino intinto nel miele che ci fa venire in mente un’altra prova dell’esistenza della bontà, letta in Trentino al limitare di un bosco: «Non tocchiamo i cuccioli degli animali selvatici» (in tal modo non trasmettiamo loro il nostro odore ed evitiamo che la madre non li riconosca).
Si può star certi che ci comporteremo come indicato, tanto più dopo un comando dolce, che l’autorità estende a se stessa.
Ma, casomai avessimo pensato d’essere tornati nel paradiso terrestre, qualcuno ci disillude invitandoci a leggere – su Internet – un cartello parente del primo: «Smarrito gatto di colore nero, pelo corto, macchia bianca sotto il collo. Rivolgersi al n.ro…». Sotto la scritta, un’altra mano ha aggiunto: «Il mio cane ne ha mangiato uno identico».
Ci bastano pochi secondi a cambiare idea: ci convinciamo che, se esiste, la bontà dura un attimo; che è la cattiveria a prevalere; che i buoni vengono sempre associati agli stupidi. In effetti, più che di bontà oggi si parla di buonismo, manco fosse una malattia o un’ideologia da combattere (come il comunismo, il fascismo, il capitalismo…). E si afferma: «Siamo stati buoni fin troppo», «A essere troppo buoni ci si rimette sempre: ti mettono i piedi in testa», «È già troppo che ai buoni sia dedicata la festa del 25 dicembre».
Per restare in tema di animali, abbiamo pure scoperto che è nato un movimento per reagire ai soprusi, ad es. ai maleducati che parcheggiano da cani. Si chiama Lambs or Lions (Agnelli o Leoni) e la sua filosofia è: smettiamo d’essere gregge che subisce, diventiamo bestie feroci. D’altronde è risaputo che «a chi pecora se fa’, va er lupo e se la magna».
Nel fare le coccole ai nostri due gatti, finalmente capiamo perché non vogliono mai uscire di casa.
06 Mag 2013